giovedì 26 novembre 2020

Galateo questo sconosciuto: al Supermercato in tempo di Covid

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2017/06/malcostume-quotidiano-al-supermercato.html 

Riporto sopra il link ad un altro mio post di 3 anni fa.

Sempre di maleducazione si tratta.

Rispetto alla spesa precedente, sempre nel medesimo supermercato, oggi non ho dovuto arrabbiarmi dicendo a gente che ti si accosta a meno di 1 metro: "Stia lontano per favore! Mantenga la distanza consigliata!"

Segno che batti e batti quello che ripetono in televisione gli è entrato in testa finalmente!

La maleducazione registrata oggi è la solita, quella che certa gente ha connaturata insieme ad un egoismo ed egocentrismo che io ormai trovo insopportabili!

Banco del pesce. Prendo il numeretto e accosto il carrello standovi accanto a distanza di altri clienti già presenti. Una la stanno servendo, l'altro sbircia il pesce ed è evidente che ha ignorato il numero di coda.

A differenza di quanto è accaduto a me, quando in altre circostanze distrattamente non l'ho preso e chi è arrivato dopo prendendolo mi è passato avanti e peggio per me se non l'avevo preso prima, io ho aspettato che quel distratto signore fosse servito. L'attesa è stata un po' lunga perché a servire c'era solo un'anziana signora e, nel frattempo, dietro di me è arrivata una tizia dall'aspetto fine ma, come si è rivelata, affatto educata. Non sono invisibile, e nemmeno il carrello a cui ero attaccata, ma quando finalmente la commessa si è rivolta a noi chiedendo chi c'era, invece di azionare il numeratore visibile a tutti sul display, la apparentemente fine signora si è fatta avanti con il suo numerino, quando era ovvio che c'ero prima io. Forse la apparente elegante signora apparteneva alla serie di quelli che sperano che tu il numero non l'hai preso e peggio per te e ti passano avanti, anche se tu sei lì, visibilmente da prima. Ma purtroppo io lo avevo e l'ho letto a voce alta e chiara. La signora si è indispettita ed ha spinto in avanti il mio innocuo carrello con gesto alquanto sgarbato, come se all'improvviso le desse fastidio.

Cafoni ben vestiti, ma cafoni.

Ma il guaio di questo supermercato, che non nomino per non fare né buona né cattiva pubblicità, sono i maleducati all'esterno e l'assoluto non controllo dei Vigili Urbani, dei Carabinieri (che però assolvo perché fanno tante altre cose per proteggerci), ed eventualmente delle Guardie Giurate che prestano servizio sia all'interno che all'esterno del Supermercato, queste ultime però hanno delle regole contrattuali che, forse, limitano le loro competenze.

Fuori c'è parcheggio selvaggio, nonostante segnaletica orizzontale e verticale.

Oggi un vecchio (più di me che pure non sono una ragazzina) si è infilato contromano dentro il parcheggio di tale supermercato. Gli ho fatto notare la segnaletica e lui, dopo aver fatto finta di non capire o essere realmente rincoglionito, si è scusato ma intanto io non sono potuta entrare nel parcheggio che egli ostruiva con la sua auto contromano... 

In un'altra zona del parcheggio delimitato da strisce a "pettine", se pieno, niente paura, i cafoni parcheggiano "a pettine" sull'altro lato della stretta corsia di percorrenza, invadendo in parte il marciapiede pedonale coperto, rendendo difficoltosa la manovra a tutti... Ma basta che stiano comodi loro!

Infine parcheggiano sulla strada limitrofa dove è vietato parcheggiare in entrambi i lati. Bene! I maleducati parcheggiano in entrambi i lati, con il rischio che, distrattamente, aprano lo sportello all'improvviso per scendere mentre transita, necessariamente piano visto che deve passare in mezzo a due file di auto in una strada che è transitabile a doppio senso di marcia, la mia auto tranvandola letteralmente, come infatti è accaduto.





Oggi una signora stava addirittura scaricando il carrello della spesa non dietro l'auto magari, zona portabagagli, no! Accanto allo sportello, così una strada che dovrebbe essere a due corsie, per due sensi di marcia, con due file di auto parcheggiate sui due lati e un carrello accanto ad una di esse era a mala pena transitabile dalla mia auto..

Chiamare i Vigili Urbani è inutile: più di un cittadino lamenta che non rispondono al telefono..

Così la maleducazione impera e diventa pericoloso anche andare al Supermercato per chi le regole le rispetta.

Questa è una strada a doppio senso di marcia, con segnaletica orizzontale che delimita le due corsie, senza segnaletica orizzontale che indichi la possibilità di parcheggiare.
A sinistra è visibile l'uscita dal parcheggio del supermercato che da molti viene usata come entrata contromano.



mercoledì 25 novembre 2020

La collina di Buda

Il fazzolettino a sua madre aveva donato,

slamato sul bordo, il ricamo staccato,

all'angolo rimasto forma delicato fiore..

A lungo aveva guardato con dolore

le donne sui Bastioni di Buda e i loro ricami

contando i soldi che aveva fra la mani.

A sua madre un ricordo di Budapest,

da quel viaggio in un Paese dell'Est.

Scelse un leggero fazzolettino,

ne prese due.. costavano pochino.

Poco distante guardò una vetrina,

una camicia per la sua bambina..

A lungo ci pensò, i soldi contò

si fece coraggio e la comperò.

Una vita dentro di lei viveva

ma per la miseria non la voleva.

Triste ora il fazzolettino guardava,

tornato a lei conservato lo aveva,

venticinque anni prima la morte

della madre ne aveva segnato la sorte.

Sua madre ne aveva avuto cura,

con l'altro, ne era sicura,

e entrambi erano a lei tornati,

così delicati, così ornati..

Ora di quel povero dono pensato

solo questo era rimasto ..slamato,

della vita che dentro le viveva

invece nulla rimaneva.







lunedì 16 novembre 2020

DELITTI INSOLUTI

 Da: L'UNITA' di lunedì 16 gennaio del 1967

"I pratoni del Vivaro, per esempio, e la macchia che nascose i corpi dei due fidanzati Laura Pomardi ed Egidio Bergnesi. uccisi a revolverate nell'estate del 1965 da qualcuno che puo' ancora camminare per le stesse strade, per gli stessi boschi. E i maniaci che — si racconta — continuano a spiare (e spesso rapinare) le coppie che cercano rifugio, senza timore, nello stesso luogo."

 Da: L'UNITA' di mercoledì 9 maggio 1973

«Giallo» dei Pratoni: perizia su una pistola 

L'arma e stata sequestrata ad un uomo, già condannato per il porto abusivo a tredici mesi di reclusione — 

Egidio Bergnesi e Laura Pomardi furono uccisi a revolverate il 31 luglio del 1965

 II delitto ancora insoluto Torna alla ribalta il «giallo» dei Pratoni: i carabinieri hanno arrestato un uomo che si aggirava nella zona del Tuscolo, pochi chilometri dai Pratoni e da Velletri, avendo in tasca una pistola, un coltello acuminato, un passamontagna. Adesso, più che altro per scrupolo,  si e deciso d! sottoporre quest'arma ad una perizia tecnica, per capire se possa essere l'arma — una calibro 7,65 — che quasi otto anni fa uccise due fidanzati, Egidio Bergnesi e Laura Pomardi, che si erano recati in gita nella zona. Come è noto, I'assassino, o gli assassini non sono mai stati identificati. L'uomo arrestato si chiama Nello Bencivenga ed ha 48 anni. Originario di Velletri, si e trasferito adesso a Lariano, dove abita in via Colle Fiorentino 121. E' stato bloccato giorni orsono da alcuni carabinieri che stavano indagando su alcuni episodi avvenuti in località frequentate da coppiette. Dalla sua auto sono saltate fuori questa pistola automatica calibro 7,65, un coltello a serramanico, alcuni cacciaviti con la punta ricurva, capaci  cioè di forzare i deflettori delle auto, un passamontagna. Informato, il pretore di Frascati ha disposto I'immediato arresto dell'uomo. Nello Bencivenga e stato processato per direttissima e condannato a tredici mesi di reclusione. Ha raccontato di aver trovato in campagna la pistola, ma non e stato creduto. L'arma ha comunque i numeri di matricola limati e basta questo particolare per renderla sospetta, comunque non "pulita". Adesso è stata consegnata ai periti balistici, che dovranno accertare se i bossoli che furono trovati accanto ai cadaveri dei due fidanzati sono stati esplosi proprio da quest'arma. E' un controllo che viene effettuato soprattutto per scrupolo, non perché ci siano sospetti di nessun genere contro il Bencivenga. II delitto avvenne il 31 luglio 1965 in una macchia ai margini della via dei Laghi. 

Egidio Bergnesi e Laura Pomardi, che si conoscevano da bambini, fidanzati da anni, avrebbero dovuto sposarsi entro pochi mesi: furono freddati a revolverate forse da un "guardone" scoperto e minacciato dal giovane, forse da un rapinatore di coppiette. Le indagini andarono avanti per mesi ma alla fine non portarono a nessun traguardo: e è ancora mistero intorno al nome dell'assassino. 


Questo delitto è rimasto insoluto. La pistola che li uccise non fu trovata, solo dei bossoli: il bossolo rappresenta un elemento principale e portante della cartuccia. Infatti assolve la funzione di contenere il proiettile e sul fondello presenta la sede dell’innesco.

Non so nulla di balistica e riporto con il copia-incolla una definizione scarna di esso.
Non so dunque se dal bossolo si può risalire al calibro della pistola e al modello.
Gli scarsi articoli che ormai si possono trovare nel web non riportano da nessuna parte se gli inquirenti del tempo siano mai risaliti al calibro e al tipo di pistola con cui i due giovani furono uccisi.
Quando, qualche anno dopo, venne fuori la storia del Mostro di Firenze e delle laboriose indagini su quei delitti ripetitivi, chi indagava legò i delitti ad un'unica arma: una Beretta calibro 22 LR.
Dall'arma, il cui modello fu identificato con certezza, poterono accertare anche che il primo delitto, in ordine di tempo, compiuto con essa il 21 agosto del 1968 , fu quello in un primo tempo attribuito ad un marito cornuto che aveva ucciso la moglie fedifraga mentre era appartata con uno dei suoi amanti.
Ma i delitti successivi compiuti sempre con quell'arma, poi attribuiti al cosiddetto Mostro di Firenze per il modus operandi, non poterono essere attribuiti al marito cornuto essendo costui in carcere.
Le indagini svelarono un gruppetto di squallidi guardoni delle coppiette, che cercavano un poco di solitudine per vivere la loro intimità, e fra loro il maiale Pacciani.
Il modus operandi mi fece ricordare il delitto insoluto del Vivaro e mi sono sempre chiesta se gli inquirenti abbiano mai accertato se anche quei due fidanzati furono uccisi da quel tipo di arma. Ma nei resoconti giornalistici questo dato manca del tutto.
Si parla di una pistola di tutt'altro tipo che fu trovata in possesso di un indagato, ma non ho mai trovato alcuna notizia su una relazione fra i bossoli rinvenuti in loco e quella pistola calibro 7,65.
Dunque mi è rimasto un dubbio, una domanda: hanno mai accertato se per caso quei bossoli potevano appartenere ad una Beretta cal. 22 LR come quella usata per tutti i delitti attribuiti al Mostro e compagni di merende?
La gente si muove e le pistole passano di mano, come si è visto.

mercoledì 11 novembre 2020

Solitudine al terzo piano - dalla Raccolta di Novelle Parentopoli

Solitudine al terzo piano


“Vive sola. Viene solo la figlia a portarle la spesa. Non esce più. Quando ancora usciva sentivo il ticchettio dei suoi tacchi sull’impiantito quando passava nell’androne del palazzo”.
La parente che così le parlava era sola come la solitaria del terzo piano.
Due solitudini diverse, eppure per certi versi simili viste dal punto di vista di Norma.
Pensava a quella donna aspra, chiusa nel suo grande appartamento, sperduta in quello spazio ormai inutile per lei soltanto…
Aveva lottato per quel benessere ottenuto con suo marito ed ora un terremoto le aveva lasciato due ville con qualche lesione in un deserto di macerie nel luogo dove era nata e dove era triste e impossibile tornare.
Forse pensava a quei luoghi nelle lunghe ore solitarie; oppure a quel figlio andatosene troppo presto e soffrendo, poi a suo marito, che per fortuna era morto prima senza provare cosa vuol dire perdere un figlio. E lontano nel tempo a quel fratello ucciso da un autobus... La sua solitudine non era stata voluta, cercata, era capitata. 

Dura anche con i figli la ricordava Norma. 
La vita l'aveva costretta ad accumulare lutti, né quell'unica figlia rimastale era tornata per questo a vivere con lei, pur abitando nella stessa città.
Ormai anziana e nubile preferiva restare nella sua casa, acquistata tanto tempo prima.
Che silenzi viveva lassù sola con i suoi pensieri? Troppo aveva vissuto per vedere solo macerie...

Chi dava sue sporadiche notizie a Norma abitava nello stesso stabile. Parente di Norma ma non della solitaria del terzo piano.
Coscienti entrambe di quell'innominata parente comune, non si erano mai parlate.
Norma con entrambe era stata disponibile all'amore, cosciente che esso è di vantaggio per tutte le parti, ma da entrambe aveva imparato che questa sua lucida visione non era condivisa, preferendo entrambe, così distanti e diverse, l'ostilità e il rifiuto del suo affetto. Gesti, atteggiamenti e parole erano stati sempre improntati alla distanza. 
Nel caso della solitudine del terzo piano, il rancore, l'ostilità, della zia acquisita avevano radici lontane e riguardavano il padre di Norma e, in generale, tutta la famiglia di suo marito.
Nel caso della solitudine del piano terra forse si trattava di una inguaribile malata invidia.
La vita era ormai trascorsa e i solchi creati da quelle ostilità ormai invalicabili.

Con la parente del piano terra, che le dava sporadiche informazioni su quella donna che tante cose sgradevoli aveva detto su suo padre, Norma aveva laschi contatti tramite una persona cara che costituiva l'anello di congiunzione parentale fra loro.
Costei aveva costruito con accanimento la sua solitudine servendo persone egoiste ed ipocrite in piena coscienza. A Norma aveva detto di sé stessa: "Sono una serva nata". Avendo in sé questa distorta percezione dei rapporti umani, andava bene solo con chi la sfruttava. Se Norma avesse fatto lo stesso la donna si sarebbe sentita importante: facendosi sfruttare. Ma Norma non poteva accettare rapporti così degradanti e malati, buoni per gente senza dignità e priva di valori. Così aveva mal sopportato quella parente, anch'essa acquisita come la zia del terzo piano, che l'aveva fatta oggetto di critiche e paragoni con le persone a cui dava servilmente aiuto vantandone qualità inesistenti.
Causa quell'anello di congiunzione che Norma amava e da cui era amata capitava che, sia pur raramente, si trovasse a parlarci e capitava che le arrivassero echi della vita lontana di quella parente solitaria del terzo piano, che aveva in comune con la donna sola del piano terra il circondarsi di parenti bisognosi di aiuto ed interessati... 
Solitudini simili nell'ostinata ingiustizia perseguita nei loro rapporti umani.
Ci sono persone che creano intorno a sé schermi invisibili, impenetrabili a qualsiasi manifestazione di umano affetto da parte di alcune persone che rifiutano per ragioni mai nobili, se non suffragate da offese o affronti.
Nel caso di Norma le offese e gli affronti li aveva ricevuti lei da quelle due donne. Più dalla donna sola del primo piano che da quella infelice del terzo.
Infelice per forza, giacché nessuno può essere più felice se ha seppellito un figlio.
L'ostilità si manifesta con atteggiamenti, parole e anche fatti e costruisce lo schermo invisibile e rimane così fino alla morte. A lei l'ostilità di quella solitaria del terzo piano era arrivata di rimbalzo dal bersaglio che era suo padre.
"Queste due persone hanno molte cose in comune - Pensava Norma. - Non hanno umiltà, quella luce dell'intelligenza che ti fa pensare a cosa di giusto o ingiusto tu possa aver fatto."
L'aspra solitaria del terzo piano avrebbe dovuto chiedersi perché il fratello di suo marito aveva cercato di dissuaderlo dallo sposarla, invece di odiarlo per questo, covando un rancore che aveva espresso irridendo ogni cosa riguardasse quell'uomo diventato suo cognato. 
Avrebbe dovuto ricordarsi che aveva insultato pesantemente la madre e la sorella di colui che poi l'aveva chiesta comunque in sposa.
Ma quella donna non avrebbe mai potuto fare una così umile ammissione con sé stessa, dato che poi aveva ripetuto l'errore urlando insulti della medesima specie alla moglie di un altro fratello di suo marito e alla loro figlia adolescente. Era la sua natura.
Allo stesso modo l'altra del primo piano aveva paura di ammettere con sé stessa altre miserie...
Dietro certe solitudini esistono errori voluti e ripetuti quanto miserabili.






martedì 10 novembre 2020

Il principio di non-refoulement

 

Il principio di non-refoulement

La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, all'art.33, sancisce il principio di non-refoulement prevedendo che

"Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche".

Il divieto di respingimento è applicabile a ogni forma di trasferimento forzato, compresi deportazione, espulsione, estradizione, trasferimento informale e non ammissione alla frontiera. È possibile derogare a tale principio solo nel caso in cui, sulla base di seri motivi, un rifugiato venga considerato un pericolo per la sicurezza del Paese in cui risiede o una minaccia per la collettività.
Tale principio costituisce parte integrante del diritto internazionale dei diritti umani ed è un principio di diritto internazionale consuetudinario.

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SULLA BASE DI QUANTO SOPRA RIPORTATO, ALLA LETTERA, I GIORNALI DI SINISTRA COME "LA REPUBBLICA" SCRIVONO:

Respingimenti

Ma la legge internazionale vieta i respingimenti in mare

14 LUGLIO 2018     DI VLADIMIRO POLCHI

Nel febbraio del 2012 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato all’unanimità l’Italia per aver  riportato 200 profughi in LibiaMa è quello che adesso il ministro dell'Interno Matteo Salvini vuole ripetere
E OGGI "IL MANIFESTO" MI INVIA UNO STRALCIO DEI SUOI ARTICOLI FRA CUI UNO TITOLATO:

EUROPA - NAVI E AEREI DAVANTI LA TUNISIA PER FERMARE LE BARCHE DEI MIGRANTI
IL PIANO APPROVATO DALLA FRANCIA E MESSO A PUNTO DAL VIMINALE ANCHE IN FUNZIONE ANTITERRORISMO. BRIGATE ITALO-FRANCESI AI CONFINI
vi si legge:
Di fatto la Guardia costiera tunisina è chiamata a fare lo stesso lavoro che da anni svolge la cosiddetta Guardia costiera libica con i disperati che partono da quel Paese. In questo modo l’Italia e l’Europa potranno affermare di non effettuare i respingimenti vietati dal diritto internazionale, avendo delegato ad altri il compito di riportare indietro i migranti.
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ORA RILEVO VARIE AFFERMAZIONI IN CODESTI SCRITTI:1 - L'ART. 33 DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA SULLO STATUS DEI RIFUGIATI E' CHIARO: "Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate Ed elenca i motivi di codeste minacce.Ora chi si avventura a sbarcare in Europa, in primis in Italia, è accertato che è in maggioranza chi cerca di migliorare la propria condizione economica non essendo minacciato da alcuno, né per la sua vita né per la sua libertà. Avendo alla spalle solo governanti occupati ad arricchirsi che ignorano i propri cittadini e i loro bisogni di lavoro, economici, di salute.DUNQUE ALLORA COSA C'ENTRA L'ART. 33 DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA CON I RESPINGIMENTI DI GENTE CHE VUOLE ENTRARE PER FORZA IN ITALIA SOLO PER VIVERE MEGLIO DI COME VIVE NEL PROPRIO PAESE?

CERTO CHE POSSIAMO E DOBBIAMO RESPINGERLI!

Scrivere, come fanno La Repubblica nel 2018 e Il Manifesto nel 2020, che “per aver  riportato 200 profughi in Libia” oppure “i respingimenti vietati dal diritto internazionale"è scrivere fatti falsi.

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo può condannare come crede, ma il suo è un parere che non ha risvolti giuridici e un Paese ha il Diritto di decidere chi far entrare dentro i propri confini in base alle leggi che si è dato.

Scrivere la parola profughi è fatto falso, giacché chi ha stabilito che trattavasi di profughi, non risultando provenienza da nazioni in guerra?

L'affermazione generica che "i respingimenti sono vietati dal diritto internazionale" non trova riscontro nella realtà, ma è un uso distorto e fuorviante dell'art. 33 già esaminato che definisce specifiche situazioni.

Questo è il giornalismo del pensiero di sinistra in questo momento storico del nostro Paese.