Famiglie allargate
Era stata felice con suo marito ed era stato come in una favola... finché era durato.
Sandra era bellissima, avrebbe potuto fare la modella: alta, slanciata, con un corpo perfetto. Il viso dai tratti fini, bello il sorriso: quando entrava in un locale pubblico tutti si giravano a guardarla.
All'epoca portava i capelli lunghi fino alla cintola.
Si era laureata con il massimo dei voti e, non essendole sufficiente lavorare come avvocato, aveva dato sfogo anche alla sua vena artistica seguendo una scuola di disegno. Con i disegni che faceva riusciva anche a guadagnare benino ed aveva conosciuto gente importante alle sue mostre. Ma erano guadagni estemporanei e lei aveva le mani un poco bucate e spendeva tutto subito. Il suo primo fidanzato, un tipo che l'amava ma con i piedi ben piantati per terra, trovava insopportabile questa sua leggerezza.
Mentre lui nel suo lavoro di commercialista si andava inserendo molto bene, lei stentava nel suo lavoro di avvocato. Si appoggiava ad uno studio retto da una coppia di coniugi che le lasciavano solo un ridotto guadagno. E' anche vero che lei non aveva molta iniziativa in tal senso, né era spinta da una benché minima ambizione...
I contrasti caratteriali con Mario si fecero sempre più evidenti, soprattutto per la differenza fra la formazione familiare di Sandra e quella di Mario. Scriteriata quella di lei e molto pragmatica quella di lui.
I genitori di Sandra avevano eroso un ricco patrimonio creato dai suoi nonni con una superficiale incoscienza che suscitava il disprezzo malcelato di Mario.
La sua famiglia, per contro, era attaccatissima al denaro e non disdegnava di fare investimenti anche immobiliari.
Augusta, la madre di Sandra, sembrava non accorgersi dell'effetto negativo che il suo comportamento irresponsabile, insieme a quello di suo marito, aveva sulla vita sentimentale della figlia, né era capace di giusta indignazione se la madre di Mario si permetteva inaccettabili mancanze di rispetto, come quella volta che, dovendo Sandra partire con un organizzatore di una mostra di suoi disegni, disse: "Ma siamo sicuri che non ci va a letto?"
Qualsiasi persona con un minimo di dignità si sarebbe indignata redarguendo la futura suocera di sua figlia. Invece Augusta, superficialmente, si fece scivolare tutto sopra, come si faceva scivolare addosso il fatto che, nonostante la disistima, la madre di Mario e il fratello di lui non disdegnassero di farsi pagare il pranzo al ristorante dove, generosamente, i genitori di Sandra spesso li invitavano.
Chi aveva più soldi approfittava di chi ne aveva di meno.
Ciò nonostante Sandra e Mario arrivarono alle soglie del matrimonio. Ma anche qui i suoi genitori giocarono un ruolo negativo non indifferente.
La loro superficialità, unita all'incoscienza del danno che potevano arrecare al rapporto sentimentale della loro figlia, li spinse ad offrire un appartamento per gli sposi. Era un residuo dell'eredità dei nonni e Mario ci sperò.
Poi iniziarono, un poco per volta, a venire fuori impicci di vario genere, non si sa perché fino ad allora taciuti.
Ci sono persone che non affrontano la realtà ma la evitano, come se non dovessero prima o poi farci i conti, preferendo galleggiare sulla superficie dell'acqua ignorando quanti metri hanno sotto di loro e come fare in caso non ce la facciano più a nuotare.
"C'è un piccolo mutuo sopra... mi sembra." Se ne uscì Augusta. Mario, che ormai li conosceva essendo fidanzato con Sandra da diversi anni, pensò che come al solito quelle persone non dicevano mai tutta la verità e come stavano le cose, nascondendo a sé stessi e agli altri la realtà che non volevano affrontare. Ma ci volle mettere tutta la buona volontà perché amava Sandra e l'idea di poter salvare qualcosa di quello che avevano costruito i suoi nonni gli piaceva. Essendo molto occupato con il suo lavoro chiese al fratello più giovane, che lavorava in studio con lui, di esaminare la situazione dell'appartamento essendo in una zona di grande valore, con la vista su uno dei più celebri siti archeologici di Roma.
Il giovane si mise al lavoro ma la matassa si presentò più ingarbugliata del previsto: l'immobile era gravato da varie ipoteche. Mario si rabbuiò ma non si arrese, esaminata la situazione e valutato il pregio dell'appartamento tutto sommato pensò che valeva la pena tentare di liberarlo dai lacci e lacciuoli per salvarlo per Sandra. Quando questa si presentò tutta felice dai genitori con il piano messo a punto da Mario, Augusta, visto quello che rimaneva tolti i debiti, la freddò: "E no. I soldi che posso ricavarne vendendolo mi servono, i debiti invece di accollarseli Mario se li accollerà chi lo compera."
Tutto il tempo perso dal futuro cognato di Sandra per studiare l'ingarbugliata pratica, sottratto al lavoro che doveva svolgere comunque nello studio, gettarono un'ennesima macchia sul comportamento a dir poco irresponsabile dei genitori della futura sposa. Inevitabilmente Mario e la sua famiglia ebbero commenti aspri sul comportamento di Augusta, sul vivere di quella famiglia alla giornata, senza trarre profitto dall'esperienza di vita, lanciandosi in superficiali promesse che, davanti alla possibilità di avere di nuovo del denaro liquido da spendere e volatilizzare, non avevano la dignità di mantenere nemmeno davanti alla loro figlia, senza porsi il problema del danno che potevano arrecare alla sua vita affettiva.
Sandra amava i suoi sciagurati genitori che non riuscivano ad essere chiari e sinceri nemmeno con lei sui loro disastrosi affari, come i bambini che nascondono i danni che la loro immatura scempiaggine li porta a compiere. Anche se erano indifendibili comunque li difese e ne nacquero contrasti e discussioni con il suo fidanzato.
I rapporti si raffreddarono sempre più. Mario, che vedeva Sandra non perseguire un impegno lavorativo costante e nel contempo dimostrare ambizioni modeste, mentre spendeva tutto ciò che guadagnava in sciocchezze, cominciò a preoccuparsi per il suo futuro. "E se avesse ripreso dai genitori? Cosa sarebbe stato il loro futuro?"
Confidò le sue pene ad una collega. Lei si mostrò molto comprensiva... Finì per tradire la pur bellissima Sandra.. che lo seppe da amicizie comuni. Tutto finì.
Sandra provò a nascondersi che soffriva, ma il suo corpo smagrito, sempre bellissimo, parlò per lei.
Fu allora che apparve Sergio. E sembrava una consolazione. Ma così non fu e dopo due anni lei capì di aver perso tempo con una persona egoista.
Infine arrivò Gilberto. Andò a vivere con lui nella casa che l'ennesima futura suocera aveva messo a disposizione per loro.
Gli anni erano passati e lei sentiva il desiderio di un figlio. Ne parlò con Gilberto e lui si disse favorevole ma non al matrimonio. Sandra, nonostante la sfortuna sentimentale, aveva conservato dei valori e gli disse che non voleva "fare la ragazza madre convivente", anche se una società sempre più senza regole intorno a loro vedeva figli nati fra accoppiati, più o meno conviventi, che poi arrivavano al matrimonio successivamente, oppure la coppia scoppiava senza mai arrivarci e i figli esistenti non avevano mai una vera famiglia che desse loro una stabilità necessaria nella fase delicata della loro formazione e crescita.
Finché un giorno lui le disse che non l'amava più. Lei tornò a vivere con i suoi genitori, non avendo un reddito sufficiente per pagarsi un affitto.
Il lavoro su cui si era adagiata presso lo studio dei due avvocati marito e moglie le consentiva a malapena di sopravvivere. Fu il marito di sua sorella che la incitò a cercare di meglio, non capendo la ragione della sua stasi. Era rimasta al primo lavoro che aveva trovato subito dopo la laurea.
Cercando capitò nello studio legale di un brillante avvocato, molto affascinante, che, rimasto folgorato dalla bellezza di lei, le dette il lavoro e le offrì anche la possibilità di alloggiare in un piccolo quartierino, adiacente allo studio, dove lui di solito si tratteneva a dormire quando il tanto lavoro non gli consentiva di attraversare tutta la città per tornare a casa.
Fu così che per Sandra iniziò un nuovo amore e fu quello che aveva atteso da sempre.
Lui aveva già una famiglia, due bellissimi figli che gli aveva dato una signora con cui aveva convissuto. Lei, proveniente da una famiglia importante, non aveva voluto sposarsi, pur accettando che lui acquistasse un appartamento dove lei era rimasta a vivere con i figli quando la loro storia era finita.
Alessio guadagnava molto bene, il suo studio gestiva clienti di livello internazionale. Ma Sandra scoprì solo dopo che l'ebbe sposato che egli manteneva anche un suo fratello, più grande di lui, senza un vero lavoro, al quale aveva affidato la contabilità dei suoi affari pur essendo costui un Biologo fallito e non un contabile.
Nonostante la sua incapacità a mettere a frutto gli studi fatti questo fratello aveva messo su famiglia e, avuta una figlia, si era separato dalla moglie ed aveva intrapreso una convivenza con una donna più giovane dalla quale aveva avuto altri due figli. L'incosciente contava su un unico reddito: quello che gli passava suo fratello.
Sandra subiva tutto questo collaborando nel lavoro di avvocato nello studio del marito.
La famiglia di lui le dimostrò affetto, i suoceri erano deliziosi e lei fu grandiosa con i figli di Alessio facendoli stare spesso in casa con loro e occupandosi di loro come una vera mamma. Tanto che Alessio, un poco distante e distratto dalla vita dei suoi figli, grazie a Sandra riprese un filo interrotto da quando se ne era andato dalla casa dove ora essi vivevano con la madre.
A questo punto il desiderio di maternità mai sopito in lei tornò legittimamente a vivere. E nacque Niccolò. I fratellastri gli volevano molto bene, non vi erano gelosie, ed erano molto protettivi con il più piccolo della nidiata del padre.
Sandra aveva conservato un candore di sentimenti che gli anni e le delusioni non avevano intaccato. Aveva un'anima pura e traspariva la sua bontà dal fatto che vedeva tutti buoni, valutava tutti senza malignità alcuna, al punto da non avvertire la malignità altrui.
Non si era accorta della disistima che serpeggiava intorno alle sue capacità lavorative nella famiglia di origine del marito. Non si sa basata su cosa a loro visibile oppure su qualcosa che trapelava da osservazioni dello stesso Alessio.
Certo anche il marito di sua sorella diceva che nello studio faceva tutto Alessio. Dunque era qualcosa di così visibile da arrivare anche ai parenti di parte sua?
Ma lei non avvertiva nulla di tutto ciò. Finché un giorno, in una festa familiare allargata ai parenti di suo marito quanto ai suoi, ad una sua zia, che vantava le sue qualità parlando con suo suocero, questi, invece di accordarsi a tali lodi, con un sorriso compassionevole disse: "Sandra è come suo padre..."
La zia ci rimase malissimo dato che Luigi, il padre di Sandra, era una perfetta nullità che nella sua vita non aveva combinato niente! Non poteva certo essere ritenuto un complimento dunque! Soprattutto nel contesto in cui la zia stava parlando delle qualità di Sandra.
L'anziana donna non disse a nessuno della scoperta fatta sulla disistima dimostrata dal padre di Alessio nei confronti della nuora.
Poco tempo dopo ella apprese che Sandra era stata abbandonata dal marito che aveva intrecciato una relazione con una donna più giovane.
Questa volta la sofferenza dell'ingenua Sandra fu totale.
Mentre i suoceri si dimostrarono dispiaciuti per l'ennesimo cambio di compagna del loro prestigioso figlio, il cognato, in pratica mantenuto dall'attività del fratello, si mostrò sogghignante ed espresse la sua scarsa considerazione su Sandra, sulle sue capacità lavorative, senza guardare a sé stesso e al nulla che era egli stesso.
Caddero le maschere dei sentimenti meschini che però non erano sfuggiti alla zia di Sandra, più acuta e realista della sua bella nipote, ora rimasta sola con il piccolo Niccolò e senza lavoro. Alessio, infatti, le disse brutalmente di cercarsi un'occupazione altrove, giacché non la voleva più collaboratrice nel suo studio. Dimostrando così che non teneva granché al suo apporto professionale.
Luigi, il padre di Sandra a cui suo suocero l'aveva accomunata, nella sua cieca superficialità, aveva tessuto le lodi del fratello fallito di Alessio: ad ogni occasione di qualsivoglia riunione familiare lo si sentiva dire che il cognato di Sandra "era un cervellone", "aveva una gran testa", suscitando la meravigliata perplessità dell'anziana zia, qualora presente, silenziosa spettatrice di tanta ottusità.
Sandra era bellissima, avrebbe potuto fare la modella: alta, slanciata, con un corpo perfetto. Il viso dai tratti fini, bello il sorriso: quando entrava in un locale pubblico tutti si giravano a guardarla.
All'epoca portava i capelli lunghi fino alla cintola.
Si era laureata con il massimo dei voti e, non essendole sufficiente lavorare come avvocato, aveva dato sfogo anche alla sua vena artistica seguendo una scuola di disegno. Con i disegni che faceva riusciva anche a guadagnare benino ed aveva conosciuto gente importante alle sue mostre. Ma erano guadagni estemporanei e lei aveva le mani un poco bucate e spendeva tutto subito. Il suo primo fidanzato, un tipo che l'amava ma con i piedi ben piantati per terra, trovava insopportabile questa sua leggerezza.
Mentre lui nel suo lavoro di commercialista si andava inserendo molto bene, lei stentava nel suo lavoro di avvocato. Si appoggiava ad uno studio retto da una coppia di coniugi che le lasciavano solo un ridotto guadagno. E' anche vero che lei non aveva molta iniziativa in tal senso, né era spinta da una benché minima ambizione...
I contrasti caratteriali con Mario si fecero sempre più evidenti, soprattutto per la differenza fra la formazione familiare di Sandra e quella di Mario. Scriteriata quella di lei e molto pragmatica quella di lui.
I genitori di Sandra avevano eroso un ricco patrimonio creato dai suoi nonni con una superficiale incoscienza che suscitava il disprezzo malcelato di Mario.
La sua famiglia, per contro, era attaccatissima al denaro e non disdegnava di fare investimenti anche immobiliari.
Augusta, la madre di Sandra, sembrava non accorgersi dell'effetto negativo che il suo comportamento irresponsabile, insieme a quello di suo marito, aveva sulla vita sentimentale della figlia, né era capace di giusta indignazione se la madre di Mario si permetteva inaccettabili mancanze di rispetto, come quella volta che, dovendo Sandra partire con un organizzatore di una mostra di suoi disegni, disse: "Ma siamo sicuri che non ci va a letto?"
Qualsiasi persona con un minimo di dignità si sarebbe indignata redarguendo la futura suocera di sua figlia. Invece Augusta, superficialmente, si fece scivolare tutto sopra, come si faceva scivolare addosso il fatto che, nonostante la disistima, la madre di Mario e il fratello di lui non disdegnassero di farsi pagare il pranzo al ristorante dove, generosamente, i genitori di Sandra spesso li invitavano.
Chi aveva più soldi approfittava di chi ne aveva di meno.
Ciò nonostante Sandra e Mario arrivarono alle soglie del matrimonio. Ma anche qui i suoi genitori giocarono un ruolo negativo non indifferente.
La loro superficialità, unita all'incoscienza del danno che potevano arrecare al rapporto sentimentale della loro figlia, li spinse ad offrire un appartamento per gli sposi. Era un residuo dell'eredità dei nonni e Mario ci sperò.
Poi iniziarono, un poco per volta, a venire fuori impicci di vario genere, non si sa perché fino ad allora taciuti.
Ci sono persone che non affrontano la realtà ma la evitano, come se non dovessero prima o poi farci i conti, preferendo galleggiare sulla superficie dell'acqua ignorando quanti metri hanno sotto di loro e come fare in caso non ce la facciano più a nuotare.
"C'è un piccolo mutuo sopra... mi sembra." Se ne uscì Augusta. Mario, che ormai li conosceva essendo fidanzato con Sandra da diversi anni, pensò che come al solito quelle persone non dicevano mai tutta la verità e come stavano le cose, nascondendo a sé stessi e agli altri la realtà che non volevano affrontare. Ma ci volle mettere tutta la buona volontà perché amava Sandra e l'idea di poter salvare qualcosa di quello che avevano costruito i suoi nonni gli piaceva. Essendo molto occupato con il suo lavoro chiese al fratello più giovane, che lavorava in studio con lui, di esaminare la situazione dell'appartamento essendo in una zona di grande valore, con la vista su uno dei più celebri siti archeologici di Roma.
Il giovane si mise al lavoro ma la matassa si presentò più ingarbugliata del previsto: l'immobile era gravato da varie ipoteche. Mario si rabbuiò ma non si arrese, esaminata la situazione e valutato il pregio dell'appartamento tutto sommato pensò che valeva la pena tentare di liberarlo dai lacci e lacciuoli per salvarlo per Sandra. Quando questa si presentò tutta felice dai genitori con il piano messo a punto da Mario, Augusta, visto quello che rimaneva tolti i debiti, la freddò: "E no. I soldi che posso ricavarne vendendolo mi servono, i debiti invece di accollarseli Mario se li accollerà chi lo compera."
Tutto il tempo perso dal futuro cognato di Sandra per studiare l'ingarbugliata pratica, sottratto al lavoro che doveva svolgere comunque nello studio, gettarono un'ennesima macchia sul comportamento a dir poco irresponsabile dei genitori della futura sposa. Inevitabilmente Mario e la sua famiglia ebbero commenti aspri sul comportamento di Augusta, sul vivere di quella famiglia alla giornata, senza trarre profitto dall'esperienza di vita, lanciandosi in superficiali promesse che, davanti alla possibilità di avere di nuovo del denaro liquido da spendere e volatilizzare, non avevano la dignità di mantenere nemmeno davanti alla loro figlia, senza porsi il problema del danno che potevano arrecare alla sua vita affettiva.
Sandra amava i suoi sciagurati genitori che non riuscivano ad essere chiari e sinceri nemmeno con lei sui loro disastrosi affari, come i bambini che nascondono i danni che la loro immatura scempiaggine li porta a compiere. Anche se erano indifendibili comunque li difese e ne nacquero contrasti e discussioni con il suo fidanzato.
I rapporti si raffreddarono sempre più. Mario, che vedeva Sandra non perseguire un impegno lavorativo costante e nel contempo dimostrare ambizioni modeste, mentre spendeva tutto ciò che guadagnava in sciocchezze, cominciò a preoccuparsi per il suo futuro. "E se avesse ripreso dai genitori? Cosa sarebbe stato il loro futuro?"
Confidò le sue pene ad una collega. Lei si mostrò molto comprensiva... Finì per tradire la pur bellissima Sandra.. che lo seppe da amicizie comuni. Tutto finì.
Sandra provò a nascondersi che soffriva, ma il suo corpo smagrito, sempre bellissimo, parlò per lei.
Fu allora che apparve Sergio. E sembrava una consolazione. Ma così non fu e dopo due anni lei capì di aver perso tempo con una persona egoista.
Infine arrivò Gilberto. Andò a vivere con lui nella casa che l'ennesima futura suocera aveva messo a disposizione per loro.
Gli anni erano passati e lei sentiva il desiderio di un figlio. Ne parlò con Gilberto e lui si disse favorevole ma non al matrimonio. Sandra, nonostante la sfortuna sentimentale, aveva conservato dei valori e gli disse che non voleva "fare la ragazza madre convivente", anche se una società sempre più senza regole intorno a loro vedeva figli nati fra accoppiati, più o meno conviventi, che poi arrivavano al matrimonio successivamente, oppure la coppia scoppiava senza mai arrivarci e i figli esistenti non avevano mai una vera famiglia che desse loro una stabilità necessaria nella fase delicata della loro formazione e crescita.
Finché un giorno lui le disse che non l'amava più. Lei tornò a vivere con i suoi genitori, non avendo un reddito sufficiente per pagarsi un affitto.
Il lavoro su cui si era adagiata presso lo studio dei due avvocati marito e moglie le consentiva a malapena di sopravvivere. Fu il marito di sua sorella che la incitò a cercare di meglio, non capendo la ragione della sua stasi. Era rimasta al primo lavoro che aveva trovato subito dopo la laurea.
Cercando capitò nello studio legale di un brillante avvocato, molto affascinante, che, rimasto folgorato dalla bellezza di lei, le dette il lavoro e le offrì anche la possibilità di alloggiare in un piccolo quartierino, adiacente allo studio, dove lui di solito si tratteneva a dormire quando il tanto lavoro non gli consentiva di attraversare tutta la città per tornare a casa.
Fu così che per Sandra iniziò un nuovo amore e fu quello che aveva atteso da sempre.
Lui aveva già una famiglia, due bellissimi figli che gli aveva dato una signora con cui aveva convissuto. Lei, proveniente da una famiglia importante, non aveva voluto sposarsi, pur accettando che lui acquistasse un appartamento dove lei era rimasta a vivere con i figli quando la loro storia era finita.
Alessio guadagnava molto bene, il suo studio gestiva clienti di livello internazionale. Ma Sandra scoprì solo dopo che l'ebbe sposato che egli manteneva anche un suo fratello, più grande di lui, senza un vero lavoro, al quale aveva affidato la contabilità dei suoi affari pur essendo costui un Biologo fallito e non un contabile.
Nonostante la sua incapacità a mettere a frutto gli studi fatti questo fratello aveva messo su famiglia e, avuta una figlia, si era separato dalla moglie ed aveva intrapreso una convivenza con una donna più giovane dalla quale aveva avuto altri due figli. L'incosciente contava su un unico reddito: quello che gli passava suo fratello.
Sandra subiva tutto questo collaborando nel lavoro di avvocato nello studio del marito.
La famiglia di lui le dimostrò affetto, i suoceri erano deliziosi e lei fu grandiosa con i figli di Alessio facendoli stare spesso in casa con loro e occupandosi di loro come una vera mamma. Tanto che Alessio, un poco distante e distratto dalla vita dei suoi figli, grazie a Sandra riprese un filo interrotto da quando se ne era andato dalla casa dove ora essi vivevano con la madre.
A questo punto il desiderio di maternità mai sopito in lei tornò legittimamente a vivere. E nacque Niccolò. I fratellastri gli volevano molto bene, non vi erano gelosie, ed erano molto protettivi con il più piccolo della nidiata del padre.
Sandra aveva conservato un candore di sentimenti che gli anni e le delusioni non avevano intaccato. Aveva un'anima pura e traspariva la sua bontà dal fatto che vedeva tutti buoni, valutava tutti senza malignità alcuna, al punto da non avvertire la malignità altrui.
Non si era accorta della disistima che serpeggiava intorno alle sue capacità lavorative nella famiglia di origine del marito. Non si sa basata su cosa a loro visibile oppure su qualcosa che trapelava da osservazioni dello stesso Alessio.
Certo anche il marito di sua sorella diceva che nello studio faceva tutto Alessio. Dunque era qualcosa di così visibile da arrivare anche ai parenti di parte sua?
Ma lei non avvertiva nulla di tutto ciò. Finché un giorno, in una festa familiare allargata ai parenti di suo marito quanto ai suoi, ad una sua zia, che vantava le sue qualità parlando con suo suocero, questi, invece di accordarsi a tali lodi, con un sorriso compassionevole disse: "Sandra è come suo padre..."
La zia ci rimase malissimo dato che Luigi, il padre di Sandra, era una perfetta nullità che nella sua vita non aveva combinato niente! Non poteva certo essere ritenuto un complimento dunque! Soprattutto nel contesto in cui la zia stava parlando delle qualità di Sandra.
L'anziana donna non disse a nessuno della scoperta fatta sulla disistima dimostrata dal padre di Alessio nei confronti della nuora.
Poco tempo dopo ella apprese che Sandra era stata abbandonata dal marito che aveva intrecciato una relazione con una donna più giovane.
Questa volta la sofferenza dell'ingenua Sandra fu totale.
Mentre i suoceri si dimostrarono dispiaciuti per l'ennesimo cambio di compagna del loro prestigioso figlio, il cognato, in pratica mantenuto dall'attività del fratello, si mostrò sogghignante ed espresse la sua scarsa considerazione su Sandra, sulle sue capacità lavorative, senza guardare a sé stesso e al nulla che era egli stesso.
Caddero le maschere dei sentimenti meschini che però non erano sfuggiti alla zia di Sandra, più acuta e realista della sua bella nipote, ora rimasta sola con il piccolo Niccolò e senza lavoro. Alessio, infatti, le disse brutalmente di cercarsi un'occupazione altrove, giacché non la voleva più collaboratrice nel suo studio. Dimostrando così che non teneva granché al suo apporto professionale.
Luigi, il padre di Sandra a cui suo suocero l'aveva accomunata, nella sua cieca superficialità, aveva tessuto le lodi del fratello fallito di Alessio: ad ogni occasione di qualsivoglia riunione familiare lo si sentiva dire che il cognato di Sandra "era un cervellone", "aveva una gran testa", suscitando la meravigliata perplessità dell'anziana zia, qualora presente, silenziosa spettatrice di tanta ottusità.