Capitolo XIV
Nella stanza singola in cui era stata nei primi giorni del suo trasferimento all'Ospedale per la Riabilitazione avevano messo una nuova arrivata: la si vedeva passando in corridoio perché la porta era sempre aperta: era una donna più giovane di Elena, magrissima, sempre distesa sul letto sopra le coperte e in calzoncini corti che mostravano le sue gambe magrissime. Lo sguardo, sempre volto verso il corridoio, era assorto e allo stesso tempo assente e si posava su chi passava senza mostrare alcun interesse.
Elena col passare dei giorni capì che la nuova paziente aveva delle difficoltà a riprendersi dall'intervento chirurgico al cuore, qualsiasi esso fosse stato.
Tutti avevano il denominatore comune che, per arrivare al motore del corpo umano per aggiustarlo, erano stati aperti al torace, con tutto ciò che di traumatico questo comporta.
L'aveva illustrato con molta ironia il Cardiologo responsabile del Reparto durante una delle visite mattutine con tutto lo staff, Terapista a capo della palestra compresa. Elena aveva timidamente detto che quando faceva certi esercizi il dolore sotto il seno aumentava rendendoli impossibili tanto era acuto.
Il Medico per scuotere la fatica psicologica ad affrontare il dolore da parte dei pazienti usava spesso l'ironia e, accompagnando quel che diceva con i gesti, disse: "Il Cardiochirurgo sega lo sterno, zzzzzzzh! - E fece con la bocca il verso del rumore della sega oscillante usata dal Cardiochirurgo - Poi apre la gabbia toracica: scrak, scrak! - E accompagnò il suono con il gesto cruento di allargare l'immaginaria gabbia toracica nell'aria. "Tutto questo fatto da qualche specializzando, poi il primo operatore fa il resto e infine mettono i drenaggi che dopo qualche giorno verranno tirati via! E ci lamentiamo che sentiamo dolore?!"
Effettivamente erano proprio le ferite provocate dai drenaggi quelle che davano ad Elena quel dolore acutissimo.
La donna della stanza singola non si alzò mai da quel letto. Aveva il pannolone e la cambiavano, mangiava a letto incitata dalle infermiere ma non voleva alimentarsi...
Che riabilitazione poteva mai fare? Tutti, prima di giungere in quell'Ospedale con un preciso scopo, erano stati fatti alzare dal letto e messi su una sedia poi fatti camminare già in Subintensiva...
Fu chiaro che quella donna non aveva alcun motivo per stare in quell'Ospedale. Il lavoro e l'incitamento del personale infermieristico, per quanto professionale e paziente, a tratti affettuoso, nulla poteva su quella paziente che non collaborava affatto. Una notte cominciò a chiamare continuamente gli infermieri perché voleva l'acqua, poi cominciò a dire: "Muoio!" In un lamento ripetuto e ripetuto. Infine iniziò a chiamare un nome di donna: "Forse sua figlia lontana?" Si chiese triste Elena, visto che in visita non si era visto nessuno..
Infine la donna sparì. Di certo l'avevano rimandata all'Ospedale dove era stata operata, non essendo quello l'Ospedale adatto alla sua situazione. Stessa cosa per un uomo di una stanza accanto, che Elena non individuò fra quelli che la sera passeggiavano per il corridoio fino alla veranda dove c'era campo per i cellulari per chiamare le proprie famiglie. Sentì soltanto il tramestio degli infermieri e le voci soffocate che dicevano che era caduto a terra mentre andava in bagno sbattendo la testa. Fu trasferito ad un Pronto Soccorso...
Procedura di esecuzione di una sternotomia mediana
L’approccio più frequentemente utilizzato per gli interventi sul cuore e sull’arco aortico è rappresentato dalla sternotomia mediana, nella quale l’incisione sternotomica viene praticata attraverso un’incisione longitudinale della cute che parte dal centro della fossetta giugulare e termina appena sotto l’apofisi xifoide dello sterno. Una volta incisa la cute, attraverso l’elettrobisturi vengono sezionati il tessuto sottocutaneo e la fascia presternale, esponendo quindi il periostio e lo sterno. Successivamente, utilizzando una sega oscillante, lo sterno viene diviso longitudinalmente nella parte centrale, in modo da permettere l’inserimento del divaricatore, il quale consente di allargare in modo simmetrico e atraumatico i due capi sternali. Dopo il posizionamento del divaricatore si procede con la divisione del grasso timico e prepericardico, legando o clippando contestualmente i vasi sanguigni e facendo attenzione a non ledere il tronco venoso anonimo.
A questo punto il pericardio, una volta esposto adeguatamente, viene aperto anteriormente attraverso un taglio longitudinale, che in basso viene allargato a “T” in corrispondenza della superficie diaframmatica. Infine vengono passati alcuni fili di trazione sui margini pericardici in modo tale da ottenere la migliore esposizione possibile del cuore e dei grandi vasi.
La via di accesso sternotomica permette un agevole posizionamento e controllo delle varie cannule utilizzate per la circolazione extracorporea (CEC); in tal modo il cardiochirurgo può operare su ogni parte del cuore per eseguire interventi sugli apparati valvolari o può raggiungere ogni parte della superficie cardiaca per eseguire le anastomosi coronariche negli interventi di bypass aorto-coronarico (BPAC). Attraverso questo approccio è inoltre possibile eseguire interventi sulle arterie polmonari.
Attraverso questa via di accesso attualmente vengono eseguiti tutti gli interventi sulla valvola aortica, sulla radice aortica, sull’aorta ascendente, sull’arco aortico e l’intervento di trapianto cardiaco.
Anche la chirurgia della mitrale, della tricuspide e il BPAC sono in grandissima parte eseguiti in sternotomia mediana, anche se esistono delle eccezioni in cui questi interventi vengono eseguiti con tecniche mininvasive. Al termine dell’intervento cardiochirurgico eseguito in sternotomia, prima della chiusura, vengono posizionati solitamente due drenaggi chirurgici: un drenaggio retto posizionato dietro lo sterno (drenaggio retrosternale) e uno curvo posizionato sotto la base del cuore, lungo il diaframma (drenaggio retrocardiaco). Una volta posizionati i drenaggi, lo sterno viene accostato simmetricamente attraverso dei fili metallici e i piani cutanei sono accostati con suture continue riassorbibili.
A questo punto il pericardio, una volta esposto adeguatamente, viene aperto anteriormente attraverso un taglio longitudinale, che in basso viene allargato a “T” in corrispondenza della superficie diaframmatica. Infine vengono passati alcuni fili di trazione sui margini pericardici in modo tale da ottenere la migliore esposizione possibile del cuore e dei grandi vasi.
La via di accesso sternotomica permette un agevole posizionamento e controllo delle varie cannule utilizzate per la circolazione extracorporea (CEC); in tal modo il cardiochirurgo può operare su ogni parte del cuore per eseguire interventi sugli apparati valvolari o può raggiungere ogni parte della superficie cardiaca per eseguire le anastomosi coronariche negli interventi di bypass aorto-coronarico (BPAC). Attraverso questo approccio è inoltre possibile eseguire interventi sulle arterie polmonari.
Attraverso questa via di accesso attualmente vengono eseguiti tutti gli interventi sulla valvola aortica, sulla radice aortica, sull’aorta ascendente, sull’arco aortico e l’intervento di trapianto cardiaco.
Anche la chirurgia della mitrale, della tricuspide e il BPAC sono in grandissima parte eseguiti in sternotomia mediana, anche se esistono delle eccezioni in cui questi interventi vengono eseguiti con tecniche mininvasive. Al termine dell’intervento cardiochirurgico eseguito in sternotomia, prima della chiusura, vengono posizionati solitamente due drenaggi chirurgici: un drenaggio retto posizionato dietro lo sterno (drenaggio retrosternale) e uno curvo posizionato sotto la base del cuore, lungo il diaframma (drenaggio retrocardiaco). Una volta posizionati i drenaggi, lo sterno viene accostato simmetricamente attraverso dei fili metallici e i piani cutanei sono accostati con suture continue riassorbibili.
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