Garcia Lorca ucciso perché "socialista, massone e gay"
Il grande poeta e drammaturgo spagnolo Federico García Lorca (1898-1936) fu ucciso perché era "socialista, massone appartenente alla loggia Alhambra" e "praticava l'omosessualità e altre aberrazioni". L'autore di 'Romancero Gitano', il cui corpo non è stato mai ritrovato in una fossa comune di Alfacar, fu assassinato, insieme ad un'altra persona, dopo "aver confessato".
E' quello che si legge in un documento della polizia franchista di Granada, redatto il 9 luglio 1965, 29 anni dopo la fucilazione di García Lorca da parte delle truppe falangiste all'inizio della guerra civile spagnola. Il documento inedito con la versione franchista della morte del poeta, come riferisce la stampa spagnola, è stato ritrovato dall'emittente radiofonica Ser e dal sito Eldiario.es.
Il documento fu compilato dalla terza brigata regionale di investigazione della polizia di Granada, città dove trascorse l'adolescenza e dove tornò subito dopo lo scoppio della guerra civile. García Lorca fu fucilato da militanti franchisti all'alba del 19 agosto 1936 e gettato in una tomba senza nome a Fuentegrande de Alfacar nei dintorni di Víznar, vicino Granada.
Si tratta di un documento di notevole importanza storica, sottolinea la stampa spagnola, perché di fatto presuppone il riconoscimento, per la prima volta, da parte della dittatura del generale Francisco Franco dell'assassinio dell'autore di 'Poeta a New York'.
Il documento fu preparato dalla polizia nel 1965 per rispondere alla petizione della giornalista francese Marcelle Auclair, che aveva inoltrato presso l'ambasciata spagnola a Parigi. La petizione fu trasmessa al ministro degli Esteri dell'epoca, Fernando María Castiella, il quale sollecitò il collega ministro dell'Interno di avviare una ricerca negli archivi per cercare documenti sulla morte del poeta.
Ora ditemi voi se in un Paese civile si può essere privato della propria libertà personale, tradotto in questura e fucilato "perché omosessuale, socialista e massone".
La Spagna di appena 85 anni fa agiva allo stesso modo dei Talebani afghani oggi.
Il film che da il titolo a questo post è un gioiello che ho visto per caso su una rete TV privata che si chiama Canale 21
Ho iniziato a vederlo che era già cominciato ed essendo un film spagnolo, che mi ha catturato subito come spesso mi accade per i film europei, non ho pensato subito che sotto i panni del vecchio Galapago, in questa versione italiana tradotto "Tartaruga" (era molto meglio Galapago), ci fosse chi ho riconosciuto nonostante il trucco lanoso di barba e capelli incolti: Nino Manfredi. Mi sembrava, ma il film era spagnolo... Dunque.. Invece quando il lanoso trucco è stato tosato è venuto fuori proprio Nino Manfredi. Ho letto poi che è stata la sua ultima interpretazione: spettacolosa interpretazione. Ho letto anche che è stato doppiato, non so in quale versione giacché in questa che ho visto oggi la sua inconfondibile voce c'è, solo che il personaggio non parla per buona parte del film, per questo non l'ho riconosciuto subito coperto di pelume abbondante. Però la sua bocca e le poche parti che si vedevano del suo volto di fatto mi hanno subito condotto a lui, sia pure con qualche perplessità per i motivi che ho detto.
Una storia poetica, bravo ed espressivo l'attore spagnolo che interpreta Joaquin: l'uomo che appena 17enne raccoglie un giovane ferito vicino ai luoghi dove nel 1936 i fascisti di Franco uccisero crudelmente ed insensatamente il Poeta. Lo nasconde e lo cura, cerca un medico per lui ma due fascisti gli dicono che era un comunista ed è stato ucciso. Lo richiamano al fronte, deve partire per il nord, allora lascia il giovane ferito e immemore sulla porta di un convento di suore, l'unico possibile rifugio e cura per lui. La sua anima buona e umanissima sente di averlo abbandonato, invece che salvato, e dopo tanti anni torna a Granada e lo cerca. Alcuni segnali fanno pensare che egli sia Federico Garcia Lorca, miracolosamente scampato alla fucilazione, traumatizzato per sempre.
Un gioiello di film, con recitazione perfetta e sensibile, ottima regia, e musica che non sovrasta ma accompagna le emozioni che suscita la storia. Scopro poi che è di Ennio Morricone...
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