Da: Il Sole 24 ORE
L’ASSEMBLEA PROGRAMMATICA DI LIBERI E UGUALI
Grasso: da noi proposte concrete, aboliamo le tasse universitarie
Potete leggere l'articolo se volete è notizia uscita su tutti i giornali!
Grasso, Presidente del Senato del Governo uscente, sembra essere una persona seria... Ex magistrato! Eppure anche lui si lascia andare ai fuochi d'artificio delle Promesse Elettorali!
Ma come può essere serio tutto questo?!
Nemmeno un po'!
Avevamo appena sentito da Renzi dell'abolizione dell'imposta chiamata canone RAI, che arriva Grasso con l'altra sparata!
Queste uscite, lungi dall'attirare voti, danno la misura della superficialità delle persone che le sparano.
Si può studiare un modo per abbassare la tasse universitarie, allora sarebbe un intento serio da parte di chi vuole veramente migliorare la vita dei suoi concittadini.. Ma abolirle! Come si fa a promettere una simile superficiale sciocchezza! Solo chi è altrettanto superficiale non capisce tutte le implicazioni di una simile determinazione qualora applicata.
Renzi, dopo aver messo nella bolletta elettrica il canone, se ne esce con l'abolizione.
Mi cadono le braccia. Gli ho scritto in risposta alle sue E-news segnalandogli, come chiedeva, le cose che non vanno e, fra queste, criticando la faciloneria con cui si è cercato recuperare l'evasione del canone RAI: bastava escludere tutti i codici fiscali di chi era già abbonato dall'applicazione in bolletta elettrica!
Non siamo forse identificabili con assoluta certezza e senza tema di omonimie dal codice fiscale? Nell'abbonamento che incassa l'U.R.A.R. come nella fattura dell'allaccio all'elettricità.
Quanto lavoro di meno per ENEL e compagni e quante ingiustizie evitate!
Comincio a pensare che anche Renzi è cretino! Come si fa ad uscirsene così? Non comprendo.
Ed è la seconda volta che mi sbaglio a valutare una persona che pretende di gestire la Cosa Pubblica!
Chi mi legge lo sa: il primo errore clamoroso è stato Antonio Di Pietro.
Ma mi chiedo se sono io stupida che mi sbaglio o se sono queste persone ad ingannare chi ripone su di loro fiducia e speranza che facciano qualcosa di buono per il Paese?
Di Pietro ha iniziato a riapparire in tutti i salotti televisivi interrogato di dire la sua e di recente se ne è uscito che lui avrebbe votato lo "Jus soli".
Ma come ho fatto a non accorgermi di chi era codesta persona?!
Me lo chiedo afflitta.
Una mia amica molto in gamba che lavora da tutta la vita "senza ritrovarsi niente", come dice lei, ha detto che non crede più a nessuno e che non andrà a votare.
Come darle torto?
Anch'io anni fa strappai la tessera elettorale. Poi ridetti fiducia a IdV, dopo che l'avevo lasciata essendovi entrata ai suoi albori, come tanti, ma ridare fiducia al partito di Di Pietro si è visto a cosa ha portato.
Oggi saltapicchia nei salotti sempre ridendo tutto contento senza rimorsi per aver tradito le aspettative di chi lo credeva sincero e tutto d'un pezzo: mai una parola di autocritica per i Razzi, gli Scilipoti, i De Gregorio ed infine i Maruccio... il suo pupillo!
Con che faccia si ripresenta col sorriso del contadino tutto contento? Non si vergogna neanche un po'.
Ma la mia amica dice che sono tutti uguali, e non è l'unica a pensarla così.
Certo fanno a pezzi le nostre vite.
Almeno quelle delle persone oneste e corrette.
Vorrei portare tanti esempi, tutti di professioni diverse, ma uguali nell'impegno e nell'onestà. Tutti che sostengono il Paese pagando le tasse.
A chi giovano questi nostri rappresentanti che mandiamo a fare le leggi? Cosa hanno nella testa?
Anche ex magistrati che hanno fatto bene il loro lavoro si rivelano degli incoscienti, dei superficiali... vedi ora Grasso che invece di presentare un serio programma inizia con le sparate!
Da: Il Post LUNEDÌ 8 GENNAIO 2018
La lettera di Pietro Grasso sui contributi al PD
L’ex presidente del Senato Pietro Grasso, oggi leader del partito “Liberi e Uguali”, ha risposto in una lettera pubblicata lunedì sul quotidiano Repubblica alle dichiarazioni pubbliche del tesoriere del PD – il suo precedente partito, con cui era stato eletto senatore – rispetto ai presunti debiti che lo stesso Grasso avrebbe col PD.
Secondo una replica a Grasso scritta da un rappresentante del PD e pubblicata su Il Fatto Quotidiano forse ripresa da La Repubblica, Grasso avrebbe sottoscritto l'impegno a versare mensilmente una quota al Partito che lo presentava alle elezioni. Quindi nel dire che non ha ricevuto mai alcuna richiesta o comunicazione da parte di Bonifazi (tesoriere) è un po' come fare "il pesce in barile" e non ci fa una bella figura. Se poi aggiungiamo che non ha fatto applicare la regola del tetto di 240.000 euro annui cumulativi, in virtù dell'autodichia, Grasso mi appare ancora più piccino.
Comunque chi ci perde in tutto questo siamo noi contribuenti che da questo spaccato di realtà su tesi contrapposte apprendiamo che questi si spartiscono migliaia di euro mentre mancano soldi per le cose importanti per il popolo. Inutile fare l'elenco, ciascuno di noi ne ha uno... 250.000 euro al Gruppo solo perché lui ne faceva parte... Vi rendete conto di quanti ruscelli e rivoli di soldi fanno confluire nelle loro tasche grazie a leggi e regolamenti ad hoc?
Di Pietro ha iniziato a riapparire in tutti i salotti televisivi interrogato di dire la sua e di recente se ne è uscito che lui avrebbe votato lo "Jus soli".
Ma come ho fatto a non accorgermi di chi era codesta persona?!
Me lo chiedo afflitta.
Una mia amica molto in gamba che lavora da tutta la vita "senza ritrovarsi niente", come dice lei, ha detto che non crede più a nessuno e che non andrà a votare.
Come darle torto?
Anch'io anni fa strappai la tessera elettorale. Poi ridetti fiducia a IdV, dopo che l'avevo lasciata essendovi entrata ai suoi albori, come tanti, ma ridare fiducia al partito di Di Pietro si è visto a cosa ha portato.
Oggi saltapicchia nei salotti sempre ridendo tutto contento senza rimorsi per aver tradito le aspettative di chi lo credeva sincero e tutto d'un pezzo: mai una parola di autocritica per i Razzi, gli Scilipoti, i De Gregorio ed infine i Maruccio... il suo pupillo!
Con che faccia si ripresenta col sorriso del contadino tutto contento? Non si vergogna neanche un po'.
Ma la mia amica dice che sono tutti uguali, e non è l'unica a pensarla così.
Certo fanno a pezzi le nostre vite.
Almeno quelle delle persone oneste e corrette.
Vorrei portare tanti esempi, tutti di professioni diverse, ma uguali nell'impegno e nell'onestà. Tutti che sostengono il Paese pagando le tasse.
A chi giovano questi nostri rappresentanti che mandiamo a fare le leggi? Cosa hanno nella testa?
Anche ex magistrati che hanno fatto bene il loro lavoro si rivelano degli incoscienti, dei superficiali... vedi ora Grasso che invece di presentare un serio programma inizia con le sparate!
Da: Il Post LUNEDÌ 8 GENNAIO 2018
La lettera di Pietro Grasso sui contributi al PD
L’ex presidente del Senato Pietro Grasso, oggi leader del partito “Liberi e Uguali”, ha risposto in una lettera pubblicata lunedì sul quotidiano Repubblica alle dichiarazioni pubbliche del tesoriere del PD – il suo precedente partito, con cui era stato eletto senatore – rispetto ai presunti debiti che lo stesso Grasso avrebbe col PD.
Egr. Tesoriere del Partito Democratico, Onorevole Bonifazi,
Non ho risposto tempestivamente alla sua prima lettera – nella quale mi chiedeva di versare 83.250 euro al Pd in ragione della mia elezione al Senato nel 2013 – perché ho considerato la modalità attraverso la quale ha scelto di farmi giungere tale comunicazione, ossia i giornali, un colorito quanto basso espediente da campagna elettorale. Immagino inoltre che non sia stata casuale la scelta del 3 dicembre 2017 per darne notizia, giorno nel quale ho pubblicamente aderito a Liberi e Uguali. Il suo modo di agire appare dunque un atto di ritorsione a carattere propagandistico piuttosto che una sincera volontà di fare chiarezza. La reiterata pubblicità che lei e i suoi colleghi di partito hanno dato a mezzo stampa di questa vicenda – suggerendo in maniera neanche troppo velata la mia malafede e la mia presunta morosità – mi costringe ad alcune precisazioni:
Non ho risposto tempestivamente alla sua prima lettera – nella quale mi chiedeva di versare 83.250 euro al Pd in ragione della mia elezione al Senato nel 2013 – perché ho considerato la modalità attraverso la quale ha scelto di farmi giungere tale comunicazione, ossia i giornali, un colorito quanto basso espediente da campagna elettorale. Immagino inoltre che non sia stata casuale la scelta del 3 dicembre 2017 per darne notizia, giorno nel quale ho pubblicamente aderito a Liberi e Uguali. Il suo modo di agire appare dunque un atto di ritorsione a carattere propagandistico piuttosto che una sincera volontà di fare chiarezza. La reiterata pubblicità che lei e i suoi colleghi di partito hanno dato a mezzo stampa di questa vicenda – suggerendo in maniera neanche troppo velata la mia malafede e la mia presunta morosità – mi costringe ad alcune precisazioni:
A. Non ho mai ricevuto da voi alcuna comunicazione in merito alla quota economica mensile che avrei dovuto versare al Pd in ragione della mia elezione, né le modalità di pagamento. Eppure dal marzo del 2013 al giorno delle mie dimissioni dal gruppo del Pd in Senato sono trascorse 56 mensilità. Abbastanza occasioni per farlo, non crede?
B. Dal marzo 2013 avete approvato quattro bilanci del Pd, tutti a sua firma.
Neanche in quelle occasioni ha ritenuto opportuno comunicarmi alcunché.
C. Non sembra opportuno che il presidente del Senato sostenga con soldi pubblici l’attività di un partito, così come per prassi centenaria non è chiamato a dare col voto alcun contributo politico. Ecco perché ero convinto che non aver ricevuto richieste di contributi dipendesse da una visione condivisa di questo modello. Sarò felice se vorrà spiegarmi la ragione per cui ha cambiato opinione.
D. Visto che il suo disappunto per la mia presunta morosità si è trasformato in sprezzanti dichiarazioni pubbliche, vorrei capire cosa ne pensa dei circa 250 mila euro che il Gruppo del Pd in Senato ha percepito dal marzo del 2013 al 26 ottobre del 2017 in ragione della mia iscrizione al Gruppo medesimo.
E. La mia dichiarazione dei redditi da lavoro dipendente (non da fumose consulenze) è pubblica da cinque anni, ma solo oggi diventa tema di attacco da parte sua.
F. La pensione da magistrato, di gran lunga inferiore al tetto dei 240 mila euro, dalla quale è stato prelevato per tre anni il dovuto contributo di solidarietà, previsto dalla legge, è frutto di 43 anni di lavoro svolto con impegno, senso delle istituzioni e spirito di sacrificio, condiviso con la mia famiglia. Non certo qualcosa di cui vergognarmi.
G. Inoltre, come lei sicuramente saprà, nel mio secondo giorno da presidente del Senato ho scelto di dare un segnale di sobrietà tagliando, fatte salve le indennità irrinunciabili, varie voci tra cui quelle previste come “rimborso spese per l’esercizio del mandato”, esattamente quella dalla quale i parlamentari prelevano la quota che versano nelle casse del Pd. Oltre ai tagli alle mie indennità ho dimezzato il costo complessivo lordo del gabinetto del presidente e del fondo consulenza, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Al termine del mio mandato avrò dunque fatto risparmiare alle casse dello Stato più di quattro milioni di euro.
Non ritengo pertanto sussista alcuna delle ragioni da lei addotte nella sua infamante lettera. Aggiungo una cosa. Lasci fuori da questa orrenda strumentalizzazione i dipendenti del Pd. Sono in cassa integrazione in virtù di una gestione economica e finanziaria disastrosa e di un indebitamento milionario causato, in primis, dalla fallimentare campagna referendaria: a loro, così come ai giornalisti dell’Unità, di Europa e alle loro famiglie, va tutta la mia solidarietà.
B. Dal marzo 2013 avete approvato quattro bilanci del Pd, tutti a sua firma.
Neanche in quelle occasioni ha ritenuto opportuno comunicarmi alcunché.
C. Non sembra opportuno che il presidente del Senato sostenga con soldi pubblici l’attività di un partito, così come per prassi centenaria non è chiamato a dare col voto alcun contributo politico. Ecco perché ero convinto che non aver ricevuto richieste di contributi dipendesse da una visione condivisa di questo modello. Sarò felice se vorrà spiegarmi la ragione per cui ha cambiato opinione.
D. Visto che il suo disappunto per la mia presunta morosità si è trasformato in sprezzanti dichiarazioni pubbliche, vorrei capire cosa ne pensa dei circa 250 mila euro che il Gruppo del Pd in Senato ha percepito dal marzo del 2013 al 26 ottobre del 2017 in ragione della mia iscrizione al Gruppo medesimo.
E. La mia dichiarazione dei redditi da lavoro dipendente (non da fumose consulenze) è pubblica da cinque anni, ma solo oggi diventa tema di attacco da parte sua.
F. La pensione da magistrato, di gran lunga inferiore al tetto dei 240 mila euro, dalla quale è stato prelevato per tre anni il dovuto contributo di solidarietà, previsto dalla legge, è frutto di 43 anni di lavoro svolto con impegno, senso delle istituzioni e spirito di sacrificio, condiviso con la mia famiglia. Non certo qualcosa di cui vergognarmi.
G. Inoltre, come lei sicuramente saprà, nel mio secondo giorno da presidente del Senato ho scelto di dare un segnale di sobrietà tagliando, fatte salve le indennità irrinunciabili, varie voci tra cui quelle previste come “rimborso spese per l’esercizio del mandato”, esattamente quella dalla quale i parlamentari prelevano la quota che versano nelle casse del Pd. Oltre ai tagli alle mie indennità ho dimezzato il costo complessivo lordo del gabinetto del presidente e del fondo consulenza, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Al termine del mio mandato avrò dunque fatto risparmiare alle casse dello Stato più di quattro milioni di euro.
Non ritengo pertanto sussista alcuna delle ragioni da lei addotte nella sua infamante lettera. Aggiungo una cosa. Lasci fuori da questa orrenda strumentalizzazione i dipendenti del Pd. Sono in cassa integrazione in virtù di una gestione economica e finanziaria disastrosa e di un indebitamento milionario causato, in primis, dalla fallimentare campagna referendaria: a loro, così come ai giornalisti dell’Unità, di Europa e alle loro famiglie, va tutta la mia solidarietà.
Questo usato da Lei e da alcuni suoi colleghi di partito è un modo di condurre il confronto politico che rifiuto: mi auguro che non sia questo il tono della vostra campagna elettorale. Di certo non sarà il mio, se non costretto.
Questo il mio commento:
Secondo una replica a Grasso scritta da un rappresentante del PD e pubblicata su Il Fatto Quotidiano forse ripresa da La Repubblica, Grasso avrebbe sottoscritto l'impegno a versare mensilmente una quota al Partito che lo presentava alle elezioni. Quindi nel dire che non ha ricevuto mai alcuna richiesta o comunicazione da parte di Bonifazi (tesoriere) è un po' come fare "il pesce in barile" e non ci fa una bella figura. Se poi aggiungiamo che non ha fatto applicare la regola del tetto di 240.000 euro annui cumulativi, in virtù dell'autodichia, Grasso mi appare ancora più piccino.
Comunque chi ci perde in tutto questo siamo noi contribuenti che da questo spaccato di realtà su tesi contrapposte apprendiamo che questi si spartiscono migliaia di euro mentre mancano soldi per le cose importanti per il popolo. Inutile fare l'elenco, ciascuno di noi ne ha uno... 250.000 euro al Gruppo solo perché lui ne faceva parte... Vi rendete conto di quanti ruscelli e rivoli di soldi fanno confluire nelle loro tasche grazie a leggi e regolamenti ad hoc?