In poco tempo l'Italia si è trovata immersa nella Fantascienza.
In uno di quei film apocalittici che tanto piacciono agli statunitensi con catastrofi epocali.
Ne hanno confezionati più d'uno sullo sterminio di intere popolazioni da parte dei virus.
Quello più noto è forse quello interpretato da Dustin Hoffman intitolato proprio "Virus letale", ma l'Italia oggi si trova immersa in una realtà che fino a ieri stentava ad accettare come reale, nonostante i ripetuti appelli e le ripetute spiegazioni, purtroppo contraddittorie, date dal governo attraverso tutti i media e, in particolare, la TV di Stato: la RAI.
Dato che in famiglia ho un figlio Medico Ospedaliero del Servizio Sanitario Nazionale che subito ci ha raccomandato di stare in casa ed avere meno contatti umani possibili, essendo mio marito ed io persone anziane, dunque soggetti più deboli per gli effetti letali del COVID-19, ci siamo mossi lo stretto necessario: solo per fare provviste.
Ebbene il 6 marzo, venerdì, ho messo guanti di protezione e, non avendo una mascherina, dato che mio marito le ha richieste in farmacia ma le avevano finite, ho messo un foulard di tessuto acrilico piegato doppio a coprire bocca e naso, inforcati gli occhiali e sono andata a fare la spesa.
Siamo a Sabaudia, provincia di Latina, cittadina tranquilla e non affollata nemmeno d'estate nonostante il mare. Per strada la gente camminava tranquilla come se gli appelli non ci fossero stati. In farmacia nessuno dei clienti aveva protezioni, solo le farmaciste avevano i guanti.
Mi sono tenuta ad almeno un metro da ogni persona, finché sulla porta, che si apre automaticamente, una donna si è infilata in entrata proprio mentre io uscivo senza fermarsi un attimo per farmi passare e mantenere le distanze consigliate, fermandosi per di più sulla soglia girandosi a parlare con qualcuno che era all'esterno.
Sul marciapiede, davanti ad un negozio di frutta, un gruppetto di persone vicinissime le une alle altre stazionava chiacchierando e bloccando il passaggio. Sono passata in mezzo alla strada per non sfiorarli.
Al Supermercato ero l'unica che mostrasse un minimo di protezione. Qualcuno mi ha guardato fra il sospettoso e l'interrogativo. Mi sono tenuta a distanza da ogni persona, rinunciando a comperare la pizza visto che al banco del pane la gente era aggruppata anche se in poche persone e c'era spazio.
La guardia giurata di turno, nel suo giro, si è fermata due volte a mezzo metro da me guardandomi con aria interrogativa. Ho scantonato da lui per ripristinare la distanza minima consigliata di un metro.
Le cassiere erano tutte senza mascherina e guanti, pur essendo le più esposte in assoluto.
Ero io l'aliena o lo erano loro?
Sono uscita chiedendomi dove sono finite le mascherine che in farmacia risultano esaurite visto che per le vie di Sabaudia non ne ho vista nemmeno una?
Ieri leggo su un giornale locale on-line che il medesimo supermercato aveva delle file in ingresso perché facevano entrare uno alla volta! Dal 6 al 9 hanno capito?
Da: News24.it SABAUDIA – Coronavirus: a Sabaudia tutti in fila al supermercato, entra uno alla volta. Primi effetti del nuovo decreto del Governo sulla vita di tutti i giorni in provincia di Latina. Un noto supermercato di Sabaudia ha infatti imposto ai clienti l’ingresso uno alla volta per fare la spesa. Un provvedimento necessario sia per la tutela della salute dei clienti che dei lavoratori del supermercato. In ogni caso gli acquisti si stanno svolgendo in maniera ordinata e senza particolari tensioni.
D'accordo, io ho studiato Medicina e dato degli esami di tale Corso di Studi, ho un figlio Medico con 25 anni di anzianità di Laurea, con due Specializzazioni e specifica conoscenza sul polmone, e forse per questo ho capito prima il pericolo... Ma senza l'imposizione governativa possibile che la maggior parte della gente che ho visto girare non avesse capito? Questo può forse spiegare l'orrore in cui è precipitata per prima la LOMBARDIA?
Ma non spiega perché proprio l'Italia, così lontana dalla Cina dove sicuramente il COVID-19 si è sviluppato, sia stata così diffusamente infettata. Soprattutto alla luce di quanto pubblicato dal New England Journal of Medicine su una lettera firmata da vari medici tedeschi che rivelano che il primo infettato in Europa è un tedesco di 33 anni.
Di certo ha giuocato un ruolo fondamentale nella diffusione la sottovalutazione da parte NON DEL PERSONALE SANITARIO, ma della POLITICA, almeno di una parte di essa che condiziona in questo momento il Paese: i Partiti al Governo.