mercoledì 4 ottobre 2017

Storie dal Paese di Babiloburo - La Scuola a Babiloburo

Storie dal Paese di Babiloburo


La Scuola a Babiloburo


Babiloburo è un Paese che è stato chiamato così giacché è governato da una Babilonia Burocratica costituita da burocrati inamovibili, impunibili, insensati, che applicano regole contraddittorie, irrazionali in modo perentorio a cui tutto il popolo deve attenersi, sballottato da un ufficio all'altro, da un burocrate all'altro. I babiloburi escono di casa con il cuore stretto dalla più assoluta incertezza quando debbono affrontare una qualsivoglia pratica che regola la loro vita. Spesso i babiloburi non hanno un lavoro, oppure ce l'hanno ma il futuro è incerto, potrebbero essere licenziati, sono per questo sfruttati, lavorano anche 14, 15, 16 ore al giorno! Mentre i burocrati che comandano l'organizzazione della vita del Paese lavorano solo in alcune ore, in alcuni casi non più di 36 ore settimanali, e il loro lavoro è garantito per tutta la vita.
Questo rende i burocrati di Babiloburo potentissimi e neppure il sistema politico riesce a toccarli.

La Scuola è importante in ogni Paese, anche a Babiloburo, ma essendo una Babilonia Burocratica questo tristo Paese nella confusione di regole lascia aperta la possibilità ad abusi di ogni genere. Diciamo ad una vera e propria corruzione. Esiste la grande corruzione, la media corruzione e la microcorruzione: a seconda dell'importanza del corrotto nella scala gerarchica.
La Scuola è gestita da Uffici che hanno potere su Ambiti Territoriali preposti all'Istruzione. In questi Uffici si gestiscono le Cattedre da assegnare agli Insegnanti.
In Italia questo avviene in base a precise regole codificate e non potrebbe mai accadere quello che videro alcune Professoresse del Paese di Babiloburo mentre attendevano di avere una cattedra in supplenza!
Tale Francisca, supplente, fu convocata dall'Ufficio dell'Ambito Territoriale dove aveva fatto domanda: ella era al 60° posto nella graduatoria e con tutti gli altri convocati stava pazientemente attendendo l'assegnazione di una cattedra, sperando, come tutti gli altri in attesa, che fosse in una buona scuola e in una sede non troppo disagiata.
Arrivò una convocata accompagnata dalla mamma, come se andasse al primo giorno di scuola da scolaretta e non da insegnante. Nell'elenco delle cattedre a disposizione ce ne era una particolarmente ambita: in un prestigioso Liceo di un prestigioso quartiere cittadino, molto ben frequentato.
Una delle Professoresse presenti disse a Francisca: "Questa Cattedra l'altro giorno non c'era.. Io sono in alto nella graduatoria e sono stata convocata prima... Ho dovuto accontentarmi di una cattedra in una Scuola in periferia, lontana da casa mia.. Come mai questa Cattedra l'altro ieri non c'era? Eppure è una delle prime scuole della città e di sicuro aveva dato la disponibilità di una delle sue cattedre più importanti per prima.." La perplessità della collega ebbe un'immediata risposta: la ragazzetta accompagnata dalla mamma entrò in una delle "sante" stanze dell'Ufficio dell'Ambito Territoriale, la mamma salutò confidenzialmente qualcuno che era all'interno. La porta si richiuse. Dopo un po' uscì un'impiegata e tolse dall'elenco esposto la Cattedra del  prestigioso Liceo, segno che era stata assegnata. Dopo un po' Francisca e la sua collega, che era tornata anche quel giorno per controllare l'andazzo, pur avendo già ottenuto la cattedra in periferia in cima alla lista due giorni prima,  videro uscire con aria defilata ma soddisfatta la ragazzetta e la mammina dalla stanza da cui poco prima era uscita l'impiegata per depennare l'ambita cattedra, che quel giorno era stata messa miracolosamente a disposizione.
Francisca era al 60° posto, ma la sua collega che era in cima alla graduatoria non aveva avuto, grazie agli intrighi, alcun vantaggio. 
Di fronte a tale caos un baldo giovane politico salito al governo di Babiloburo pensò di mettere ordine e restituire giustizia.
Si accesero molte speranze.
Ziner, così si chiamava il riformatore, studiò con i suoi collaboratori una Legge che doveva mettere a posto tutto. Promulgata, egli volle che venisse immediatamente applicata. Era uno deciso che non voleva perdere tempo con le assurde lungaggini burocratiche che asfissiavano la vita dei babiloburi.
Ma i burocrati incapaci, indolenti, corrotti e soprattutto impuniti, al riparo da qualsiasi richiesta di rendere conto del loro operato, continuarono ad agire in modo che la Riforma di Ziner si afflosciò e la Scuola fu come prima e peggio di prima.
Ziner non aveva previsto un sistema di responsabilizzazione degli impiegati burocrati e di conseguente punizione per i loro errori, omissioni ed elusioni fatti in buonafede e in malafede, a seconda se solo cretini o corrotti per creare vantaggi a terzi, per conoscenza, scambi di favori, regali o soldi. 
I danneggiati potevano, come sempre a Babiloburo, ricorrere ad un generico Tribunale Amministrativo che chiamava a rispondere l'intero Apparato Amministrativo, senza individuare e tantomeno punire il singolo o più impiegati che avevano commesso l'errore provocando un danno.  Al riparo da un simile sistema deresponsabilizzante gli "errori" e le conseguenti ingiustizie si moltiplicavano e la Scuola ricadde nel caos.
Gli insegnanti venivano inviati nelle scuole senza un criterio di merito ma, come palline impazzite, sparati a centinaia di chilometri da casa e le cattedre gestite con favoritismi vari, senza che i professori potessero operare un controllo sul criterio adottato. 
Alle proteste i burocrati rispondevano con noncuranza: "Fate ricorso, tanto non succede niente!" 
L'abuso più totale nell'indifferenza e nella totale impunità dello Stato Burocratico! Cose che possono accadere solo a Babiloburo, in Italia non potrebbe accadere mai! Perché in Italia esiste una Costituzione e se un burocrate sbaglia mica ci si rivolge ad un generico Tribunale che spalma la colpa su una generica ed indistinta Pubblica Amministrazione! Il burocrate in Italia deve spiegare se ha fatto l'errore senza dolo, se ha nascosto le cattedre per favorire qualcuno, mica come a Babiloburo!
Ad esempio a Babiloburo un Professore di ruolo se vuole avvicinarsi a casa, avendo una sede di titolarità a centinaia di chilometri da essa, deve mettersi in una graduatoria e puo' accadere di ritrovarsi in fondo ad essa perché un'impiegata gli ha tolto ben 12 punti! Alla richiesta di spiegazioni l'impiegata, per nulla mortificata, anzi con impudenza, risponde al Professore che lei non ha tenuto conto del punto del suo curriculum in cui egli citava il suo essere vincitore di Concorso, dando gli estremi di esso, perché c'era scritto "DD" seguito dalla data di uscita della graduatoria di merito e lei non sapeva cosa significasse DD!
"Ma è l'abbreviazione di Decreto Dirigenziale." Dice il Professore esterrefatto!
Ma quella, invece di vergognarsi della propria ignoranza, risponde che non è tenuta  a saperlo!
E siccome è ignorante toglie 12 punti ad un Professore, favorendo così altri!
Ignoranza o corruzione?
Lo stesso Ufficio, non si sa se stessa impiegata, fa uscire un'informazione sbagliata che è importante per i Professori che vogliono presentare domanda sempre per avvicinarsi alla sede dove hanno casa e famiglia. Secondo quell'informazione errata un Professore non presenta la domanda perché quell'informazione esclude questa possibilità. Scaduti i termini di presentazione l'Ufficio fa uscire un comunicato di rettifica con l'informazione giusta, ma ormai i termini sono scaduti, però il Professore fa domanda lo stesso, citando a motivo della presentazione oltre scadenza l'errore dell'Ufficio e allegando la rettifica che riporta la data di quando è stata fatta.
L'errore ha creato un danno al Professore, un danno rimediabile, che però l'Ufficio che riceve tali domande non rimedia, pur vedendo che l'errore è stato fatto non dal Professore, ma da un Ufficio della stessa Struttura di Babiloburo.
Sempre a Babiloburo, perché in Italia non potrebbe mai accadere, un Professore vede non accettata la sua domanda per avvicinarsi e ricongiungersi alla sua famiglia, tramite un'altra strada, un'altra graduatoria, ma non viene accettata, senza spiegazione e senza pubblicare tale graduatoria. Però le cattedre a disposizione ci sono ma vengono assegnate a insegnanti senza ruolo...
Un abuso e un'illegalità impensabili in Italia! Praticamente una Burocrazia dittatoriale che decide senza trasparenza e senza dare spiegazioni.

Non si confonda il razzismo (stupido) con la reazione all'ingiustizia

La violenza inizia là dove non si può più esprimere il dissenso da ciò che sta facendo il tuo governo senza essere insultati con termini dispregiativi: che sia populismo o fascismo non fa differenza. E' comunque una intimidazione psicologica.
Sono sempre dalla parte del popolo, che può anche sbagliare, ma penso sempre meno dei politici.
Quindi si, sono populista e non pro-Casta: castista.
Se la maggior parte della gente sente un andazzo come errato quella è la strada della verità.
Siamo tutti differenti, ma ciascuno di noi nella propria vita quotidiana avverte la fatica che ci impone un governo ingiusto e la constatazione quotidiana di questa ingiustizia ci irrita e ci offende.
Dobbiamo pagarci tutto e pagare tasse su tutto.
Come può andarci bene che la TV di Stato si occupi prevalentemente degli zingari, di dove hanno le loro abitazioni, mostrandoci il loro stile di vita di sempre: mucchi di rifiuti che producono senza pagare Tassa sui rifiuti, senza differenziare nemmeno, quando gli stessi politici, che di costoro si preoccupano, si riempiono la bocca di progetti ecologici del sistema smaltimento rifiuti!
E' tutta una contraddizione! Mentre l'ingiustizia sull'italiano medio impera!
L'ho scritto e lo ripeto, quando a Roma di neri se ne vedevano pochi, 1951, io giocavo con un'amichetta nera di pelle, tipo somalo, sorvegliate dall'occhio affettuoso di suo padre e di mia madre che ci accompagnavano a giocare nello stesso luogo. Per me non esisteva e non esiste distinzione di aspetto fisico fra esseri umani... Dunque se ieri ho provato forte fastidio a sentire la voce gutturale di un giovane nerissimo che urlava e rideva smodatamente nel suo cellulare, mentre stazionava davanti al supermercato per farsi dare soldi per mettere a posto i carrelli da chi glieli vuol dare, nelle ore in cui non dorme e mangia nel centro di accoglienza pagato da tutti noi, il motivo non è razzismo, no, il colore della pelle non c'entra niente, c'entra che non mi sta bene che lui sia qui, senza nessun titolo e che io con gli altri che pagano le tasse lo debba mantenere. La sua smodata felicità nasce dal fatto che non gli pare vero di stare in un Paese che lo ha ripulito, anche se lui è entrato senza alcun permesso, che gli ha dato i bei vestiti che indossa, forse il cellulare e la scheda pagata con cui parla, che ha gente gentile che gli da l'equivalente di 2.000 lire per mettere a posto un carrello, e pensa a quando rientrerà per la cena e troverà tutto apparecchiato, tutto ripulito... Non è razzismo: è rabbia. 
Rabbia verso chi consente tutto questo e tanto altro. 
Verso chi mi costringe a vedere i culi nudi sbattuti in faccia ai passanti da nigeriane ammiccanti e facenti gesti osceni a bordo strada, in pieno giorno, perché il mio Stato gli ha dato il tesserino di rifugiate! 
Verso chi ha legato le mani ai miei Carabinieri, alle mie Forze dell'Ordine, preoccupandosi anche di approvare, non la legge contro la prostituzione in strada quale reato penale, la legge contro la tortura! Nemmeno fossimo in Egitto!
E tutto questo mentre si calpestano gli italiani, i migliori, quelli che hanno studiato, si sono sacrificati, hanno accettato lavori di ogni tipo pur di lavorare e hanno pagato le tasse, mentre il governo ci impone i parassiti da mantenere, ci parla di dare le case ai parassiti, ci dice che gli stranieri hanno diritto al ricongiungimento familiare... E fa questo mentre ad insegnanti gestiti da un Ministero dato in mano a incompetenti, ignoranti e forse anche di peggio, viene tolta la possibilità del ricongiungimento familiare, essi vengono sbattuti lontano dalle loro abitazioni, non date dallo Stato, ma comprate con risparmi e sacrifici, e costretti a pagare affitti per case vicine al loro luogo di lavoro deciso da un sistema opaco, arrogante perché non da spiegazioni dei criteri usati, ingiusto e forse corrotto per avere, nel silenzio e nel non rendere conto di ciò che fa, favorito "chi nell'apparato ha conoscenze"! 
E il ragazzo nero e ben pasciuto ride nel cellulare pagato, lui ha tutto pagato, e urla nella sua lingua la sua felicità in un Paese che ha smarrito la sua identità.
L'italiano che ha studiato, che si è sacrificato, che paga il mutuo della sua casa, a cui mai nessuno ha pensato di regalare nulla, vive facendo il pendolare a centinaia di Km. dalla sua famiglia, dorme solo, si prepara i pasti tristemente da solo, lava la sua biancheria, paga l'affitto, il carburante e il consumo della sua utilitaria su e giù per questa Italia così malgovernata, che se ne frega se lo stipendio che gli da non può bastare per condurre la vita che il suo Stato gli ha imposto, senza rendergli conto del come e perché glielo ha imposto...
Il governo deve occuparsi di dare il tesserino di rifugiate politiche alle oscene nigeriane che se ne fregano dei bambini costretti a vederle mentre passano. Le madri non li possono bendare. 
Il governo deve preoccuparsi di dove trovare una casa  per i rom e di come dar da mangiare a tanti ben nutriti ragazzi africani, come anche di far partorire negli ospedali, ben assistite, le ennesime donne incinte arrivate dall'Africa, alle quali sembrerà davvero di aver trovato l'Eldorado, visto che in Africa partorivano al massimo sdraiate su una stuoia per terra assistite da una donna anziana...
Al governo, che non rispetta nemmeno più i diritti umani dei suoi insegnanti, gli italiani non interessano. Il Ministro del Lavoro l'ha detto: che se ne andassero all'estero questi rompiscatole di laureati, addottorati, con i loro master di I e II livello.
La sostituzione etnica con neri prima mantenuti e dopo sistemati a paghe bassissime è in atto. Diamo lo jus soli ai negretti scodellati qui, tanto il SSN ci è costato poco a noi italiani... 
Potrei continuare, ci si potrebbe scrivere un libro... Ma la follia di quello che sta accadendo in Italia, l'ingiustizia che sentiamo in tanti sulla nostra pelle non è razzismo, non siamo stupidi limitati nell'intelletto, è la netta sensazione che stiamo vivendo un momento storico grave, insopportabile, come quello vissuto dai miei genitori al tempo del fascismo.. Anche lì, dalla dichiarazione di guerra in poi, ma anche prima con la limitazione della libertà, gli italiani vivevano male. 
Ora per ogni cosa che subiamo giornalmente dovremmo ricorrere alla giustizia, pagando avvocati... e senza speranza di ottenerla nemmeno così. Questo è il segnale di un rapporto anomalo fra cittadino e Stato. Il cittadino dovrebbe sentire lo Stato vicino, amico, invece esso non rispetta nemmeno i nostri più elementari diritti.