giovedì 31 agosto 2023
Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 8^ puntata
martedì 29 agosto 2023
Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 7^ puntata
mercoledì 23 agosto 2023
Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 6^ puntata
lunedì 14 agosto 2023
Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 5^ puntata
5^ puntata
domenica 13 agosto 2023
Céline e la Guerra
Avevo letto "Voyage au bout de la nuit" tanto tanto tempo fa.
Le pagine del libro che era nella mia libreria della villetta di Rocca Priora sono infatti ingiallite... Un blocco di pagine, le prime 80, si sono scollate dalla copertina dell'Edizione dei "David dall'Oglio" stampata nel 1966 dalla Tipografia Varese.
Il 1966 è l'anno di nascita della mia prima figlia... Studiavo ancora Medicina e leggevo sempre per inclinazione e passione, come sempre ho scritto.
Ma non ho letto più nulla di Céline, forse per il suo antisemitismo che non mi spiego se non con la sua testa piena di rumore e influenze infantili del padre frustrato che sfogava il fallimento delle sue aspirazioni sugli ebrei e sui massoni. Un capro espiatorio insensato quanto irreali le colpe ad esso attribuite.
Ho comperato "Guerra", non romanzo ma appunti di vita e di guerra usciti postumi. Céline fu ferito in guerra, come mio padre, lui nella Prima e mio padre nella Seconda Guerra Mondiale. Entrambi certamente scossi e cambiati da quella esperienza atroce, ma solo questo li accomuna: Céline andò volontario, mio padre costretto. E questa differenza di fronte all'esperienza di riceverne il corpo cambiato vuol dire moltissimo.
Céline da quel che scrive nel "Viaggio al termine della notte", nelle prime pagine che sto rileggendo, si capisce che il suo andare in guerra volontario è un atto giovanile di cui si è pentito, ingannato da valori che poi rivede con spirito critico e sarcasmo.
Mio padre odiava la guerra e chi l'aveva scatenata: Mussolini. Tutto il suo dolore fisico lo si legge nel suo foglio matricolare, che io ho incorniciato, e nella cartella clinica degli Ospedali Militari dove fu ricoverato. Di quello mentale parlava poco ma mi disse con rabbia più volte: "Perché io debbo sparare ad uno che non mi ha fatto niente?"
Céline, che pure era partito volontariamente a sparare contro i tedeschi, scrive ripensandoci che in fondo lui con i tedeschi era stato da ragazzino e aveva parlato anche la loro lingua...
Spirito tormentato. Ben diverso da un uomo come mio padre che la guerra l'aveva subita: "Come facevi, ti mandavano a Gaeta e ti fucilavano." Non c'era via di scampo per un uomo che dalla vita voleva solo la vita: vivere in pace, lavorare per costruirsi un avvenire, un amore una famiglia, nient'altro.
Céline in divisa militare con tutta la sua "ferraglia", come la chiama lui, addosso. |
domenica 6 agosto 2023
Emile Zola
Emile Zola
Ieri sera sono andata a letto alle
23:00 e come al solito ho preso il libro, immancabile, che ho sul comodino.
Per la prima volta in quasi 77 anni
leggo Zola: “Germinale”, e all’una di notte chiudo il libro. Due ore di lettura
per leggere la parte finale di un libro potente, un romanzo grandioso sulla
realtà.
Emile Zola, leggo che si documentava
con precisione prima di scrivere i suoi romanzi e si sente e vede.
Nel leggere questo affresco durissimo
della vita dei minatori i pensieri che mi si smuovono dentro sono tanti… Alcuni
anche molto personali…
Ma, soprattutto, prevalgono i pensieri
storico-filosofici che
Quello che mi ha sorpreso di Zola è
l’assoluta modernità del suo linguaggio, esplicito e brutale nella sua assoluta
realtà, che se si pensa che il libro è stato scritto nel 1885 è straordinario,
soprattutto se raffrontato al linguaggio di scrittori quasi coevi come Victor
Hugo e Feodor Dostoevskij.
Mi spiego meglio: Victor Hugo aveva 38 anni quando è nato Emile Zola e Dostoevskij 19. Non bisogna avere la stessa età anagrafica per assorbire la mentalità e gli umori del tempo che ci si trova a vivere. Ci sono in questi tre scrittori tematiche che sono denominatori comuni del loro tempo, come l’estrema povertà e la sofferenza che essa comporta e il desiderio di liberarsi dell’oppressione di chi guida i popoli.. Appare in Zola l’accenno a quell’Internazionale che nasceva in Europa e che doveva nascondersi dalla dura repressione dei governi, russo o francese che fossero. Ne ho scritto su questo Blog su “I Demoni” di Dostoevskij http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2022/04/riflessioni-su-i-demoni-di-fedor.html.
All’inizio del
secolo andava già sfumando il potere del popolo portato dall’evento epocale
della Révolution del 1789 e iniziava il potere del nuovo despota: Napoléon.
Nasceva Hugo nel 1802 e quello che era il mondo degli ultimi lo trovate ne “I
Miserabili”. Dostoevskij non
descrive un mondo migliore nella sua Russia, egli stesso rischiò di essere
giustiziato e fu condannato alla Siberia.
All’inizio del nuovo
secolo, nel 1917, ecco l’altra grande Rivoluzione in Russia: i tre Grandi
Scrittori erano già morti ma le tensioni socialiste che scorrevano per l’Europa
erano sfociate di nuovo nel sangue come pensavano e speravano personaggi dei
loro romanzi come Etienne di Germinale.
Ma le speranze di
riscatto degli oppressi, dei “miserabili” come li chiama anche Zola come Hugo,
finiranno nel sangue anche con nuovi oppressori scaturiti da quel socialismo in
cui tutti avevano sperato: Stalin. Ma questa è altra Storia che per vederla da
vicinissimo bisogna leggere Salamov oppure Solgenitsin….
La lotta contro una
nuova oppressione continua, come
Ma dei tre scrittori
Zola è il più assolutamente e sorprendentemente dentro il tempo attuale per il
linguaggio realistico ed esplicito per quel che riguarda il sesso, mentre i
suoi quasi coevi scrivono con un pudore ottocentesco a lui sconosciuto.
Emile Zola è nato
nel 1840 ma è un secolo ed oltre più avanti. Solo i geni possono fare questo.
Recentemente ho
letto un autore del mio secolo, Thomas Mann, di cui avevo letto “Morte a
Venezia” e “Tonio Kroger” e sapevo che non era nelle mie corde, ma ho voluto
leggere quello che viene definito il suo capolavoro “I Buddenbrook”, ed ho
notato il pudore nello scrivere ad esempio dei dubbi che il padre di Hanno ha
su una possibile liaison fra sua moglie e un giovane ufficiale con cui lei fa
musica. Nulla da spartire con la modernità di un uomo dell’ottocento come Zola.
Mann è un Premio Nobel ma vicino a Zola per me scompare… Ma l’ho detto: non è
uno scrittore che mi emozioni o mi trasmetta messaggi universali.
Mentre Zola in
“Germinale” mi ha fatto pensare anche ad una persona che con me aveva del DNA
in comune e che la vita dei minatori nelle miniere di carbone l’ha in gran
parte vissuta..