sabato 12 dicembre 2020

Un libro assurdo, di maniera, penoso



Ci sono libri letti in gioventù che riletti, quando l'esperienza di vita ti ha svelato la realtà, trovi ancora più veri, ed altri che ti appaiono infantili, tanto sono privi di spessore reale. Accetto l'irrealtà solo dai libri di fantasia o di fantascienza, non da libri che parlano di psicologia umana. Leggo dall'alto dei miei 74 anni di vita e questo libro trovo che è infantilmente irreale, perché l'Autore pretende di far vivere dei ragazzi liceali, rendendoli reali, chiamando i loro nomi in un Appello e facendo raccontare loro i personali guai in classe, davanti a tutti, in una Psicoanalisi di Gruppo, piuttosto che fare lezione. Le figure che ne vengono fuori, lungi dall'uscire vive dalla pagina, sono "bidimensionali", di maniera, irreali. L'elenco dei loro dolori è un elenco, come una deposizione sciorinata davanti a tutti. Casi di maniera come la giovane che ha abortito, il ragazzo che deve dividersi fra due genitori e i loro problemi psicologici più o meno gravi ecc.. Lo scrittore non è riuscito a far sentire le pieghe del loro dolore, le sfumature.. Solo un elenco. Irreale la situazione: non credibile che ragazzi di quell'età possano accettare di parlare di cose intime davanti all'intera classe. Irreale la figura del Preside: impensabile che un professore possa rivolgersi al suo superiore con "lei è una gran testa di cazzo" e che un Preside, per di più laureato in Filosofia, non abbia mai sentito parlare de "La Rosa Bianca" e chieda come un idiota "cosa è". Stupisce che lo scrittore sia di professione un Professore di Scuola. A dir poco ardite le similitudini che fa con la fisica dei quanti e le vicende umane. Libro penoso. Unico merito: scritto con buona sintassi. Voto 2