Capitolo XI
La raccomandazione dei Medici, degli Infermieri e delle Terapiste della Riabilitazione era, per tutti i ricoverati di quel Reparto, fare attenzione a non compiere gesti o movimenti che potessero interessare lo sterno segato in due e ricucito. La minaccia era che se si fosse riaperto malauguratamente avrebbero dovuto essere riaperti per risaldarlo.
Il trauma che tutti quegli operati al cuore avevano subito rendeva solo l'idea un incubo. Dunque gli esercizi studiati e fatti eseguire dalle Terapiste nella palestra del Reparto erano tutti tesi a non far accadere un simile evento.
Elena ogni mattina ed un po' nel pomeriggio doveva sottoporsi agli esercizi di riabilitazione guidata da Terapiste pazienti e molto ben preparate sul piano psicologico per aiutare quegli zombi che si trascinavano a tornare alla normalità.
Fra gli ospiti Elena riconobbe un uomo che era con lei in Terapia Subintensiva nell'Ospedale dove era stata operata. Egli sfuggiva il suo sguardo quasi temendo di dirle che l'aveva riconosciuta, né Elena lo forzò ad esprimersi dando le viste di riconoscerlo. Era un uomo molto più giovane di lei che si sforzava di recuperare prima possibile le forze. Dopo le frasi di dolore proferite da Elena in Terapia Subintensiva l'uomo si era convinto che ella non si desse il coraggio che si dava lui. Ma così non era, Elena cercava di recuperare le forze ma non era energica come quell'uomo la cui età dimostrata era sui 60 anni: 16 meno della protagonista della nostra storia. Finalmente si fece coraggio e incrociandola nel corridoio le chiese: "Ma lei era all'Ospedale S. Domenico?"
Elena annuì sorridendo pallidamente. Parlarono un poco. L'uomo era stato operato prima di lei, dunque la sua convalescenza era iniziata prima, infatti era già in Subintensiva quando Elena vi era arrivata. Ricordando quei momenti Elena fece una gaffe: " Ricordo quando è venuta in visita sua madre."
"Non era mia madre, - disse l'uomo con un filo di imbarazzo - era mia moglie." Continuando nel suo equivoco sulla condizione psicologica di Elena l'uomo la incoraggiò a muoversi e a tirarsi su. Elena pensò che era un uomo buono e forse pensarla fragile e darle il buon esempio con il suo muoversi, fare esercizi e camminare velocemente per i corridoi del piano, lo aiutava a sentirsi forte. Si unirono alla conversazione altri ricoverati e parlando con loro l'uomo rivelò che a creargli i problemi cardiaci per i quali era stato costretto a subire una operazione così importante era stato il suo accanito vizio del fumo. Temeva di non riuscire a debellarlo una volta uscito di lì tanto doveva averlo condizionato.
Adriano veniva ogni giorno all'ora delle visite. La loro casa era molto vicina a quel bellissimo Ospedale e questo era confortante per la malata dato che Adriano, anche se non dimostrava i suoi anni, li aveva e fare un viaggio per vederla ogni giorno, come Elena vedeva fare al marito di Lina ad esempio, anche lei ritrovata lì perché non aveva un simile ospedale nella città dove viveva, il quale ogni giorno faceva in auto 100 km. per abbracciare la moglie, sarebbe stato per lei angosciante.
Una sera incrociò in corridoio l'uomo dall'aspetto molto giovanile con la moglie in visita. Si salutarono. Le apparve meno anziana abbigliata in modo diverso da quando l'aveva vista la prima volta, ma ugualmente lui sembrava molto più giovane anche avendo subito un intervento così pesante.
La sera molti passeggiavano nei bei corridoi e si fermavano in una specie di veranda dove i cellulari potevano avere un buon segnale. Scambiavano qualche educata confidenza ed Elena apprese così che persone di 62, 64 anni avevano dovuto subire interventi come il suo.. Alcuni dimostravano molti più anni dell'età svelata e la donna se ne stupì ... Si disse che non aveva dunque di che lamentarsi visto quello che le si stava disvelando in quella esperienza che stava facendo in quel posto.
La notte era lunga e non era facile dormire senza poter stare su un fianco ma solo ed esclusivamente supini. Motivo: sempre la precarietà dello sterno tagliato. I pensieri erano tanti. Il suo carattere quieto e riflessivo sopportava bene quanto le era accaduto. Senza quell'esperienza dolorosa che aveva richiesto coraggio lei sarebbe morta. La vita era dietro le spalle. Senza quella "riparazione" il suo corpo avrebbe finito di lì a poco il suo cammino.
Dunque era tutto qui. Il bene e il male della sua vita le scorrevano davanti.