Le origini sono laziali-abruzzesi perché i miei genitori nacquero in provincia di L'Aquila per poi essere trasferiti, come territorio, nella provincia di Rieti quando Mussolini la creò.
Nel dialetto del paese da cui provengono mia madre e mio padre ci sono molte assonanze con il dialetto napoletano e non ne capivo la casualità, dato che nei paesini intorno i dialetti erano tutti diversi.
Poi un giorno mio padre mi disse che a circa 1.600 metri di altezza, nella montagna che sovrasta il suo paese natale, aveva trovato una colonnina di confine, risalente alla metà del XIX secolo, in cui su un lato era scritto "Stato Pontificio" e sull'altro "Regno delle due Sicilie". Una possibile spiegazione di quelle assonanze con il dialetto napoletano può stare in questo ritrovamento fortuito di mio padre: il paesino sotto il monte può essere stato una base per le guardie di confine del Regno delle due Sicilie, un avamposto prima delle Marche e dell'Umbria, oltre il confine, appartenenti invece al Papa.
Per questo nel modo di parlare di Massimo Troisi mi sembra di rivedere certi ragazzi di quel paesino che incontravo d'estate...
Non tutta la "napolitanità" mi è gradevole, ma ad esempio quella di Simone Schettino, comico di teatro di dialetto napoletano, che ho scoperto oggi essere anche regista del film mandato in onda nel pomeriggio su RAI Movie, è gradevolissima.
Un film che mi ha fatto ridere fino a farmi venire la tosse per lo sforzo delle risa. Una comicità senza un filo di pesantezza, senza un'ombra di volgarità. Ironico, con un filo di satira sull'invasione dei prodotti cinesi nel commercio italiano condotto con fantasia originale con punte surreali, il film risente soltanto, forse, di tempi dal ritmo non sempre ben cadenzato, e questo dipende dalla mano di regista di Simone Schettino, senz'altro più bravo come attore comico.
Simone Schettino |