Suo padre l'amava totalmente, per lui lei era la sua ragione di vita; ritenendo sua moglie non all'altezza responsabilizzava al massimo la bambina. Quando portava a casa lo stipendio, rigorosamente in contanti non avendo mai aperto un conto corrente in banca, la chiamava e le mostrava dove lo riponeva contando il denaro davanti a lei.
Lei lo contraccambiava di uguale amore ma la totale mancanza di comprensione verso sua madre, l'evidente disistima verso di lei, il non apprezzare le sue qualità approfittando della sua arrendevole passività, creavano nella bambina una sperequazione emotiva.
Ospitava i suoi parenti nella loro casa romana e sua moglie, colei a cui lui rinfacciava i suoi disturbi del comportamento, il suo chiudersi, il suo parlare da sola, cucinava per tutti e non vi era nulla che non facesse come qualsiasi persona ritenuta normale, anzi, in molte cose anche meglio.
Suo padre non aveva avuto una vita facile ma avrebbe potuto reagire in modo diverso alla manifestazione di fragilità di sua moglie. Non era la violenza la medicina.
Medicine Serena non ne aveva mai prese.
Dopo quella visita che Rita bambina molto piccola ricordava non ve ne erano state altre, né cure di alcun tipo.
Eppure sua madre la stupiva per la sua rassegnata dolcezza nel rivelarle cose gravi senza acrimonia verso suo padre, ma come triste resoconto di un fatto che doveva per forza averla annichilita nel suo amore e nelle sue speranze con suo padre:
"Pensavo che il matrimonio fosse anche fare commenti sui fatti e sulle persone parlando fra di noi, fare le cronache... Un giorno accennai sorridendo alle chiacchiere su zia Giustina, così bella e lo zio Josafat così brutto, aveva le gambe storte... Dicevano di uno che la filasse e lei sembrava starci.. Dicevano.. voci di paese. Mi colpì con pugni e calci per questo. Ero incinta di te..."
Rita rimase basita.
Avrebbe potuto non nascere affatto per un commento innocente di sua madre su una chiacchiera che girava su una zia acquisita di suo padre, moglie di un fratello di suo nonno paterno..
Zii che a lui, suo padre, non lo avevano mai filato...
Questo tassello della debolezza caratteriale di suo padre era il più grave in assoluto. E lei, la sua remissiva genitrice, non glielo aveva mai detto... E con quanta spenta animosità glielo aveva svelato, giacché la violenza cieca, vile ed ingiusta del suo sposo doveva aver annichilito in lei ogni aspettativa di amore, di dolcezza, di considerazione per ciò che lei era.
Eppure per anni la piccola Rita aveva straveduto per il padre: perché immersa nella più totale inesperienza di vita, pur registrando quelli che in seguito le furono chiari come gravi errori di suo padre, la sua scelta andava verso il più forte, colui che imponeva la sua volontà in famiglia, mentre sua madre era la perdente.
Eppure, le sovvenne in seguito, suo padre non era mai venuto neppure una volta a parlare con i suoi insegnanti: era sempre sua madre a compiere questa incombenza necessaria per seguire l'andamento degli studi della loro figlia.
Fin dalla scuola elementare con umile dolcezza ella era andata a sentire prima le maestre, poi i professori ...
Dunque in cosa si concretizzava la malattia mentale di sua madre?
Forse in quella passività, quel piegarsi in tutto alla volontà di suo padre?
Le manifestazioni più evidenti erano quel suo assentarsi a volte nel parlare da sola, oppure nell'aprire le finestre per rispondere alle voci che la calunniavano, ma che sentiva soltanto lei.
Allora la piccola Rita sentiva salire in sé un disagio che le creava tensione ed interveniva come poteva: chiudeva la finestra richiamandola alla realtà bruscamente e, stranamente, lei smetteva di parlare da sola tornando del tutto normale, a volte però difendendo quella sua fissazione delle calunnie che le "mormorazioni" dicevano su di lei.
Allora la bambina cercava di riportarla alla realtà con la sua lucida ragione: "Mamma, tu credi di essere così importante che tutto il mondo parla di te?"
Allora Serena faceva un sorriso quasi a scusarsi ridendo di sé...
Ma erano momenti e quel tormento che aveva nella testa non l'abbandonava per sempre.
Suo padre, dopo quella lontana visita dei primi anni di vita della bambina, non si era più curato di tentare una qualsivoglia cura per sua moglie. Serena non aveva mai usufruito di una visita specialistica. Suo padre viveva con rabbiosa rassegnazione i disturbi di sua moglie a cui reagiva con urla e violenza chiamandola "matta" quando litigavano.
Ma la silenziosa, dolce, rassegnata Serena a volte riacquistava una normalità nella cattiveria reagendo e chiamandolo "tubercoloso".
La loro bambina non capiva il perché e una volta ne chiese la ragione a sua madre e lei le disse che in guerra era stato ferito al polmone e a seguito di ciò aveva avuto un ascesso polmonare e un'infezione di Tbc che gli avevano curato all'Ospedale Militare.