Rai, «Ombre pakistane» a Tg2 Dossier: il reportage di Leonardo Zellino
Ho appena finito di vedere questo documento giornalistico di vero, nobile giornalismo e il mio cuore è pieno di tristezza e agli occhi mi si sono affacciate le lacrime.
Questa è la Terra vista dall'esterno, ormai anche alla persona più oscurantista, se sana di mente, è chiaro dove siamo e cosa siamo in modo visibile e non soltanto grazie agli scienziati e ai loro calcoli ed osservazioni che datano da Aristarco di Samo.
Questa visione dovrebbe cambiare l'Uomo rispetto all'Uomo antico che rifiutava e a volte perseguitava gli Uomini di Scienza che, con le semplici osservazioni e i calcoli dovuti alle loro intelligenze superiori rispetto a tutti gli altri uomini, erano arrivati a parte della verità e realtà di cosa siamo e dove stiamo.
Nell'ultimo secolo appena passato questo svelarsi della realtà ha subito un'accelerazione.
Sappiano che un'atmosfera respirabile per noi, creature creatisi in questa Terra grazie ad equilibri favorevoli alla nostra esistenza, finisce già a circa 8 km. di altezza.
Eppure gente varia parla ancora di morti che dovrebbero stare in un indefinito "lassù" puntando il dito verso l'alto, dove dovrebbe esserci anche un Dio.
Questo Dio ogni religione se lo figura in modo diverso e in base a queste credenze, religioni nelle loro diverse sfaccettature, stabiliscono come si deve vivere, ciascuno rifacendosi a uomini che hanno detto di parlare in nome di questo Dio.
Senza questo Dio che si sono creati non sanno vivere e darsi da soli, con la loro intelligenza e coscienza, delle regole morali di vita.
Ma in tutta questa piccola Terra in qualche modo si riesce a convivere fra chi ha paura di accettare la realtà e si affida ad una religione e chi ha capito cosa siamo: animali intelligenti, coscienti di esistere che possono vivere poco tempo su questo bellissimo pianeta. Scintille che si accendono e che dopo poco si spengono.
Ma c'è una religione che dà a chi la segue una visione del mondo oscurantista fino alla cecità sulla realtà oggettiva ormai conosciuta: ed è l'Islam.
Un mondo di pensiero variegato, ma con la base comune di non confrontarsi con la realtà ma solo con le parole di uno di questi uomini antichi che intesero dettare loro delle regole di vita: Maometto, fino al punto di istituire scuole per studiare il libro che a lui si riferisce chiamate madrasse, un po' come fa chi segue l'altro grande profeta Cristo, dal quale varie confessioni cristiane traggono insegnamento leggendo i Vangeli scritti dai suoi seguaci e il libro più antico Bibbia.
Ma i precetti dei seguaci di Cristo, variamente interpretati, lasciano libertà a chi non li vuole seguire.
Questo non avviene con l'Islam, il cui integralismo ne fa degli alieni dentro il medesimo pianeta rispetto a tutte le altre credenze.
Il Corano per loro è l'unica valida scienza per interpretare la realtà: ottusamente ignorando Fisica, Chimica e Astronomia.
In questo bellissimo e rattristante documento giornalistico questa realtà si evidenzia drammaticamente.
Intere generazioni fra Afganistan e Pakistan vivono sopravvivendo soltanto, compresse dentro regole e schemi di intransigenza dell'Islam. L'intervista al Capo di una madrassa rivela in tutta la sua drammaticità l'impossibilità di penetrare queste menti aliene: l'uomo parlava solo di Dio e quello che lui è convinto sia la sua volontà e che è imposta a chiunque, anche a chi non è dell'Islam. Si deve vivere così e basta. Se tornasse Maometto, alla luce della odierna conoscenza scientifica, penso che da uomo intelligente direbbe "ma cosa dite?!"
Intanto però la gente soffre e la vita passa e finisce.
In un villaggio oltre il confine afgano, in territorio pakistano, che villaggio non si può dire, cumuli di fango e qualche asse di legno in cui più generazioni vivono senza nulla, a iniziare dall'acqua, lamentano al cronista RAI di non poter mandare i loro figli a scuola, di non avere che un medico molto lontano...
Infine dei giovani sui vent'anni, uno rassegnato nella sua immutabile situazione che dice: "Dove vado, non so fare nulla, sono ignorante perché non ho avuto scuola". Anche fra loro, mondo musulmano, sono nemici e spietati. Quelle creature sono fra i talebani e un Pakistan indifferente e oscuro. Ha ragione il giovane che mi pare si chiamasse Yusef, Giuseppe credo.. Non può fare nulla, chiuso in quella terra desolata e desolante...
Poi si fa avanti un altro giovane che invece parla inglese e questo mi ha trafitto il cuore: perché non è rassegnato come il suo compagno di sventura, egli è intelligente e cosciente, parla bene e dice alla troupe Rai: "Portatemi con voi".
Lo dice sorridendo educato e accattivante. Giuro che ho provato quello che si prova quando un prigioniero innocente ti chiede "Aiutami, salvami" e tu senti che gli devi dare la mano che ti chiede. Non potendolo fare, per la distanza e per l'enorme peso burocratico e le pastoie che un simile tentativo comporta, sto male e non riesco a togliermi dalla mente quella creatura intelligente.
Quando un uomo di mezza età ha detto che era contento che fossero arrivati i Talebani al governo dell'Afganistan il giovane, che parlava inglese, si è discosto ed era evidente che dissentiva, ma non poteva dirlo per paura.
Che dolore ogni volta che in forme diverse vedo e sento di gente bella dentro e oppressa...
Ma l'Uomo non cambia e questi crimini ci sono e ci saranno sempre, in particolare in questo mondo alieno che è l'Islam.
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