Sisma
Romanzo inedito di Rita Coltellese
Romanzo inedito di Rita Coltellese
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Il Romanzo viene pubblicato per capitoli, ad ogni nuovo capitolo verrà scritta la data di pubblicazione del precedente in modo che il lettore possa, tramite il calendario che appare a destra, ritrovare facilmente il precedente.
SISMA
Capitolo VII
(Il Capitolo VI è stato pubblicato il 19 settembre 2019)
Ora era giunta all'imbocco dell'aia grande poi diventata la piazza del Paese. Piazza poi! Era una parola grossa per un largo spiazzo appena pianeggiante che subito digradava in leggera pendenza verso le strette strade del borgo, da lì tutte in discesa o nel tornare indietro in inevitabile salita.
Eppure a quel borgo chi vi nasceva vi rimaneva così sentimentalmente attaccato da ritornarci e starci bene respirando quell'aria fina e gli odori e i profumi noti.
Eppure esso era inesorabilmente cambiato, come tutto quel territorio fatto di paesini e paesetti sparsi sulle alte colline. Non vi si respirava più l'odore del pane fatto in casa, né il fumo dei camini.
Per il riscaldamento delle case a poco a poco tutti avevano messo termosifoni e stufe: a gas, a cherosene, qualcuno più tradizionalmente aveva acquistato delle belle stufe di ceramica a legna che abbellivano le antiche case ormai quasi tutte ristrutturate all'interno e qualcuna anche all'esterno. Pochi nel fare codesti lavori si erano rivolti a geometri presentando le dovute richieste al Comune per avere i permessi di legge.
Eppure sapevano che le loro case erano in zona sismica...
Ma un'inguaribile pensiero anarchico radicato non faceva accettare a tutti l'esistenza di regole a cui attenersi, preferendo arrangiarsi appena in possesso di un po' di soldi facendo il muratore anche da soli, pur avendo fatto nella vita tutt'altro: magari al massimo il manovale, ma più spesso il cameriere, il custode in qualche palazzo in città, o una qualsiasi altra attività operaia..
Alla sua destra, là dove era stata la scuola del paese, crollata da decenni e non più ricostruita per mancanza di scolari, ora avevano messo qualche panchina pallidamente abbellita da alberelli a rappresentare un improbabile giardinetto. A sinistra si ergeva un parallelepipedo cubico, la prima "villa" costruita da Amedeo con grande orgoglio di Filomena. Quell'edificio esprimeva tutta la rozzezza del gusto della coppia. Un casone squadrato ma nuovo, in un borgo in cui gli altri tiravano giù tramezzi e ripavimentavano le rustiche case del 1300!
Gli occhi di Sara sfiorarono le finestre serrate dove poche volte si erano viste delle persone. Alla fine tutto era fatto per orgoglio e mai veramente goduto. La casa cubo era in piedi, probabilmente, almeno quella, costruita con i dovuti permessi e dunque in quelle zone avevano dovuto rispettare le regole per le costruzioni antisismiche.
Il crescere dei figli, in particolare la prima figlia, aveva fatto prendere coscienza ad Amedeo e Filomena che quella "villa" al massimo poteva ritenersi una casa di campagna... E, anche per le critiche della figlia, Amedeo aveva dato mandato ad un ingegnere di fargli il progetto di una vera villetta.
La figlia era una vanesia senza molte qualità di cui vantarsi, ma era arrivata all'università, aveva fatto qualche viaggio e si era resa conto che i suoi genitori "erano degli ignoranti": così si era espressa su di loro le rare volte che aveva parlato con la cugina Sara, la quale ne era rimasta sgradevolmente sorpresa ascoltando l'idea che quella giovane donna aveva di chi l'aveva messa al mondo.
La figlia era una vanesia senza molte qualità di cui vantarsi, ma era arrivata all'università, aveva fatto qualche viaggio e si era resa conto che i suoi genitori "erano degli ignoranti": così si era espressa su di loro le rare volte che aveva parlato con la cugina Sara, la quale ne era rimasta sgradevolmente sorpresa ascoltando l'idea che quella giovane donna aveva di chi l'aveva messa al mondo.
Di tutt'altro tenore era il pensiero di Sara sui suoi genitori che, pure, non avevano fatto maggiori studi di Filomena ed Amedeo ed essendo nati nello stesso paesino rurale si erano formati nello stesso ambiente agreste.
Sara stimava entrambi i suoi genitori: suo padre aveva studiato anche da adulto ma non aveva mai conseguito un diploma. Al di fuori degli studi regolari però aveva interessi e curiosità, in particolare leggeva di Storia e Poesia. Da lui Sara aveva appreso cose che a scuola non le aveva mai detto nessuno. Ai suoi tempi erano studi paludati di invalicabili pudori, la Storia dalle cattedre arrivava ai discenti edulcorata di una vera analisi per la censura operata dal potere politico sui programmi ministeriali.
Da suo padre aveva appreso di poeti che a scuola venivano trascurati, appena accennati, ad esempio Giuseppe Giusti che egli citava spesso amandolo molto.
Sua madre era una donna molto religiosa dato che la sua vera vocazione sarebbe stata chiudersi in convento. Se non era diventata suora lo doveva alla tirchieria della sua famiglia che, dopo che lei aveva scritto al convento più vicino ed averne avuta risposta positiva per il noviziato, le aveva rifiutato ogni aiuto economico per il corredo richiestole dal convento per essere ammessa.
Lei non aveva mezzi. La sua era una famiglia patriarcale ottocentesca anche se ormai il nuovo secolo era iniziato da qualche decennio.
Alla fine si era innamorata di suo padre ed aveva rinunciato alla vocazione, ma era comunque un pozzo di conoscenza nel campo della religione cattolica e da lei Sara apprendeva la Storia Biblica e le biografie dei Santi. Non c'era chiesa di cui non sapesse illustrare le vicende del santo che vi era ricordato. Ad esempio davanti ad un bassorilievo in marmo nella Basilica di S. Agnese a Piazza Navona, con accento commosso, le spiegò per filo e per segno cosa esso rappresentava e la storia della fanciulla Agnese denudata dai soldati romani che, per miracolo, fu ricoperta da lunghi capelli che salvaguardarono il suo pudore offeso...
Sara ormai aveva compreso che non c'è nessun Dio invisibile ed interessato all'Uomo più di qualsiasi altro essere vivente... Però la Storia della religione in cui sua madre aveva creduto ciecamente era fatta di persone che erano vissute con un ideale di purezza che era edificante, in mezzo a tante sozzure e bassezze che vivendo ella era andata scoprendo sugli esseri umani.
Ed ecco la seconda villetta che Amedeo aveva fatto costruire poco distante: questa con un disegno accettabile. Chissà se aveva riportato lesioni dallo scuotimento della terra... Apparentemente era in piedi.
Tutto intorno un silenzio di morte.
In quel luogo però non vi erano state vittime.
Sara stimava entrambi i suoi genitori: suo padre aveva studiato anche da adulto ma non aveva mai conseguito un diploma. Al di fuori degli studi regolari però aveva interessi e curiosità, in particolare leggeva di Storia e Poesia. Da lui Sara aveva appreso cose che a scuola non le aveva mai detto nessuno. Ai suoi tempi erano studi paludati di invalicabili pudori, la Storia dalle cattedre arrivava ai discenti edulcorata di una vera analisi per la censura operata dal potere politico sui programmi ministeriali.
Da suo padre aveva appreso di poeti che a scuola venivano trascurati, appena accennati, ad esempio Giuseppe Giusti che egli citava spesso amandolo molto.
Sua madre era una donna molto religiosa dato che la sua vera vocazione sarebbe stata chiudersi in convento. Se non era diventata suora lo doveva alla tirchieria della sua famiglia che, dopo che lei aveva scritto al convento più vicino ed averne avuta risposta positiva per il noviziato, le aveva rifiutato ogni aiuto economico per il corredo richiestole dal convento per essere ammessa.
Lei non aveva mezzi. La sua era una famiglia patriarcale ottocentesca anche se ormai il nuovo secolo era iniziato da qualche decennio.
Alla fine si era innamorata di suo padre ed aveva rinunciato alla vocazione, ma era comunque un pozzo di conoscenza nel campo della religione cattolica e da lei Sara apprendeva la Storia Biblica e le biografie dei Santi. Non c'era chiesa di cui non sapesse illustrare le vicende del santo che vi era ricordato. Ad esempio davanti ad un bassorilievo in marmo nella Basilica di S. Agnese a Piazza Navona, con accento commosso, le spiegò per filo e per segno cosa esso rappresentava e la storia della fanciulla Agnese denudata dai soldati romani che, per miracolo, fu ricoperta da lunghi capelli che salvaguardarono il suo pudore offeso...
Sara ormai aveva compreso che non c'è nessun Dio invisibile ed interessato all'Uomo più di qualsiasi altro essere vivente... Però la Storia della religione in cui sua madre aveva creduto ciecamente era fatta di persone che erano vissute con un ideale di purezza che era edificante, in mezzo a tante sozzure e bassezze che vivendo ella era andata scoprendo sugli esseri umani.
Ed ecco la seconda villetta che Amedeo aveva fatto costruire poco distante: questa con un disegno accettabile. Chissà se aveva riportato lesioni dallo scuotimento della terra... Apparentemente era in piedi.
Tutto intorno un silenzio di morte.
In quel luogo però non vi erano state vittime.