La
sete di denaro di italiani che hanno fatto camminare la funivia del Mottarone
in condizioni da roulette russa ha distrutto vite e, fra queste, la mamma di
Eitan, il papà, il fratellino, il nonno materno della mamma con sua moglie,
quindi bisnonno di Eitan.
Ho
letto le più discordanti informazioni sui vari giornali, una cosa vergognosa:
ancora c’è chi definisce “nonni paterni” i genitori della povera giovane madre
defunta che vivono in Israele.
Un
giornalismo che disinforma per incompetenza, ignoranza, scarsa intelligenza.
E
torno a dire che iscrivono all’Albo cani e porci.
Quindi
ho dovuto con la mia intelligenza cercare di carpire la realtà in mezzo a
questa confusione creata da incompetenti che dovrebbero fare informazione
corretta.
Ed
ho capito che Eitan è nato in Israele, che nei primissimi mesi di vita è stato
in casa della nonna materna, come accade spesso a chi partorisce ed ha una
madre ancora in grado di aiutarla.
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i NONNI MATERNI DI EITAN |
Questa
povera madre oggi non ha più sua figlia e grida disperata che l’Italia gliel’ha
uccisa per la criminale mancanza di controlli che ci contraddistingue (pensate
al Ponte Morandi!). Ha perso l’altro nipotino che era un amore e suo padre!!!
Eh,
si, perché i nonni della madre di Eitan erano nella infausta cabina felicemente
in vacanza. La povera nonna materna di Eitan grida “Mi hanno ucciso anche mio padre”, ma non dice “i miei genitori” e
da questo si capisce che quando gli pseudo giornalisti scrivono che sono morti
i bisnonni di Eitan non hanno colto quanto gridato dalla nonna materna, ed è
evidente che la moglie del bisnonno di Eitan era probabilmente la seconda
moglie.
Ma
questi pseudo giornalisti si preoccupano di precisare che i nonni materni di
Eitan sono separati, che la moglie lo denunciò per maltrattamenti, che il bisnonno
era un uomo molto ricco… Gossip, imprecisione e confusione!
Questo
non è giornalismo, è imbrattatura di carta e della TV.
A
questo punto mi chiedo chi fosse la signora che un servizio RAI ha intervistato
in Italia e che parlava in perfetto italiano definita dalla scritta che è
comparsa “nonna paterna di Eitan”!
Se
così fosse, ma il dubbio è comprensibile, sarebbe la madre del papà morto e
della zia che lo vuole in Italia, quella si sicuramente sorella del papà di
Eitan a cui presumibilmente deve la vita perché potrebbe averlo coperto ed
avvolto con il suo grande corpo attutendone i danni traumatici.
Altri
due aspetti mi hanno colpito: l’iscrizione, voluta dai genitori, ad una scuola
gestita da suore cattoliche. Una scelta strana anche per chi ebreo non è se non
condivide l’insegnamento di quel tipo di scuole. Io, nata cattolica, non ho
voluto che i miei figli andassero in simili scuole, solo la mancanza di posti
nelle Scuole Materne dello Stato italiano mi ha costretta a mandare i miei
figli in scuole di suore, da cui li ho tolti per le scuole elementari, ad
eccezione di un figlio, perché nato a febbraio, che avrebbe perso un anno per
poter essere iscritto al compimento dei 6 anni alla Scuola statale, invece una scuola privata gestita da preti me
l’ha accettato anche se i 6 anni li avrebbe compiuti qualche mese dopo l’inizio
dell’anno scolastico. Infine un secondo figlio l’ho dovuto ritirare dalla
scuola comunale in terza elementare, durante l’anno scolastico, a causa di una maestra folle e un
Direttore scolastico peggio di lei ed iscriverlo nella medesima scuola privata
gestita da preti cattolici dove già andava il fratellino. Ma questa è un’altra
storia su cui ho scritto anche una novella dal titolo “Direttore Didattico
Fabi” che potete leggere anche su questo Blog.
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Gali Peleg sorella della mamma di Eitan |
Il
secondo aspetto è la vergognosa insinuazione che il rapimento di Eitan da parte
del nonno e la guerra con la zia paterna sia per avere i soldi del risarcimento
che spetta ad Eitan. Insinuazione
triste e squallida vista la tragedia che questa creatura ha vissuto e sta
vivendo e che non tiene conto nemmeno della legge e della logica.
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La zia paterna Aya a cui il Tribunale dei Minori ha affidato Eitan essendo rimasto solo in Italia, ferito e ricoverato in ospedale, |
La
vita del bisnonno materno di Eitan non vede il bimbo, suo pronipote, come parte lesa ma sua figlia,
la nonna materna che grida il suo dolore. Inoltre se egli era realmente un uomo
ricco, come qualcuno ha scritto, non saranno i soldi che mancheranno alla
povera nonna israeliana. Non conosco la legge israeliana in fatto di Eredità,
ma in genere in quasi tutti gli ordinamenti i figli ereditano dai genitori.
Sui
risarcimenti che i disgraziati italiani dovranno pagare ai superstiti si entra
nel Codice Penale prima e poi nel Civile e le parti superstiti danneggiate da
un simile crimine i Codici le individuano senza dubbi, e sicuramente Eitan è il
danneggiato principale, ma non è detto che la legge non riconosca anche ai nonni materni il danno di aver loro ucciso una figlia.
Pubblico
sotto un sito serio di informazione che chiarisce ogni notizia cialtrona.
Deborah Fait risponde ai lettori
Eitan è un bambino israeliano
Testata: Informazione Corretta
Data: 16 settembre 2021
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Eitan è un bambino israeliano»
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La famiglia Biran. L'unico
sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni
Gentilissima Signora Fait, dire che sono sconcertata dai
commenti di IC è un pallido eufemismo. Un bambino di sei anni, che già vive
la tragedia spaventosa della perdita dei genitori e del fratellino in un
disastro cagionato, sino a prova contraria, da criminale inosservanza delle
più elementari misure di sicurezza, è stato ‘prelevato’ dal nonno materno in
occasione di una visita e portato all’estero, all’insaputa della zia paterna
e contro i provvedimenti del giudice italiano (competente, secondo una
convenzione internazionale cui anche Israele aderisce, in quanto giudice del
luogo in cui si trovava, anzi risiedeva, il minore nel momento in cui è
rimasto orfano). Certo, il Paese estero è Israele, in cui Eitan Biran è nato
e di cui è cittadino (mi piacerebbe sapere se è vero che ha anche la
cittadinanza italiana, come ho letto in alcuni giornali), ma, secondo tutti
gli articoli che ho potuto leggere, sia italiani che israeliani in lingua
inglese, il bambino è cresciuto in Italia sin dai primi mesi di vita, con i
genitori che da anni studiavano a Pavia, anche se immagino che sia stato più
volte in Israele in occasione di vacanze e festività, come è normale in epoca
di viaggi aerei di massa (almeno prima della pandemia). Si può certamente
discutere se, per aiutarlo a superare il trauma, sia meglio la continuità,
almeno temporanea, con l’ambiente in cui è cresciuto o un taglio netto, ma
non posso condividere la difesa o, peggio, l’approvazione di un gesto
arbitrario, in totale spregio della nostra legge (come se fossimo l’Afghanistan
dei talebani, da cui fuggire con qualunque mezzo). Si può anche discutere
sull’opportunità dell’iscrizione di Eitan in una scuola cattolica, ma non ho
trovato smentite alla notizia, pubblicata da diversi quotidiani che hanno
inviato cronisti in loco (e non si tratta di Avvenire), che in quello stesso
Istituto delle Canossiane il bambino già aveva frequentato la scuola materna
ed era stato iscritto alla prima elementare dai suoi genitori in gennaio
(periodo consueto per le iscrizioni scolastiche). Quanto all’osservazione sul
passato militare del nonno materno, non è una malevola pennellata di colore:
si parla specificamente di un ‘lungo passato militare’ (si intende forse ‘di
carriera’ o comunque qualcosa di più del servizio di leva e dei richiami dei riservisti?)
e anche di un impiego nella ElAl e se ne parla del quadro della ricostruzione
di come il signor Peleg ha organizzato ed attuato, in modo tecnicamente
perfetto, l’espatrio di un minore senza l’autorizzazione della zia tutrice e
malgrado un divieto di espatrio, scegliendo il percorso meno sorvegliato
(alcuni hanno parlato di tecniche di ‘esfiltrazione’, termine che indica il
portare persone fuori da un territorio nemico per metterle in salvo). L’unica
cosa che mi conforta è che ora, in Israele, sia la magistratura che le
autorità preposte alla tutela dell’infanzia sanno di dover vigilare sul
benessere di Eitan e sulla condotta dei suoi parenti e confido che siano in
grado di farlo. Augurando ad Eitan ogni bene, Le porgo i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
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Carissima Deborah, sono italiano ma apprezzo e stimo Israele e
il suo popolo (quasi tutto, i sinistri, lì come qua mi sono indigesti): ho
avuto anche la fortuna di visitarlo (3 volte) accompagnato da amici
israeliani di Ramat Gan. mi sono commosso sulle alture del Golan, rievocando
l'eroismo di IDF che ha resistito alle aggressioni siriane, alla fine
prevalendo. Credo che tu stia descrivendo la vicenda di Eitan nella giusta
luce: questo disgraziato paese che è il mio paese ha distrutto la vita dei
genitori, del fratellino, dei bisnonni materni di Eitan. Li ha uccisi con la
sua superficialità che ha permesso a quella funivia di funzionare contro
tutte le norme e il buon senso. La magistratura che in Italia è l'unico
potere reale è ferma nelle indagini per conflitti interni. Ma la magistratura
che ha deciso l'affidamento del piccolo alla zia paterna, negando l'esistenza
di tutti gli altri parenti israeliani, la stessa magistratura che
interferisce con atti di imperio in questioni che vorrebbero tutto un altro
approccio (la magistratura di Bibbiano, per intenderci) ha deciso che il
futuro del piccolo deve essere italiano, allevato da una zia che non ama
Israele (Eretz Yisrael) come tanti sinistri che, pur essendo ebrei, odiano
Israele. *Eitan è israeliano*, è nato lì, era temporaneamente in Italia, i
suoi cari sono sepolti lì, tutti i suoi parenti sono lì, ma la zia che vive
in Italia (per motivi suoi) vuole sradicare il piccolo nipote e trova un
magistrato che la sostiene. Che senso ha tutto ciò? il nonno non ha
consegnato il passaporto perchè è un documento israeliano, è partito dalla
Svizzera che non è UE, e i solerti (vendicativi) giudici italiani non possono
interferire con le leggi di altri paesi. devono ricorrere a una convenzione
voluta contro i mariti islamici che in caso di separazione sottraggono il
figlio italiano alla *madre *italiana perchè così vuole la legge islamica.
Che cosa c'entra con questa vicenda che è tutta israeliana? i genitori sono
morti e la consuetudine vuole che i nonni materni si prendano cura degli
orfani. Ma in Italia non si possono criticare i magistrati perchè si
offendono e il loro delirio di onnipotenza ne risulta offuscato. io sento un
forte odore di antisemitismo. il partito di maggioranza, in Parlamento, è filo
iraniano (Grillo ha una moglie iraniana), l'ex PM e ministro degli esteri
D'Alema sostiene che Hamas e Hezbollah non sono terroristi, non più tardi di
ieri. Oltre a uccidergli la famiglia vogliono sequestrare il piccolo Eitan ed
educarlo in questo ambiente ostile? Ma tutto è possibile in un paese
dove il figlio di una delle vittime della sinistra è diventato direttore del
giornale che ha istigato all'odio contro suo padre. Povera Italia. Spero che
ci sia un giudice a Gerusalemme (anche se lì come qui la magistratura è
fortemente politicizzata) che riconosca che l'Italia non c'entra nulla con il
futuro del piccolo Eitan: la sua casa è Israele ed il suo futuro è lì. in
Italia sarebbe uno straniero infelice e discriminato. Noi italiani
dobbiamo solo chiedere scusa per il disastro che abbiamo combinato e che
qualche sinistro che odia Israele vuole continuare a perpetrare. Shalom
Luigi Mis
Gentili Amici,
avete scritto due lettere molto interessanti, l'una è
l'opposto dell'altra ma in sostanza entrambe dicono la stessa cosa: Eitan è
un bimbo israeliano, è ebreo, non credo sia un bene recidere le sue radici e
mi par di capire che la pensate esattamente come me. E' vero che andava dalle
suore anche alla scuola materna ma aveva i genitori che poi lo riportavano
alla realtà della sua identità ebraica.Pare che la zia paterna non abbia un
forte legame con Israele e le tradizioni del suo popolo quindi se rimarrà
affidato a lei perderà un importante bagaglio culturale. Io sono molto sicura
che il futuro di Eitan sia in Israele e sono molto dispiaciuta al pensiero
delle tante peripezie che ancora si giocheranno sulla pelle di quel povero
bambino. Spero in un giudice intelligente e rispettoso dei valori culturali
di un popolo. Il nonno avrà anche sbagliato nelle modalità del prelevamento
ma dobbiamo pensare che l'unico bene che gli rimane è quel bambino dal
momento che la funivia e l'incuria dei colpevoli gli hanno portato via tutta
la famiglia in un colpo solo.Invece di dipingerlo come un criminale credo che
i media farebbero meglio a parlare di un padre disperato per la morte della
figlia e del nipotino più piccolo.
Un cordiale shalom
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