In questi giorni capita che mi sieda davanti al televisore anche di pomeriggio e così, girando di canale in canale, ecco apparire una commedia in bianco e nero, una di quelle splendide commedie che tanti anni fa andavano in onda il venerdì sera, con splendidi attori di Teatro!
Il lavoro teatrale era già cominciato e sulla scena ho riconosciuto subito Giancarlo Sbragia. Come era bello! Almeno per me, che della bellezza maschile amo quello che da dentro la mente si manifesta fuori: nell'espressione del viso, nell'intelligenza dello sguardo, nell'eleganza contenuta del gesto...
Giancarlo Sbragia mi capitò di incontrarlo tanti anni fa in Via del Corso: era fermo sul marciapiede, forse aspettava l'autobus. La gente sciamava intorno senza riconoscerlo giacchè aveva un'aria defilata, grigia direi, senza nulla del narcisismo di tanti attori che ne svela la presenza perché vogliono apparire. Lui non voleva apparire affatto nel suo abito qualsiasi, lo sguardo anonimo, una mano in tasca a cercare qualcosa nella tasca della giacca di un abito non perfettamente stirato... qualsiasi. Ma il viso dai tratti sensibili rivelava un quid che poi in Teatro lo avrebbe trasformato in uno dei tanti personaggi che ha interpretato.
Il figlio, Mattia, bravo anche lui, mi spiace ma non è bravo come era lui.
Nella commedia, che non ho riconosciuto subito, recitava nel suo modo perfetto e misurato e la telecamera consentiva, a differenza del Teatro in cui gli attori sono sempre un poco distanti dallo spettatore, di vederne il volto da vicino e l'espressione.
L'attrice che recitava in quella scena con lui era un viso per me già visto, ma non mi è noto il nome.
Dopo poco ho detto: "E' Cechov..." Ma ancora non avevo ricordato il titolo della commedia. Poi mi è venuto: Il Gabbiano. Che non è una commedia, ma un dramma.
E' apparsa poi in scena una giovanissima e bellissima Ilaria Occhini.
Anche questa attrice mi è capitato di incontrarla per caso: era buio, circa le h. 20:00, in una stradina mal illuminata del centro di Roma dalle parti di Largo Argentina; con una mia nuora stavo recandomi al Teatro Flaiano, dove non ero mai stata, per assistere ad uno spettacolo a cui tenevo molto di Lucia Poli ispirato a Dorothy Parker, giornalista e scrittrice di cui avevo letto un libro di racconti e che mi aveva colpito per lo stile con cui narrava la verità di certe tipologie umane.
Camminando faticosamente in fretta sui sampietrini con i tacchi, cercavamo il Teatro temendo di non arrivare in tempo per lo spettacolo. La strada era deserta, ma ecco che ad un tratto una signora che portava a spasso il cane veniva in senso contrario al nostro: subito le ho chiesto cortesemente se mi sapeva indicare dove era il Teatro Flaiano ed ella, una donna fine e più anziana di me il cui viso rimaneva un poco in ombra per la fioca luce della via, mi ha risposto con voce chiara e tono alto: "Più avanti a destra signora!" Ho frettolosamente ringraziato girandomi verso il mio cammino, mentre lei riprendeva la sua passeggiata tenendo il guinzaglio del suo cane nel senso opposto al mio, e in un istante l'ho riconosciuta, un istante dopo aver sentito la sua bella chiara voce avermi risposto quasi declamando.
Ed eccola nel dramma Il Gabbiano recitare il personaggio di Nina, colei che allegoricamente è Il Gabbiano, simbolo del volo libero..
Ma Nina, nel suo anelito di libertà, riuscirà si a fare l'attrice come desiderava, ma finirà vittima di sé stessa prigioniera di un sentimento umiliante per un uomo falso ed egoista.
Ed ecco Gianrico Tedeschi nella parte del Consigliere Effettivo e zio di Konstantin, interpretato da un giovane Gabriele Lavia, sempre perfetto nelle parti di personaggi tormentati.
Che meraviglia di interpreti! Che Teatro! Ma ecco che le scritte mi ricordano che la Regia di questo allestimento del 1969 è di Orazio Costa Giovangigli! Eh! Ti credo che è una meraviglia!
Entra in scena nientemeno che Mario Feliciani! Che voce stupenda! Che recitazione perfetta! Quanti lavori ho visto in TV interpretati da questo grandissimo attore!
In Teatro non mi è mai capitato di veder recitare né Gianrico Tedeschi, altro attore inconfondibile ed unico, né Mario Feliciani. Mentre Gabriele Lavia l'ho visto in Teatro nell'allestimento di un suo "Amleto" di cui curava anche la regia. Un "Amleto" edipico, che si rotolava sulle tavole del palcoscenico in preda alla sua pena per l'immonda figura materna che tormenta la sua psiche.
Infine una bravissima Proclemer vista sia da molto vicino, andare verso il bar dell'ormai scomparso cinema Mazzini, dove andavano tutti gli attori e i lavoratori della sede RAI di via Asiago a Roma e noi studenti del "Francesco Ferrara" di via Caposile, sia in Teatro con uno stupendo Gabriele Ferzetti in "Chi ha paura di Virginia Wolf?".
La RAI non aveva un bar interno credo, perché attori, cantanti e presentatori, in quegli anni in cui frequentavo la Scuola Superiore di Secondo Grado, venivano tutti in questo bar, soprattutto la mattina e all'ora dell'uscita dalla scuola.
Proclemer vista da vicino era piccolina anche se portava tacchi all'italiana di almeno 8 cm., come Giancarlo Sbragia, anch'egli un uomo di circa m. 1,67 di altezza, mentre Ilaria Occhini era una donna sul m. 1,65.
E con questi ricordi vi lascio...