La Sig.ra Anteri e altre mille vite
Capitolo III
Fabrizia da due anni aveva chiuso bruscamente e immotivatamente l'amicizia con Giulia Anteri, suscitandone lo stupore, perché nessun motivo contingente spiegava una decisione così drastica e definitiva.
In altri tempi Giulia ne avrebbe sofferto, dato che voleva bene a Fabrizia da quando aveva quindici anni e si erano conosciute sui banchi di scuola, come con Ianira. Ora, ad oltre settanta anni di età, la signora Giulia aveva maturato un pensiero lucido e tranquillo su sé stessa e gli altri che le faceva accettare le decisioni altrui serenamente, avendo sempre vissuto ben presente a sé stessa e alle sue azioni, mai meschine, mai improntate all'invidia, sentimento diffuso anche fra chi si dice amico. Aveva sempre desiderato il bene delle persone che amava e fra queste c'erano anche le amicizie, in particolare quelle annose come con Fabrizia e Ianira, continuate senza interruzione fino ai suoi 75 anni.
Fabrizia era sempre stata una che non rispettava le regole, anche a scuola, e amava fare dispettucci stupidi ai tipetti seri come Giulia. Ma capitò che la loro classe, decimata dalle bocciature, si riducesse di numero e l'anno successivo si trovarono con nuove compagne, oltre le poche dell'anno precedente promosse come loro, e si misero nello stesso banco.
Così diverse come erano pure si affiatarono e si vollero bene.
Certo Fabrizia aveva a volte battute sadiche che Giulia le perdonava. Un paio di volte la fece piangere. Non capitò mai il contrario.
Fabrizia aveva una casa bellissima ed elegantemente arredata ai quartieri alti, Giulia l'ammirava, mai invidiava. Nello scorrere delle loro vite notò a volte che Fabrizia non era sempre felice delle cose buone che capitavano alla sua amica come invece accadeva a Giulia. Né era pronta a soffrire per le sue disgrazie, cosa che a Giulia sincerametne capitava.
Quando morì il padre di Giulia Anteri Fabrizia non andò al suo funerale, ma nemmeno stette vicino alla sua amica nei primi mesi dopo tale evento, anche se lei glielo chiese più volte. Stesso comportamento per la morte della madre di Giulia. Ciò nonostante, la Anteri, trovando anomalo il comportamento della sua amica, avrebbe voluto essere vicino ai genitori di lei negli anni della malattia e finali delle loro vite. Ma Fabrizia non volle.
Il marito di Giulia non capiva come sua moglie potesse sopportare la sua amica e perdonarle tutto.
In realtà Giulia non perdonava perché non aveva nulla da perdonare a Fabrizia, avendola accettata con le sue indubbie stranezze che riguardavano tutta la sua vita di relazione... Soprattutto sul piano sentimentale, e la prima a pagarne le conseguenze era lei.
Giulia, leggendo "Menzogna e sortilegio" di Elsa Morante, trovò nel personaggio della protagonista una similitudine con Fabrizia; la protagonista era innamorata ciecamente di un cugino facente parte del ramo ricco e nobile della famiglia di suo padre da lei idealizzato, mentre lei aveva sposato un impiegato postale che riteneva di modesto ceto, riportandone profonda frustrazione e gonfiando i meriti inesistenti della famiglia di origine di suo padre che, peraltro, li ignorava. Mentre il povero impiegato faceva del tutto per assicurare a lei e a sua madre, rimasta vedova, una tranquilla sicurezza.
Fabrizia era innamorata di un fiacco figlio di papà che idealizzava perché figlio di un Professore Ordinario Direttore di un Istituto di Ricerca. Costui era un ipocrita, iscritto ad un'organizzazione cattolica e in essa praticante, che le faceva prediche morali ma intanto la scopava senza amarla e senza sognarsi di sposarla.
A Giulia raccontava storie fantasiose, finchè l'amica colse senza volerlo una conversazione fra i due in cui lui le chiedeva se per caso non scopasse anche con altri, ben sapendo che la sconsiderata si era data a lui vergine.
Invece di offendersi e lasciarlo con disprezzo, Fabrizia trascinava questo rapporto frustrante facendo la spavalda. Inutile fu che Giulia, capita la situazione, le facesse notare le contraddizioni morali di costui e la sua vigliaccheria. Ma il masochismo di Fabrizia, abbagliata dalla posizione sociale del soggetto come la protagonista del libro della Morante, accettava quella che era un'umiliazione sorridendo e giustificando financo la sorella del giovane, sua amica, che facendo parte della stessa organizzazione cattolica del fratello e sapendo quello che accadeva fra i due diceva che non avrebbero dovuto sposarsi perché troppo diversi.
Giulia faceva notare alla sua amica che la sorella del suo riottoso innamorato aveva la loro stessa età, più o meno, e dall'alto di quale esperienza di vita poteva emettere tale sentenza? Inoltre Fabrizia non si offendeva che una persona che le era amica non fosse felice che sposasse suo fratello?
Ma non c'era nulla da fare, al di là di ogni logica di amor proprio Fabrizia a quei due perdonava tutto.
Nel corso della vita Giulia constatò questa anomalia nella sua amica sempre.
C'erano persone a cui non perdonava nulla, con cui era anche ingiustamente feroce, ed erano persone che magari la tenevano in considerazione, e altre che la umiliavano con il loro modo di fare ma che lei continuava a tenere in grande conto.
Dato che il figlio del Professore Universitario le diceva che faceva male a darsi a lui visto che non le aveva mai detto che voleva farsi un futuro con lei, Fabrizia con una stupidità meschina intese schermirsi calunniando Ianira e Giulia: "Non sono mica la sola sai, lo fanno tutte." Giulia scoprì di essere stata calunniata dalla sua amica quando conobbe colui che poi diventò suo marito, il quale, capito chi era la giovane di cui si era innamorato, le rivelò che l'amante di Fabrizia gli aveva detto che lei era una ragazza da poter facilmente portarsi a letto.
"Ma come ha potuto dire una cosa così grave se nemmeno mi conosce? Io l'ho incontrato una sola volta con Fabrizia!" Disse piangendo la giovane.
Scoperta una simile bassezza da parte di Fabrizia pensò seriamente di terminare ogni rapporto. Poi invece continuò a sentirla e, sia pure sporadicamente, a frequentarla, con grande stupore da parte di suo marito che non comprendeva tanta indulgenza.
Eppure a modo suo Fabrizia voleva bene a Giulia, ed era la sua natura debole, superficiale e invidiosa che la rendeva meschina.
Era attratta da persone un po' folli, dalla vita scombiccherata, con altre, normali, aveva pulsioni sadiche e le offendeva per il gusto di ferirle, senza preoccuparsi dei solchi che scavava fra sé e loro. Sembrava avere incosciamente un odio di sé spingendo certi rapporti al limite della sopportazione da parte dell'altro: che fosse l'uomo che poi sposò, una parente o un'amica.
Qualche anno prima di troncare di netto ogni rapporto con Giulia iniziò a non farle più gli auguri di compleanno, a rispondere un laconico grazie a Giulia che invece continuò a farglieli, a rispondere con gelidi silenzi, invece dei suoi abituali scoppiettanti commenti, all'ascolto ormai solo telefonico delle belle notizie dei figli di Giulia: la figlia che aveva festeggiato le Nozze d'Argento, il figlio che aveva assegnato la sua prima tesi di laurea ad uno studente portandolo alla Laurea indossando in Commissione la toga...
Eppure Giulia era stata felice di ogni bella notizia riguardasse i figli di Fabrizia che lei, peraltro, aveva criticato continuamente nelle loro scelte, soprattutto sentimentali.
Parlava con spregio del matrimonio e alla fine la sua unica figlia femmina non si era mai sposata né aveva mai desiderato di avere figli.. Per poi accorgersi che la figlia di Giulia aveva vissuto, avuto figli, ed ora festeggiava le nozze d'argento.. Il tempo era passato e ciò che lei spregiava dava frutti, mentre le sue idee sprezzanti e sempre espresse con arroganza avevano condotto la vita di sua figlia nella solitudine.
Forse parlare con Giulia ed apprendere dei suoi risultati pazienti, ottenuti senza presunzione, ma con molta cura, guidando la sua famiglia su binari di valori diversi da quelli che Fabrizia esternava, le diventò di botto insopportabile. Forse si era resa conto di aver sbagliato tutto.
Giulia non le aveva mai fatto mancare i suoi pareri su certe follie, senza presunzione, ma solo perché quel che faceva le appariva sbagliato. Semplicemente glielo diceva educatamente mostrandole quelle che, a suo avviso, potevano essere le conseguenze del suo agire.
Come quando per mesi e di sovente uscì di notte per andare a fare compagnia ad una dottoressa che faceva il turno di notte in ospedale. Suo marito ed i suoi figli non l'arginavano più e la lasciavano fare. Alla fine il marito si prestò anche ad un incontro a tre in cui Fabrizia voleva chiarire a sé stessa se quello che sentiva per quella dottoressa fosse un'amicizia morbosa o un vero e proprio innamoramento.
Giulia cercò di farle capire che questo scavava dei solchi fra sé e suo marito, oltre quelli che già avevano scavato insieme. Per non parlare di quello che dovevano pensare i suoi figli, i quali avevano già assistito alle telefonate che lei faceva all'ex amante, il figlio del Professore ordinario, in loro presenza e del marito.
Fino a che punto voleva portare la sfida contro le regole del buonsenso Fabrizia?
Di certo dentro di sé doveva aver perso codesta sfida.
Giulia e Ianira si sentivano ancora, anche se solo telefonicamente, e non parlarono più di Fabrizia.
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