Capitolo VII
Il lunedì Primo Maggio il corpo di sua madre ancora resisteva.
Con quanta nobile dignità sua madre stava morendo... L'unico guasto visibile era quella sacca di sangue che penzolava di lato fuori dalle coltri. Nessun rantolo, solo quel respiro meccanico, profondo che rallentava il suo ritmo un po' per volta dal sabato pomeriggio quando era cominciato.
Guardava quel corpo amato e pensava ai suoi pudori.. Al suo seno bellissimo fino a tarda età, di cui lei aveva usufruito per i suoi primi due anni..
Quando aveva avvertito che dagli altri sua madre era considerata "diversa"?
Non quella volta che, nella cameretta dove tutti e tre dormivano in quel letto alla francese, lei piangeva di dolore per un tremendo male d'orecchi, accoccolata sul letto con sua madre che tentava di calmarla avvolgendole intorno alla testa una morbida sciarpa lavorata da lei ai ferri. Era color acqua marina chiarissima e quel colore le dava conforto, la faceva sentire protetta, avvolta in qualcosa di prezioso. Poco prima le aveva fatto scivolare nel condotto uditivo dell'olio caldo mediante un cucchiaino da caffè.. Ma il sollievo era durato poco.
Suo padre era in piedi in fondo al letto, pallido in volto, appoggiato di schiena alla piccola credenza color crema che costituiva il loro comò. Disse a sua madre: "Tu sei matta Serena."
Lo disse senza essere arrabbiato, freddamente, e alla bimba di tre anni che era Rita sembrò cattivo verso la sua mamma che la curava e la proteggeva così amorosamente.
Ora i respiri profondi erano diventati ancora più profondi e il ritmo lento. Sua madre si stava spegnendo. Arrivò l'infermiere con un carrellino con sopra un macchinario e la fece uscire dalla stanza. Nel corridoio arrivava trafelato suo figlio: bellissimo nella sua divisa di Allievo Ufficiale dell'Aeronautica.
Le si allargò la stretta del cuore nel vederlo! Lo salutò, felice che fosse arrivato, alla fine, ma che fosse arrivato.
Entrò deciso dicendo all'infermiere che era un Medico. Rita intravide che l'infermiere aveva applicato parte di quel macchinario che era sul carrellino sul petto di sua madre. Vide che suo figlio lo aiutava, vide il corpo di sua madre saltare inutilmente scosso dallo stimolatore cardiaco... Suo figlio, girando appena la testa e allungando un braccio, chiuse la porta sulla sua faccia.
Lei restò là fuori consapevole che era finita e dolorante per quell'ultimo estremo tentativo forse dovuto per la prassi medica, ma che le faceva male perché scuoteva inutilmente il bel corpo di sua madre.
Poi suo figlio uscì e le disse che la nonna era morta. L'abbracciò dicendole "Sei meravigliosa."
Non era tenero suo figlio con lei. La donna si chiese perché le avesse detto quella frase: forse perché l'aveva vista sola accanto a sua madre e aveva intuito cosa doveva provare di fronte a quell'agonia.
Dopo il cadavere di sua madre fu messo in una stanza in fondo al corridoio, avvolto con la sua vestaglia rosa.
Suo figlio Marco volle visitare il cadavere per capire, sia pure senza autopsia, di cosa era morta.
Entrarono insieme poi lui volle che uscisse e chiuse la porta.
Lei lo ammirò per il suo sangue freddo, poi però si disse che era un Medico.
Dopo Marco le disse che, essendo il cadavere ancora caldo, aveva potuto spingere le mani in modo da tastarne i tessuti, cercando di sentire gli organi interni.
"Ho sentito una massa anomala a livello del pancreas, una massa che non avrebbe dovuto esserci. Non posso dirlo con certezza, ci vorrebbe un'autopsia, ma potrebbe essere un tumore del pancreas.."
Ormai nulla aveva più importanza.. Lei gli riassunse gli esami che in quell'ultimo mese le aveva fatto fare: la visita cardiologica, la radiografia al torace per il "dolore al costato" che lei aveva denunciato, fino alla diagnosi della dottoressa del Pronto Soccorso a cui aveva dato quegli esami in mano..
"Con la radiografia non vedi niente, ci vuole la TAC." Disse Marco.
L'indomani le tolsero la vestaglia e la dettero a Rita, che la lavò e la indossò per oltre 25 anni. Le sembrava così di averla vicino.
Intorno al viso le legarono, con l'aiuto dei suoi tre nipoti, un fazzoletto di Rita con fiori color lilla e spruzzati d'argento.
Un conoscente che lavorava come portantino in quell'ospedale disse che il cuscino che le avevano portato da casa il sabato, migliore di quelli piatti dell'ospedale, era sparito e consigliò di toglierle la fede perché altrimenti avrebbe fatto la fine del cuscino.
Rita portò a lungo anche quella fede finché un giorno, spalando la neve, le sparì in mezzo ad essa...
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