La Sig.ra Anteri e altre mille vite
Capitolo XIII
Questa inclinazione agli affetti non era forse stata sempre delusa? Pensava nel presente la Sig.ra Anteri.
La sua disponibilità ad amare parenti e amici non aveva sempre incontrato il muro della disillusione?
E non aveva tutto questo radici antiche nell'esperienza dei suoi genitori?
Dunque questa era la natura umana.
Giulia Anteri era alla fine della sua vita il frutto di un'anima buona per natura, dotata di una forte empatia, ma anche di tutte le vite che l'avevano attraversata lasciandole impresso il segno delle loro azioni.
Fabrizia le aveva tolta l'ultima umana illusione che anche una amicizia durata sessanta anni non possa finire, senza nessuna sua azione cattiva.
I parenti che aveva ricevuto in dote dai suoi genitori erano stati tutti, tranne uno o due, persone disaffettive, indifferenti, invidiose quando non malvage.
Quelli che aveva acquisito tramite suo marito altrettanto.
Infine quelli che le erano giunti tramite i suoi figli e i loro legami sentimentali aveva cercato di curarli in modo particolare attingendo a tutta la sua esperienza di vita...
E lì i rapporti erano stati i migliori in assoluto, ma limitati sempre alla fine dall'agire altrui.
Non aveva potuto ignorare la glaciale indifferenza di Regina di fronte ad una sua angoscia e il suo mancato aiuto che invece era stato concesso abbondantemente ad una persona amica di sua figlia...
Non si può che prendere atto di certi fatti concreti che parlano meglio di ogni esplicito discorso.
E Giulia Anteri ne prendeva atto cambiando irreversibilmente i suoi sentimenti.
Ogni gesto che compiamo, se ripetuto nel tempo, come ogni parola, sono confessioni dei nostri reali sentimenti.
Non c'è ipocrisia di facciata che tenga di fronte a tali rivelazioni.
Non si può che prenderne atto.
Giulia Anteri aveva visto e vedeva tutt'ora gente vivere nella più totale falsità, più o meno inconsapevole, rapporti umani che per questo non potevano che portare a patologie psicologiche e alla alienazione.
Cercavano poi l'aiuto di Psicologi a volte. Quando sarebbe bastato il coraggio di ammettere la verità di quei rapporti e accettarne l'infelicità.
Giulia si era accorta che Fabrizia non era leale come lei, che soffriva di non nobili invidie, ma pensava che, non potendo cambiare la natura di Fabrizia, volendole bene ed accettandola così come era la loro amicizia non sarebbe finita mai.
Invece vi aveva posto fine lei, bruscamente. Allora qualcosa di profondamente scompensato, che lei non poteva comprendere, era nella sua antica amica.
Fabrizia non aveva invidiato i successi delle vite felici dei due figli della donna che, slealmente, aveva tradito la sua amicizia e il legame di parentela portandosi a letto suo marito sotto i suoi occhi. Ma le faceva invidia quello che avevano conquistato i figli di Giulia: un'amica leale.
La parente e amica si era approfittata della amarezza del marito di Fabrizia, fatto di cui si era accorta anche Giulia, tanto da pensare: "Quest'uomo è così infelice e in cerca di consolazione che mi basterebbe allungare una mano per prendermelo."
Ma era stata soltanto una constatazione mentale affiorata parlando un giorno con lui di cose banali. La sua natura empatica e sensibile le aveva fatto avvertire lo stato in cui era l'uomo dati i rapporti infelici con la moglie.
Ma Giulia aveva la lealtà verso chiunque a fare da diga ad ogni azione misera e sbagliata, a parte il fatto che era profondamente innamorata di suo marito.
Questa diga non l'aveva la parente amica a cui Fabrizia dimostrava di tenere tanto.
Eppure in seguito raccontava a Giulia dei successi economici e sentimentali dei figli di quella donna sciagurata senza invidie né risentimenti.
La vita, dunque, avrebbe continuato a meravigliare le certezze di Giula Anteri fino all'ultimo giorno al punto che ormai aveva una sola certezza: sé stessa e la serenità raggiunta.