Ho scritto più volte che gli scrittori statunitensi non sono nelle mie corde.
Ho letto moltissimo i russi, i francesi, meno gli inglesi... Pochissimo i sudamericani.
Devo ritrovarci un'anima simile ed evidentemente hanno una mentalità in cui non ritrovo nulla di me, nessuna verità che riguardi la mia esperienza di vita interiore.
Insopportabile "Il grande Gatsby" e la scrittura di Scott Fitzgerald, disgustoso Philip Roth, noioso Hemingway...
Ma dato che leggo molto e a volte rileggo letture giovanili alle volte mi avventuro a cercare scrittori che non conosco e questa volta ho acquistato un libro di una donna, una scrittrice americana degli USA e più esattamente del Maine.
Cerco sempre di conoscere chi leggo e quindi sono andata ad esplorare il Maine giacché nel libro che sto leggendo si parla dello Stato dove lei è nata.
Ho scoperto che c'è una città che si chiama Portland, come quella dove è stato per un anno a studiare in quarta Liceo un mio nipote: ma quella Portland è nell'Oregon, sul Pacifico, mentre la Portland del Maine affaccia sull'Atlantico, dalla parte opposta.
E già scoprendo questo capisci la differenza di quel mondo geografico rispetto al mio di europea...
La scrittrice si chiama Elizabeth Strout e la protagonista del libro è una scrittrice... Alla faccia di mio marito che mi accusa di autobiografismo nelle mie creazioni...
Il titolo è "Oh William!" e non prometteva niente di buono, temevo superficialità e noia. Invece...
Invece con tono colloquiale, lieve, Strout descrive panorami, ambienti, caratteri e dalla normalità che racconta vengono fuori drammi passati e altro...
Quello che ne traggo io è comunque un confronto fra me lettrice, inevitabilmente, e il mondo che la scrittrice descrive, un mondo che oggi appartiene anche alla società italiana, sempre pronta a scimmiottare quella statunitense: famiglie sfilacciate, altre che se ne creano, figli che si adattano facendo finta che tutto sia normale ma normale non è e chi paga in sofferenza sono proprio i figli.
Quello che di orginale c'è nella storia di questo libro è l'assenza di miseria e rancore, soprattutto per merito della protagonista che, lungi dall'odiare e portare risentimento al marito che l'ha tradita abbondantemente con altre donne, pur non essendo coinvolto affettivametne con nessuna, ha per lui un sentimento protettivo, direi materno e comprensivo, e non solo perché sono genitori di due donne a cui li lega l'affetto, ma perché hanno saputo mantenere un affetto familiare che li unisce in modo in fondo esemplare.
Nella mia esperienza di vita qui in Italia ormai è normale aver visto famiglie divise ma difficilmente che abbiano anche mantenuto rapporti civili ed affettuosi. Forse solo una: la famiglia di miei consuoceri.
Per me è difficile capire come si possa dopo un fallimento coniugale avere rapporti con altri uomini. Questo è dovuto alla mia formazione cattolica che nulla ha a che vedere con la consapevolezza raggiunta che non c'è alcun dio antropomorfo, ma è una forma mentis sessuofoba che mi fa rifiutare il rapporto sessuale se non è unito ad un sentimento di amore duraturo, ad un progetto di vita serio ed impegnativo.
Ma questa è una mia caratteristica personalissima, perché constato che non tutte le donne che conosco e che hanno ricevuta uguale educazione sono come me...
Dunque è per questa mia forma mentis che non riesco a capire la protagonista del libro, che ho quasi finito di leggere, che se ne va di casa delusa dai troppi tradimenti del marito ma si rifà avendo rapporti sessuali superficiali con uomini. Non capisco cosa si risolve così... Lo trovo un degrado, proprio per il gran valore che attribuisco alla mia intimità di donna.
Ma poi arriva un uomo che ama e che sposa e di cui rimarrà tristemente vedova.
Quante vite si vivono così? Io ne concepisco solo una...
Ma posso accettare un secondo marito, non le avventure intermedie fra due mariti. Per i motivi per me svilenti la femminilità dignitosa che ho illustrato.
E' giusto cercare di continuare a vivere se il progetto nel quale ci si è impegnati è fallito non per colpa nostra.
Un altro aspetto che risalta in questo racconto, e che non riguarda soltanto la società USA, è il non dirsi mai la verità nelle famiglie. Questo ho sempre pensato che è alienante. Se non c'è sincerità nei rapporti umani non esiste rapporto.
Che rapporto hai con un familiare di cui non sai cose importanti, fondamentali? Hai relazione con uno sconosciuto che è tuo fratello, tuo padre o quello che vuoi sulla carta, ma non con la persona che egli è.
E' quello che si verifica fra William e sua madre, perché lei non si è mai svelata con lui, lasciandogli l'amaro smarrimento di aver avuto per madre una sconosciuta, dato che è morta e non potrà mai più stabilire con lei un vero rapporto madre-figlio.