giovedì 29 aprile 2021

100° Anniversario della Conferenza di Sanremo presso il Castello Devachan

 Mentre scrivo è ancora in corso su RAI 2 la celebrazione a Sanremo di un evento storico: la Conferenza dei potenti dopo la fine della Prima Guerra Mondiale che sancì il Diritto degli Ebrei di avere un loro Stato in Palestina, rispettando la Storia e, allo stesso tempo, creando un focolare ad un popolo discriminato ovunque, tranne che negli USA. 

Credo che il sionismo, cioè il desiderio di creare uno Stato di Israele nella Terra di Sion, sia nato proprio da questa discriminazione continua di chi era ebreo, in qualunque Nazione fosse nato. 

Tutto questo sembra nasca dal comportamento dei seguaci del pensiero del predicatore Gesù Cristo, i quali, ritenendo il Nazareno Dio in Terra, hanno demonizzato gli ebrei che hanno continuato a ritenerlo solo uno dei predicatori che al tempo giravano per la Giudea, come il cugino di Gesù Giovanni, detto il Battista per il suo rito di lavare simbolicamente con l'acqua corrente del fiume Giordano il capo a chi voleva purificarsi. Rito che operò anche sul cugino Gesù.

In particolare la Chiesa di Roma, cattolica, ispirandosi al dettato cristiano, ha alimentato questo discrimine verso chi era ebreo. La cosa è continuata anche dopo lo scisma della Chiesa d'Oriente, infatti l'antisemitismo è diffuso in Russia, Polonia, Lituania: Paesi che in Italia definiamo dell'Est Europeo. Molto di quello che scrivo l'ho scoperto leggendo i libri di Amos Oz, scrittore israeliano di recente scomparso che ho molto amato. 

L'orrore di quello che ha fatto il mostro Hitler e i suoi seguaci, in primis l'italiano Mussolini, ha costituito la spinta finale verso una soluzione di una questione inaccettabile nel mondo che vuol dirsi civile: un focolare per chi, ebreo, volesse uno Stato rifugio che fosse una garanzia dei suoi diritti, qualora negatigli nel Paese in cui la sua famiglia vive da generazioni.

L'Ambasciatore israeliano in Italia è stato lo sponsor di questa manifestazione commemorativa di un evento storico ed ha parlato, meravigliandomi, facendo un poco di fatica sui vocaboli italiani, cosa che non mi sarei aspettata essendo stato scelto appunto per la sede diplomatica italiana.

Ho molto apprezzato la bella cantante israeliana e la presentatrice della manifestazione, la nostra giornalista Annalisa Chirico.


VILLA CASTELLO DEVACHAN

venerdì 16 aprile 2021

Lettera ad un'amica che sta morendo

 Mi dicono che non senti più, sembra tu capisca rispondendo con il gesto di una mano se ti parla tua sorella...

Ma da qualche tempo sei così: a letto, immota, debbono cambiarti come un bimbo appena nato. Sembri ormai altrove ma non sei in coma. Ti lamenti dicendo: "Ohi, ohi..."

Cosa ti sta portando via non si sa... Hai 86 anni e ognuno di noi ha un orologio biologico, forse il tuo si sta fermando lentamente.

Vorrei venire nella tua città a salutarti... Ma so che è inutile perché sei ormai in un limbo in cui non posso raggiungerti. Ti saluto così, da lontano...

Ti voglio bene e tu ne hai voluto a me. In comune avevamo gli stessi valori. Eri bella da giovane, una bella mamma di tre figli , così diversi fra loro...

La vita ti ha dato grandi dolori: la tua stupenda nipotina dai capelli biondi, così perfetta, così bella, così educata, con cui ho mangiato un giorno insieme a te , al tuo intelligente e garbato sposo, al fratellino e a mio marito, se n'è andata per sempre in modo crudele...

Non so pensare a quanto hai sofferto Cara Elia, e avevi già avuto  l 'insulto del destino: mi hai mostrato un intero album delle foto della tua bella e giovane nuora morta di botto mentre stava ridendo...

Eppure non hai perso la Fede. Meglio così dolce Elia.

E come eri attiva: ti piaceva guidare, avere la tua autonomia, ed era il tuo cruccio non poterlo fare più dopo l ' ictus di alcuni anni fa, ma tu ti eri ripresa con la tua dolce e ferma volontà e avevi guidato di nuovo.

Che strazio non poterti salutare. Ti saluto così, cara dolce Amica mia.

Rita

domenica 11 aprile 2021

Disconoscimento di paternità mai avvenuto nel caso Magliacani come nel caso Pipitone

https://www.quotidianodellumbria.it/quotidiano/storia/storia-ditalia/ballerini-pan-un%E2%80%99altra-coppia-di-%E2%80%9Camanti-diabolici%E2%80%9D

Per Paolo Pan, autore riconosciuto dell’omicidio, nel gennaio 1996 arriverà la grazia del Presidente della Repubblica Scalfaro.

"...una fanciulla che di cognome fa Magliacani, ma par che sia figlia di Paolo Pan. E il Magistrato Carlo Nordio scrive: “Motivato anche (il provvedimento di clemenza) dal perdono concesso dalla figlia della vittima che peraltro non era affatto del povero Magliacani. Così, la figlia perdonava il padre naturale per aver ucciso quello legittimo in quanto marito della madre”. Insomma, una “contorsione” umano – anagrafica, andata ad arricchire il canovaccio della tragedia.

PER SAPERNE DI PIU', oltre all'articolo del Quotidiano dell'Umbria del 2018 riporto il link di un mio post del 2016

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/06/storie-nere-franca-ballerini-e-paolo-pan.html

Mi sono sempre chiesta come mai l'unico sopravvissuto della famiglia Magliacani, il fratello del povero Fulvio, non si sia opposto alla Grazia comminata da Scalfaro all'assassino Paolo Pan.
Forse nel 1996 era morto anche lui come i due poveri genitori della vittima?
La figlia della vittima, Stefania Magliacani, mai disconosciuta, aveva 26 anni quando ha dato l'assenso.
Questo farebbe pensare che lei abbia creduto a quanto aveva detto sua madre durante il processo: che lei in realtà era figlia dell'assassino e non della vittima di cui portava il nome.
Altrimenti perché mai concedere all'assassino di suo padre di uscire di galera riacquistando la libertà?
Esiste comunque la prova principe che toglie ogni dubbio: il DNA.

Un altro caso in cui non vi è allo stato disconoscimento di paternità, nonostante la pubblica ammissione della madre e del padre naturale di chi sia la bimba, è quello altrettanto tragico di Denise Pipitone.
Mentre i due genitori si mostrano senza filtri anche nel processo intentato contro la figlia legittima di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise, indicata dalla madre della bimba scomparsa come rapitrice della sua bambina per odio verso il frutto del doppio adulterio, tutto il mondo continua a chiamare la povera innocente con il cognome del marito tradito: Pipitone, il quale non ha intrapreso alcun procedimento di disconoscimento di paternità.

Ma cosa dice la Legge sul procedimento di disconoscimento di paternità?

Dal sito STUDIO CATALDI
di Giovanna Molteni - Cos'è l'azione di disconoscimento della paternità, chi può proporla e quali termini bisogna rispettare.

La legittimazione a proporre l'azione per il disconoscimento della paternità compete esclusivamente ai seguenti soggetti:

  • il marito
  • la madre
  • il figlio divenuto maggiorenne
  • un curatore nominato dal giudice, assunte sommarie informazioni, su istanza del figlio minore che ha compiuto i quattordici anni o, se si tratta di figlio di età inferiore, del pubblico ministero o dell'altro genitore
  • i discendenti o gli ascendenti del presunto padre o della madre se questi sono morti e non è decorso il termine per esercitare l'azione
  • il coniuge o i discendenti del figlio morto senza aver promosso l'azione.

Legittimazione passiva

In ogni caso, nel giudizio di disconoscimento il presunto padre, la madre e il figlio sono litisconsorti necessari.

Ciò comporta che se una parte è minore o interdetta o minore emancipato o maggiorenne inabilitato, l'azione va proposta in contraddittorio con un curatore nominato dal giudice.

Se, invece, il presunto padre o la madre o il figlio sono morti, l'azione va proposta nei confronti dei soggetti legittimati ad agire in loro vece o, in mancanza, da un curatore nominato dal giudice.

I termini per proporre l'azione di disconoscimento della paternità

L'azione di disconoscimento di paternità può essere esercitata solo entro termini ben precisi, che variano a seconda di quale sia il soggetto che la propone.

In particolare, la madre deve esercitare l'azione nel termine massimo di sei mesi decorrenti o dalla nascita del figlio o dal giorno in cui è eventualmente venuta a conoscenza del fatto che il marito, al momento del concepimento, era affetto da impotenza di generare. In ogni caso l'azione non può più essere esercitata una volta che siano decorsi cinque anni dalla nascita.

Il marito, invece, può disconoscere il figlio entro massimo un anno, decorrente o dal giorno della nascita (quando egli si trovava al tempo di questa nel luogo in cui è avvenuta) o dal giorno in cui ha avuto conoscenza della propria impotenza di generare o dell'adulterio della moglie al tempo del concepimento (se prova di averli ignorati prima) o dal giorno di ritorno nel luogo in cui è nato il figlio o nella residenza familiare (se il giorno della nascita si trovava lontano da tali luoghi) o, infine, dal giorno in cui ha avuto notizia della nascita del figlio. In ogni caso l'azione non può più essere esercitata una volta che siano decorsi cinque anni dalla nascita.

Per i discendenti o gli ascendenti della madre o del marito, il termine per l'esercizio dell'azione inizia a decorrere dalla morte del presunto padre o della madre o dalla nascita del figlio se si tratta di figlio postumo o dal raggiungimento della maggiore età da parte di ciascuno dei discendenti.

L'azione di disconoscimento della paternità è invece imprescrittibile per il figlio.

Sospensione del termine

In alcuni casi, il termine per promuovere l'azione di disconoscimento di paternità resta sospeso. In particolare si tratta delle ipotesi in cui chi intende agire:

  • si trova in stato di interdizione per infermità di mente,
  • versa in condizioni di abituale grave infermità di mente, che lo renda incapace di provvedere ai propri interessi.

La prova del difetto di paternità

Chi esercita l'azione per il disconoscimento della paternità è ammesso a provare che, tra il figlio e il presunto padre, non sussiste rapporto di filiazione.

A tal proposito va innanzitutto detto che la paternità non può essere esclusa dalla sola dichiarazione della madre.

In generale, se è vero che la prova può essere data anche attraverso testimoni, il mezzo più sicuro è rappresentato dall'esame del DNA, che è in grado di stabilire, senza dubbi, se la paternità del figlio è accertata o disconosciuta.

In conclusione trovo che la questione sul piano legale è meno semplice di quel che sembrerebbe. Nei 2 casi che la triste cronaca ci presenta mi sembra di capire che il fratello di Fulvio Magliacani, non essendo un discendente né un ascendente della vittima, come erano i genitori, non avrebbe potuto, anche volendo, togliere il cognome e tutti i benefici ereditari conseguenti alla figlia della Ballerini. Il codice civile, infatti, considera il fratello un parente collaterale. L'ultimo genitore della vittima, ascendente, il padre, è morto nel 1992, quando la nipote "negata" aveva 22 anni, eppure il "nonno negato" dalla Ballerini non ha inteso intraprendere l'iter per il disconoscimento della paternità del suo figlio ucciso, pur avendone avuto il tempo per 5 anni, dal momento in cui la madre ha dichiarato non essere il padre suo marito ma Paolo Pan.
Mi sono meno chiari i tempi di prescrizione. Ma credo di aver capito che il padre presunto è legittimato ad avviare il disconoscimento di paternità dal giorno in cui ha avuto conoscenza dell'adulterio della moglie, fatto che può avvenire anche quando il figlio è ormai adulto.
Da quel giorno in cui può dimostrare di averne avuto consapevolezza decorrono i 5 anni di prescrizione.

mercoledì 7 aprile 2021

Il triste caso di Mario Biondo

 https://lm.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.raiplay.it%2Fvideo%2F2020%2F12%2FMario-Biondo-da-Chi-lha-visto-la-prova-che-riapre-il-caso---Chi-lha-visto---02-12-2020-6ae0f3fa-78eb-4e2c-a014-67cd47aa11ec.html&h=AT0UOXMn5HYDgZujqjAT5hREMrSGoF8UjabVc6l_Zl8lYIomnVEfGRblZdrIDeYN2dogUcopN1VUolINX-8p_HtH2vCWDT7l9W0hUUdbTLw9dbL6buy1GFyebsl2OADyJTZeB4qc5K3r9pXbxng

E' per me molto doloroso scrivere di questo caso che conosco da quando uscì sui giornali dopo la morte tragica di questo bellissimo giovane uomo il 30 maggio 2013 a Madrid.

Inoltre è penoso pubblicare le immagini del suo cadavere così come fu fatto ritrovare, perché guardarlo in quella sua inerme e tragica postura mi sollecita un senso di pietà misto al pudore del rispetto che si deve alla persona resa inerme dalla morte.

Per questo penso quanto deve essere grande e lacerante il dolore dei genitori e dei fratelli.

La madre è un vulcano di dolore che grida il diritto alla Giustizia accanto al padre piegato dallo stesso strazio di aver perso quel figlio bellissimo con una professione come era stata la sua e che lo portava anche al'estero.

La scena del crimine, senza essere poliziotto o medico o medico legale, appare immediatamente anomala se si vuole, come si è voluto, interpretarla come un suicidio. Secondo gli inquirenti spagnoli egli è morto impiccato.

Un uomo giovane e prestante è appeso ad una libreria per una lunga morbida sciarpa chiamata "pashmina" che, come è visibile, gli passa sotto il mento, lasciando libero il retro del collo, non essendoci nodo scorsoio. Per autostrangolarsi in questo modo non ha usato sgabelli, anche perché la sciarpa altrimenti non avrebbe potuto rimanere nella posizione che vediamo, ma si sarebbe sfilata, visto che passa solo sotto il mento. Tutti gli impiccati pendono con i piedi non a terra, ma questo uomo si sarebbe impiccato con i piedi comodamente poggiati, le gambe distese...

NOTE SULL'IMPICCAGIONE
L’impiccamento rappresenta una forma di asfissia provocata dalla compressione del collo da un laccio fissato ad una estremità e stirato verso il basso dal peso del corpo, completamente o incompletamente sospeso.
Un laccio (corda, cinghia, lenzuolo, asciugamani, ecc.) viene in genere fissato con un estremo ad un punto elevato, l’altra estremità viene annodata ad ansa fissa o median­te nodo scorsoio. L’individuo si pone in una posizione più alta rispetto al suolo (ad esempio, salendo su una scala), fa passare il capo dentro l’ansa (ponendo quindi il cappio intorno al collo), e si abbandona nel vuoto.
L’impiccamento si dice completo se il corpo è interamente sospeso nel vuoto, incompleto quando una parte è in contatto con il suolo. Se il nodo è posto in corrispon­denza della nuca è detto tipico, al contrario atipico se si trova in posizione laterale o anteriore.

Il punto è che NON C'E' NODO, come si vede.
Il secondo punto è che, pur passando la sciarpa solo sotto il mento, dietro il collo c'è un solco profondo come davanti!
Provocato da cosa?
Il magistrato spagnolo, che si è tenuto nel cassetto per 2 anni la foto di routine effettuate al momento che la polizia ha fatto i rilievi, non se lo è chiesto.


Il solco davanti nel collo scoperto e la sciarpa che lo avrebbe provocato.




Retro del collo con i capelli di lato.
Queste foto viste, come da testimonianza riportata dalla trasmissione "Chi l'ha visto?", erano sparite dalla documentazione trasmessa ai magistrati italiani. Perché?


Negli inevitabili spasmi dello strozzamento fino a morire il robusto corpo di un uomo giovane  e forte non ha provocato la caduta nemmeno di un ninnolo della libreria.



Sulla tempia di Mario c'è una ferita e sulla fronte un'ecchimosi, che gli inquirenti hanno ignorato esattamente come il solco sul retro del collo che la sciarpa lasciava libero.



Chi ha messo su questa macabra messa in scena ha trascurato molti particolari.