Capitolo III
Ecco, era arrivata finalmente.
Suonò al citofono, il cancello si schiuse, imboccò il viale in leggera discesa, circondato da un quieto verde e curato giardino, come le era stato indicato da chi aveva risposto.
Di solito si fermava al parcheggio più in alto per entrare dall'ingresso principale del piccolo edificio ma, sentito il suo nome, chi l'aspettava le aveva detto di scendere nella parte più bassa di esso dove c'era un altro parcheggio che girava intorno alla base della costruzione.
In fondo ad attenderla c'era il giardiniere, factotum da quando c'era stata una Madre Superiora da poco sostituita da una nuova, sicuramente migliore, inviata dal suo Ordine lì dal Belgio, dove avevano un'altra Casa di Riposo.
Notò che era meno rozzo, ben messo e che si era fatto crescere la barba. Le indicò di mettere l'auto in un punto in cui, da sotto il portico, poteva essere più vicina all'ascensore. Fu gentile e rispettoso chiedendole: "La porta via lei?" Alla sua risposta affermativa disse: "Pensavamo venisse con un'ambulanza." L'ansia aumentò: "Perché non è trasportabile in auto?" Chiese smarrita. Lui disse che poteva essere trasportata anche in auto ma che sdraiasse il sedile accanto al posto di guida; al resto avrebbe pensato lui, l'avrebbe scesa in ascensore sulla poltrona a rotelle.
Nonostante il tatto dimostrato da quell'uomo che si era di molto ingentilito da quando lei, che lo vedeva molto raramente, l'aveva visto l'ultima volta, l'ansia era ora qualcosa di gelido che la permeava tutta: non capiva cosa poteva essere accaduto a sua madre in una settimana o poco più, da quando Diego e Rachele l'avevano accompagnata a ritirare la sua pensione all'Ufficio Postale dove era stata in piedi, sia pure per poco, perché come sempre chi di loro l'accompagnava faceva la fila per lei, facendola stare seduta fino al momento del suo turno allo sportello.
Salì in ascensore con il giardiniere al piano delle camere dove era sua madre.
Suor Fernanda l'accolse seria ripetendole che lei era stata in Sardegna solo una settimana ed era sbalordita di come l'aveva ritrovata. Sua madre era nel grande bagno della sua stanza accudita da due suore, di cui una era la giovane Superiora. La stavano preparando al viaggio e Rita fu colpita che la Madre Superiora partecipasse con amore ed attenzione a quella cura intima di sua madre, quando c'era una suora infermiera allo scopo, oltre Suor Fernanda che fungeva da "femme de chambre".
Volle anche cospargerla di profumo e nei gesti delicati ella vide quel credo cristiano che per metà della sua vita era stato anche il suo.
"Mamma, - le disse trepidante - come stai?"
Lei alzò gli occhi verso la figlia, che notò con stupore e smarrimento come fosse effettivamente smagrita, e disse: "Sono anche ladre queste, sai? Sono anche ladre."
La donna si senti in imbarazzo, di fronte alle due suore che la stavano accudendo, per le parole di sua madre. Ma loro mantennero la loro espressione serena e non fecero commenti.
Scesero in ascensore con sua madre sulla poltrona a rotelle tenuta premurosamente per i manici dal giardiniere-factotum, gentile e protettivo. Quei gesti consolatori di tutte quelle persone alleviavano la sua ansia del momento.
La Madre Superiora non era scesa con loro e nel salutarla le aveva chiesto in quale ospedale la portasse. Rita aveva detto il nome di un ospedale molto vicino al luogo dove lei viveva e abbastanza vicino al luogo dove lavorava. La Madre Superiora aveva annuito comprensiva.
Arrivati in basso trovò ad attenderli Suor Fernanda che, meravigliata e con una punta quasi di rimprovero nella voce, le disse quello che aveva detto il giardiniere in modo neutro: "Ma non è venuta con l'ambulanza?" Rita spiegò che non pensava che sua madre fosse in uno stato tale da essere trasportata in barella e si attivò per sdraiare il sedile accanto al posto di guida dove, con l'aiuto della critica Suor Fernanda, sistemò sua madre.
Partirono.
Mentre guidava con attenzione gettava ogni tanto lo sguardo al sedile accanto a sé dove sua madre le appariva deperita ed abbandonata in una debolezza estrema.
Ad un certo punto le chiese: "Come ti senti mamma?"
E lei rispose tranquilla con voce spossata ma chiarissima: "Morire".
Nessuna angoscia in lei, nessun lamento, una risposta lucida.
Rita capì che diceva il vero e ancora una volta ammirò sua madre, così diversa da lei, che in altre circostanze l'aveva stupita rivelandole fatti gravi che aveva subito con la stessa tranquillità con cui adesso le diceva di essere conscia di morire.