Ho iniziato la lettura di questo libro che pare sia il primo romanzo che Saramago ha scritto.
Non ho mai letto nulla di questo Autore portoghese, e scopro che anche lui è un Premio Nobel per la Letteratura.
Ho già scritto della mia delusione nel leggere Autori insigniti del prestigioso Premio e dunque non mi stupisco più di tanto se queste prime 75 pagine non mi abbiano colpito né entusiasmato, né tantomeno trasmesso emozioni o che vi abbia trovato frasi che contengano verità universali...
Forse più avanti scoprirò che invece vale e mi ricrederò. Per il momento si tratta di una scrittura quasi da novellista che racconta di un proprietario terriero che muore ancor giovane, ma la descrizione della sua morte non ha nulla di particolarmente triste, non vi sono atmosfere che tocchino la corda dei sentimenti, è una descrizione piatta di scene senza particolari atmosfere, in cui i personaggi non riescono ad esprimere sentimenti autentici: la giovane vedova esprime il suo dolore come se perdesse la ragione, senza nessun ancoraggio di realtà con il suo ruolo di madre di due bambini piccoli. Mentre la servitù che lavora in casa e nella tenuta viene descritta come individui senza un proprio io, senza sentimenti se non quelli di riflesso dei padroni, essi esistono solo in funzione dei padroni e sono felici o tristi solo in funzione dei sentimenti di chi dà loro lavoro. Figure umane svuotate del loro "io", servili fin nei sentimenti anch'essi al servizio di chi è ricco e padrone.
Assurdo.
Le uniche brevi pagine di un qualche vago valore sono quelle in cui Saramago descrive la natura in cui si muovono i due bambini rimasti orfani e la cui madre si è messa a letto dimentica dei suoi doveri verso di loro. Descrive una natura in cui piove sempre. Non conosco il clima del Portogallo, dove lo scrittore ambienta questo suo primo romanzo, ma tanta pioggia non l'ho trovata nemmeno in romanzi la cui storia si svolge in Gran Bretagna!