Federica Sciarelli una mia carissima amica la incontrava spesso a spasso con il cane in zona Balduina, siamo a Roma.
Federica, pur non conoscendo la mia amica che abita in Via Pereira, salutava sempre. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che è un aspetto di questa giornalista brava e famosa che dice molto della sua semplicità.
Ma non ha solo questa qualità Federica Sciarelli, ha molto di più: ha coraggio.
In un mondo in cui la gente ha paura di parlare per ritorsioni e al massimo lo fa quando è in pensione, fuori dai giochi, lei combatte le sue battaglie usando il potente mezzo televisivo: la RAI di cui io e la mia famiglia paghiamo il finto canone (imposta) dal 1970.
La trasmissione "Chi l'ha visto" merita da sola l'imposta chiamata impropriamente canone di abbonamento.
La pagherei solo per essa.
Da quando esiste, iniziando dalla mitica Donatella Raffai, vediamo uno spaccato della realtà su cui non fa luce nessuno. Gente che sparisce e su cui la Polizia e i Carabinieri non sempre riescono a far luce.
A volte per incapacità, a volte per mancanza di mezzi, a volte per la macchina dell'inquinamento messo in moto da chi ne ha interesse.
Ieri sera ho visto lo speciale sul duplice assassinio della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore RAI Milan Hrovatin.
Da Wikipedia (a cui da qualche anno do un piccolo contributo per la sua utilità per la rapida consultazione)
Hrovatin faceva parte della comunità italiana di lingua slovena. Lavorò per l'agenzia Videoest di Trieste, per poi essere assunto alla Rai. Miran Hrovatin fu ucciso mentre si trovava a Mogadiscio come cineoperatore del TG3 insieme all'inviataIlaria Alpi per seguire la missione UNOSOM II dell'Esercito italiano nella guerra civile somala e per un'indagine sul traffico di armi e rifiuti tossici illegali (fra i quali l'uranio)[1][2][3] in Somalia, nella quale Alpi e Hrovatin scoprirono che erano coinvolti l'Esercito stesso, insieme ai servizi segreti italiani ed altre istituzioni italiane.[1][2][4]
In questo Paese non si riesce a far luce sui delitti in cui è coinvolto il Potere neppure dopo che certi rappresentanti dello stesso sono morti: tanta è la potenza delle commistioni e degli interessi sporchi nascosti.
La lunga ed accurata ricostruzione che la Redazione di "Chi l'ha visto?" ha voluto dedicare a questa terribile storia non ha fatto che ribadire quello che abbiamo capito tutti, perché la verità si impone sempre e sparge il suo profumo sopra la puzza della menzogna, anche quando questa si difende strenuamente al di là di ogni evidenza logica.
Fra le innumerevoli illogicità che si impongono alla mente di chi vede e registra la realtà e che impongono necessarie domande alle Istituzioni oggi al Potere ce ne sono almeno quattro:
1 - Come mai una brava giornalista della RAI è riuscita a trovare in Gran Bretagna il testimone chiave della scena del delitto Alpi-Hrovatin smascherando la sua menzogna e facendo liberare un innocente chiuso in carcere da ben 17 anni?
2 - Come mai il magistrato Ionta ha accettato una testimonianza scritta senza risentire in Aula tale testimone d'accusa?
3 - Come mai Ionta ed altri non hanno mai visto e valutato le lettere-documento presentate in trasmissione ieri sera in cui si scopre che il testimone d'accusa, poi scomparso, fu foraggiato da continue rimesse di denaro, oltre che mantenuto in hotel e sistemato in un'officina meccanica con un lavoro di facciata, da autorità italiane che lo avevano fatto arrivare in Italia?
4 - Perché lo Stato, in base alla leggina scaturita da un Referendum sulla Responsabilità Civile dei Giudici, non chiede conto a Ionta e ad eventuali altri del danno erariale, che per il momento pagano solo i contribuenti, di 3 milioni di euro di risarcimento al giovane somalo tenuto in carcere ingiustamente?
Al Potere attuale chiedo che venga applicata la Legge: non devono pagare i contribuenti un simile evidente errore giudiziario che poteva essere evitato semplicemente cercando il testimone facilmente reperibile, come i fatti hanno dimostrato.