Un bel matrimonio
1^ puntata
L'auto correva veloce sulla A8 che da Nizza conduceva a Brignoles. La donna guidava tesa. Il bel volto, coperto in parte dagli occhiali neri, era altresì nascosto dalla larga falda del cappello che calzava, anch'esso nero.
Il dolce paesaggio intorno non sembrava interessarla presa come era a raggiungere prima possibile la meta.
Da Nizza al luogo dove aveva l'appuntamento non ci voleva che poco più di un'ora. Aveva scelto quel luogo abbastanza lontano da occhi indiscreti, ma non troppo da richiedere un allontanamento di troppe ore che non avrebbe saputo come giustificare con suo marito.
Gli impegni del suo lavoro erano sempre ottime scuse richiedendo contatti, incontri i più disparati e per motivi diversi, ma dovevano sempre essere corredati di qualcosa di plausibile e, a volte, di luoghi e nomi precisi. Non che suo marito le facesse interrogatori in tal senso, ma era naturale parlarne a volte, se non altro per interessarlo al suo lavoro e lui stesso, pur discreto, capitava che le chiedesse qualcosa.
In fondo l'aveva conosciuta che era già un'attrice nota, soprattutto in televisione, e lui stesso lavorava in quel mondo creativo dunque ne conosceva ogni aspetto.
Era giunta a Brignoles, ma non andò in centro, prese per una strada che portava verso la campagna, una di quelle a due corsie che attraversavano per chilometri la Provenza. Questa portava a Le Val, un piccolo centro a pochi chilometri da Brignoles, ma dopo poco l'auto girò a destra per una strada non asfaltata ma imbrecciata di bianco e si fermò quasi subito in uno slargo alla sua destra dove già era un'auto di grossa cilindrata ferma.
Un uomo vistala arrivare ne scese e si appoggiò all'auto accendendosi una sigaretta.
Era fra i 40 e i 50 anni, di corporatura massiccia, con occhiali scuri, vestito con un completo in giacca e cravatta.
"Salve, è puntuale." Le disse con un tono in cui si poteva sentire una sfumatura ironica.
Lei tesissima: "Hanno mandato lei?"
"Vuole parlare in macchina?" Le chiese l'uomo senza rispondere alla domanda di lei.
"No, qui non ci sente nessuno." - Rispose lei, restando in piedi nel suo tubino scuro che le fasciava la bella figura sottile e nel dirlo girò lo sguardo intorno nella piazzola erbosa dove si erano fermati: un cipresso e alcuni alberi rendevano il posto ameno e discreto ad un tempo, mentre in lontananza faceva da sfondo un pezzo della A8 che si intravedeva e, più dappresso, degli orti.
"Hanno mandato me perché la faccenda va chiusa."
Lei ebbe un brivido ma chiese: "Come?"
"Come lo sappiamo noi. Lei deve fare solo quello che le diremo e dovrà farlo come diremo." E calcò sulla parola "come".
Lei era ora impaurita. "Ma... Cosa pensate di fare?"
"Signora, - le disse con fredda durezza l'uomo - la personalità in gioco non può rischiare, credo che glielo abbia detto nel colloquio che avete avuto all'aria aperta come questo, - e fece un gesto ampio con il braccio e la mano come ad indicare uno spazio libero intorno a loro - dunque lasci fare a noi e sistemeremo la cosa."
"Cosa debbo fare?" Chiese ora obbediente, sollevata in fondo di non doverne sapere nulla.
"Fra una settimana lei andrà a Parigi da sua nonna ammalata."
"Ma mia nonna sta bene... E poi a Parigi c'è mia madre se serve.."
L'uomo fece una smorfia fra l'ironico e lo sprezzante: "Non faccia domande né commenti. Glielo ripeto: lei deve fare quello che le diciamo noi."
"Va bene. - Di nuovo il tono obbediente anche se teso.
"Esattamente fra una settimana da oggi: non prima e non dopo."
"Quanto debbo restare a Parigi?"
"Verrà richiamata, non si preoccupi." Ed ora il sorriso ironico fu più volutamente evidente.
Il colloquio era finito. L'uomo risalì in auto e partì prima di lei, lasciandola lì smarrita e con un senso di vuoto nello stomaco.
Riprese la strada del ritorno non tesa come era all'andata ma con la mente affollata di ricordi e di pensieri che cercava di mettere in ordine.
"Lui", la personalità che non poteva rischiare, nel colloquio all'aperto che era avvenuto al buio, in un'ora tarda, con le auto di scorta poco distanti acquattate nel buio, le aveva detto che era stata una stupida: "Ti sei innamorata del tecnico fonico e gli hai spiattellato tutto! E brava!"
"Non è vero! Non avrei potuto dirgli una cosa del genere!"
"Ah certo! - Aveva proferito lui con sarcasmo. - Altrimenti il vostro romantico amore... Puf!"
"Ha trovato delle foto.."
"E tu perché tenevi "quelle" foto? Per ricordo?" Il tono era duro.
Lei sapeva di aver sbagliato, si era messa in un vicolo cieco da sola. Ma aveva diritto anche lei di vivere un amore pulito e quell'uomo ancora giovane e pulito glielo aveva dato.
(Il racconto è frutto della fantasia dell'Autrice, ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale)