Capitolo XI
Rita bambina era stata lucida testimone della vita insieme ai suoi genitori, ma mancava nella sua capacità di giudizio l’esperienza.
Una capacità di giudizio innata in realtà la bimba l’aveva in sé: quando aveva avuto paura che la consegnassero a suo padre ubriaco che urlava in fondo alle scale insensatamente “Voglio mia figlia!”. Come se qualcuno gliela negasse o gliela volesse portare via. Oppure quando aveva provato umiliazione e vergogna per sé e per sua madre quando, obnubilato da un’ubriachezza estrema già all’ora di pranzo, si era buttato sul piatto del suo collega che aveva invitato provocandone il disgusto. Ma anche il disagio e il senso di vergogna provato quando suo padre l’aveva preparata all’interrogatorio a cui era stata inconsapevolmente convocata dal maresciallo dei Carabinieri a seguito della denuncia di sua madre, di cui lei, bambina decenne, nulla sapeva. E ancora, elegantemente vestita, come suo padre la voleva comperandole personalmente gli abiti, con un cappotto cammello, cappello con falda ripiegata verso l’alto di ugual colore, e scarpe e borsetta marroni, si era discostata da suo padre che, barcollante perché totalmente ubriaco in pieno giorno, le camminava accanto appoggiandosi al muro per non cadere. Si era allontanata verso il lato opposto della strada che stavano percorrendo nel tentativo di mostrare a chi li vedeva che non stavano insieme, perché lei si vergognava moltissimo di lui: non aveva più di dodici anni.
Eppure lei amava suo padre e si rendeva conto che per lui lei era tutto.
Negli anni ’50 del 1900, dopo una guerra che aveva impoverito l’Italia, già povera da prima che scoppiasse, lei si rendeva conto che grazie a suo padre aveva sempre qualcosa in più rispetto alle altre ragazzine della sua età che incontrava a scuola oppure nel palazzo dove suo padre aveva acquistato l’appartamento dove vivevano.
Oltre il completo che portava quel giorno in cui aveva provato vergogna di suo padre fino a cercare di allontanarsene camminando da sola per la strada, aveva avuto un cappottino blù, con cappellino dello stesso colore e la falda ripiegata in su come l’altro, con borsetta e scarpe blu. Vedeva che la gente la guardava ammirata perché si trattava di un’eleganza non usuale.
Dunque, nonostante questa capacità di giudizio innata, ella aveva sempre privilegiato suo padre, perché sua madre era priva di volontà e subiva quella di suo padre, attraverso il quale la figlia aveva sempre percepito che la loro infelicità era causata da sua madre, dalle sue stranezze comportamentali, causa delle reazioni di meravigliata compassione, a volte malignamente derisoria, di certa gente che, al contrario, non provava lo stesso sconcerto di fronte alle ubriacature di suo padre.
Rita, quindi, aveva subito l’influenza dei sentimenti nei riguardi di sua madre che percepiva intorno a sé: nel padre segnatamente, e nella gente.
Ma via via si sviluppava in lei, attraverso l’esperienza, una visione che modificava il suo giudizio, sempre più soggettivo e non filtrato da quello percepito attraverso suo padre e certa gente.
Aveva odiato suo padre per la sua cecità in un episodio che aveva visto protagoniste una sua zia acquisita e la sua cuginetta, minore di lei di oltre tre anni: quanto avrà avuto lei, Rita, quando avvenne? Forse tredici anni. Erano ospiti in casa sua il fratello minore di suo padre con sua moglie e sua figlia. Gente che viveva nel piccolo paesino dove i suoi genitori erano nati coltivando la terra, che era anche di suo padre, e che suo padre beneficava in molti modi che agli occhi intelligenti di sua figlia non sfuggivano.
Sua madre aveva preparato un buon pranzo, cucinava bene, e la cognata non si alzava neppure per fare il gesto di aiutarla. Era seduta a tavola di fronte a Rita ed aveva accanto l’innocente cuginetta che seguiva con occhi meravigliati i gesti di Serena che li serviva a tavola, mentre suo padre, seduto a capo tavola avendo accanto il fratello, parlava con lui fitto fitto, e quello lo ascoltava come sempre apparentemente remissivo e sottomesso, non perché condividesse sempre quello che quel fratello maggiore diceva, ma perché ne riconosceva la generosità che nessuno di loro aveva mai dimostrato per gli altri fratelli.
Guardando la madre di Rita lo sguardo della cuginetta si era riempito sempre più di candida e quasi smarrita meraviglia che le affiorò sulle labbra innocenti proferendo una domanda rivolta alla madre: “Mamma, ma tu dici che zia Serena è matta! Ma a me non sembra!” La squallida donna, scoperta così dall’innocenza di sua figlia, lanciò un’occhiata terrorizzata alla nipote che le sedeva di fronte e la guardava, certa che quella aveva sentito tutto ed ora non sapeva dove nascondersi visto che la sua cattiveria meschina veniva svelata e clamorosamente scoperta la sua falsità. Con lo sguardo sfuggente sussurrò qualcosa alla figlia cercando di farla tacere, che non se ne uscisse con altro… Ma la cuginetta non disse altro, smarrita, senza capire il contrasto fra quello che vedeva e quello che abitualmente sentiva da sua madre. Rita temette solo che sua madre avesse sentito l’innocente domanda della nipotina e ne potesse restare ferita, ma lei volgeva le spalle andando verso la cucina con qualcosa in mano e sembrò non aver sentito distratta come era, allora Rita guardò suo padre, sperando che invece lui avesse sentito e capito finalmente chi beneficava e rispettava. Ma lui era troppo preso a parlare con quel fratello più ignorante di lui, meno intelligente di lui, ma, come diceva Serena, interessato. E lei lo odiò, perché da lui si sarebbe aspettata la reazione che lei, troppo piccola, non poteva permettersi con degli adulti.
Lui ricopriva di regali i figli di quel fratello che aiutava anche economicamente, e non si era mai permesso nemmeno di sfiorare con un dito quei nipoti amati, mentre lei dai suoi zii aveva preso botte ben due volte. Eppure li vedeva solo d’estate e se ora erano lì e godevano della loro ospitalità era perché di qualsiasi cosa avessero bisogno in città la loro casa fungeva da albergo e da ristorante, senza ritorno alcuno se non scoprire con quale spregio veniva chiamata Serena dietro le spalle.
Serena era matta? Eppure vedeva la realtà meglio del cieco marito che sempre la metteva a tacere tacciando ogni cosa vera e saggia che diceva come frutto di malattia.
A diciassette anni Rita cominciò a contestare al padre tutto quello che di sbagliato egli aveva fatto e continuava a fare a sua madre, ormai libera dall’influenza del suo giudizio che le aveva fatto schermo della realtà, troppo piccola per averne uno suo, pur con le cose che vedeva e viveva.
A diciotto anni decise di portarla a fare una visita specialistica, lucidamente cosciente che quella povera donna ne aveva fatta una sola quando lei aveva cinque anni e mai l’aveva vista prendere alcuna medicina e fare nessuna cura.