In ricordo di una morta
Se la natura mia è la bontà oggi mi ritengo cattivissima perché con la vita ormai alle spalle ho chiuso i conti di essa e non posso che essere serenamente severissima verso tante miserevoli persone, troppe, che ho incontrato nel corso di questa vita e che hanno dato spettacolo di sé e della propria inutile, stupida cattiveria.
Non ho pietà per queste persone anche quando scopro che sono morte.
Moriamo tutti e dunque a costoro non è successo nulla che non sia accaduto a persone migliori di loro e che non accadrà anche a me.
Scopro l'ennesima morte, avvenuta sembra pochi anni fa, di una di queste miserevoli persone. Non solo non provo pietà, ma nel ricordare i pochi scarsi incontri che ho avuto con questa persona provo una gelida cattiveria, proprio perché ormai quella vita è conclusa: è tutta lì, nulla si può aggiungere e togliere, ed è meschina e miserevole.
La ricordo allegra e mattacchiona: una volta si mise a ballare a gambe in aria, scoprendo le sue lunghe gambe. Non lo faceva nessuno, soprattutto al suo paese di agricoltori, ligi alle regole comportamentali imposte da una cultura contadina ispirata ai principi dell'educazione cattolica. Chi le aveva dato mai quello spirito un po' pazzo? In paese dicevano che lo aveva preso dai Carloni, la famiglia del vero padre, un bell'uomo di cui la madre era innamorata pazza, tanto che persino i ragazzini del paesino quando citavano le coppie note di innamorati citavano il nome di sua madre accostandolo a quello di Stefano Carloni, in assoluta innocenza e io mi chiedevo perché visto che quella donna un marito lo aveva.
Beata innocenza! La mia che non capivo, essendo bambina anch'io, e mi ponevo solo il quesito logico senza malizia alcuna, e quella dei bambini del paesetto che innocentemente ripetevano quello che sentivano a casa senza malizia alcuna.
Poi capitò che, ignorata da mio zio Stefano, assistetti ad un incontro chiaramente sessuale fra lui e la madre di quella di cui oggi ho appreso la morte, senza capirne il significato, ma che è rimasto nella mia memoria anche visiva, perché la bimba che ero ne fu colpita per la sua immagine inconsueta.
Più grande capii quello a cui avevo assistito ignorata dai due presi dalla fregola. Mai ignorare i bambini pensando che non capiscono: non capiscono lì per lì... Ma registrano e quando avranno gli strumenti per capire capiranno..
Poi ebbi altri input dalle chiacchiere di paese e capii che il marito della madre di questa miserevole persona, che oggi apprendo essere morta da pochi anni, era assolutamente cosciente di essere un cornuto, ma fingeva di niente.
Chissà se ha mai avuto il dubbio che la morta di cui sto scrivendo fosse sua figlia o figlia di quel mio zio.. Di certo al cornuto lei non somigliava come invece suo fratello. Ormai è morta, ma suo figlio potrebbe togliersi lo sfizio di farsi fare il DNA comparandolo a quello di un discendente dei Carloni e, per controprova, con quello del fratello di sua madre, se ancora in vita, oppure uno dei figli di questo zio materno... Potrebbe scoprire che quello che chiama "mio nonno" non lo è che sui documenti ma non nei geni.
Mi è capitato di vedere il filmato del cornuto che conduce tutto tronfio sua figlia all'altare. Che squallore.
Cosa so di questa tizia: forse aveva tre anni più di me, dunque se è morta da pochi anni è morta all'età che io ho presentemente.
Che ricordi ho: amava prendere in giro con nomignoli passati da madre in figlia, nella sua mentalità rozza e furbesca. Una stupida presa in giro per me che ero cittadina e capivo e compativo. Lo ha fatto anche insulsamente, sul nulla, per compiacere una donna piena di livore verso mio padre, e di conseguenza verso di me, perché queste rozze mentalità inglobano nei loro risentimenti interi nuclei familiari.
Ho sempre considerato con distacco un mondo che mi sfiorava ma che non mi apparteneva, ma ciò non toglie nulla all'intenzione miserevole dell'agire di questa morta.
Un giorno, ero sull'autobus, e l'ho vista uscire trafelata da un palazzo di un quartiere elegante e mi sono ricordata che, parlando con gente non lontana da dove io ero, aveva detto di andare a fare la domestica ad ore in case di ricchi che "avevano sette, otto bagni"! Era già sposata e, grazie ad un mio parente che aveva sposato una sua cugina, aveva ottenuto un portierato. Notizie che mi arrivavano da mio padre o da suoi parenti. Una di questi mi disse che il figlio della morta di cui scrivo aveva dato fuoco ad un pagliaio nei suoi giochi scervellati estivi nel paesetto d'origine di sua madre. E che per rimediare al danno i genitori lo avevano comprato...
Altro non so ricordare... Ah, sì! Prima di sposarsi amoreggiava con il postino del paese: un giovane bello, dagli occhi verdi. Le malelingue, come la sua, raccontavano ridendo che in un assalto lui le aveva rotto la collanina che portava al collo e le perline di vetro o plastica si erano sparse in terra...
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