domenica 30 giugno 2024

STORIE DI V.V.

 Volti della televisione...

In quella casa in cui si respirava l'allegria che a casa mia non c'era mio padre non voleva che andassi.

Era nella scala A ed erano in affitto.
Mio padre non voleva perché la signora, madre di molti figli, era vivace, allegra, spiritosa e gentile nonostante fosse vedova.
Inoltre si truccava e fumava. Vestiva con cura senza preoccuparsi di mettere in mostra le gambe magre visibilmente storte. La signora aveva un lavoro impiegatizio di tipo privato non so dove, e per arrotondare teneva due pensionanti a cui subaffittava altrettante camere del grandissimo appartamento.
Uno dei due pensionanti non l'ho mai visto, l'altro lo vedevo dentro l'edicola che gestiva vicino all'Ufficio dove lavorava mio padre.
Anche mio padre lo conosceva di vista e al massimo per il saluto.
Era scapolo, e quando andavo a casa D.T. senza che mio padre lo sapesse ho visto con i miei occhi la signora D.T. appena rientrava dal lavoro, ogni pomeriggio, andare a fumarsi una sigaretta nella stanza di quel pensionante. Solo che ci si fermava molto più a lungo del tempo di una sigaretta.
"Ma che c'è di male, - dissi un giorno a mio padre - anche se fosse è vedova e lui scapolo."
Ma la cosa più divertente erano i figli della signora: Gianfranco che suonava la chitarra cantando piacevolmente, mentre la sorella maggiore R. se ne stava stesa su un lettino che fungeva da sofà con il suo fidanzato Franco C. coperti da un leggero copriletto.
Poi a volte arrivavano gli amici di Gianfranco con altri strumenti fra cui i Bongo: e facevano musica. Erano davvero dei bei pomeriggi.
Franco C. non suonava né cantava, pomiciava soltanto discretamente con R.


A volte arrivava la figlia più grande della signora D.T. con marito e figli: un ragazzo adolescente e una bambina, tutte persone gentili, cordiali e fini.
Quando mia madre, raramente, veniva a cercarmi nel timore che rientrasse mio padre e sgridasse entrambe, la signora D.T. l'accoglieva con il sorriso e gentile cordialità.
In realtà ero lì per Gabriella detta "Bebby", deformazione romana dell'americano Baby. Aveva tre anni più di me ed era amica di una ragazzina di uguale età, Stefania P., sorella di quella che allora consideravo la mia migliore amica: Giacinta P..
Frequentando la casa della mia amichetta, avevamo la stessa età, avevo legato anche con sua sorella Stefania.P., dolce e tranquilla, e con il suo giro di amichette del palazzo.
Sia Stefania P. che "Bebby" erano molto carine, Gabriella in particolare aveva i capelli rossi e tante lentiggini e un corpicino perfetto che un pomeriggio mi mostrò senza pudori facendosi il bagno in cucina dentro un grosso bagnapiedi di zinco.
Gabriella era disinibita un po' come tutta la sua allegra famiglia e le piacevano i ragazzi, in particolare si baciava appassionatamente con un ragazzo moro, molto carino anche lui, in mia presenza stringendosi e strofinandosi a lui. Mentre la madre era come tutti i pomeriggi a fumare la sigaretta nella stanza del Sig. S..
Franco C. invece, appariva tranquillo e chiedeva solo di poter stare appiccicato a R.; in realtà la mia amica Giacinta.P. mi informò che Franco C. faceva il filo a "Bebby", dato che lei aveva 16 anni e lui una ventina, ma poi forse R. poteva dargli qualcosa di più ed optò per lei che aveva 4 anni più di lui.
Seppi che si erano poi sposati e nacque una bambina con i capelli nerissimi.
R. era impiegata da prima del matrimonio e continuò a lavorare perché lui, Franco C., un vero lavoro non l'aveva: "faceva i caroselli". Si diceva così in gergo intendendo che recitava negli spot pubblicitari e per questo, data la TV in bianco e nero, era costretto a schiaririsi i capelli castani con l'acqua ossigenata altrimenti in TV apparivano di un nero che "sparava".
Seppi poi che aveva inciso un disco a 45 giri, che faceva il cantautore, e me ne stupii perché in casa D.T. non suonava come gli altri, né cantava come Gianfranco, che era diventato suo cognato. Ma quando seppi che si era fidanzato dai giornali, che ormai lo avevano reso famoso, me ne stupii, essendo sposato e la legge sul divorzio non c'era ancora...
A casa della mia amichetta Giacinta P. invece il cantautore famoso c'era da anni, essendo il marito di una sorella della madre della mia amichetta: Renato C.
All'epoca vivevano a Milano e della signora L., zia materna della mia amica, i giornali dicevano che era una soubrette ma si era ritirata dal mondo dello spettacolo per seguire la famiglia. Avevano un unico figlio che già all'epoca era all'Università e studiava Ingegneria. Mentre faceva esercitazioni di laboratorio un cretino intese scherzare tirandogli un cacciavite che lo prese alla nuca. Fu operato e si salvò ma per la famiglia fu un dramma e un grande spavento.
L. ogni tanto scendeva a Roma e veniva a trovare la sorella meno fortunata di lei. Prima di salire, non essendoci citofono, la chiamava dal cortile. Era una donna senza atteggiamenti ed arie pur essendo moglie di un cantautore famosissimo e ricco ormai.
Lui era diverso. Bastò che mio marito gli facesse un complimento dicendogli: "E' il più bel ricordo della mia gioventù", che smise di sorridere, si irrigidì e si mise a parlare con altri. Io, empatica, capii subito che mio marito aveva fatto una gaffe, giacché nessun artista vuole sentirsi dire di essere "un ricordo". Si era in quel periodo in cui lui, sentendo il cambiamento dei tempi nella musica leggera, aveva annunciato il suo ritiro. In seguito però riprese giacché il suo stile era tutt'altro che superato, anzi, egli è ricordato come un Maestro, un classico della storia della Musica Leggera.
A causa della volgarità e dell'ignoranza di due fruttivendoli che abitavano sul nostro stesso pianerottolo conoscemmo una futura stella della Musica Leggera: I.Z.
Sentimmo un gran trambusto e urla volgari. Aprimmo la porta e, dall'unico altro appartamento che dava sul nostro pianerottolo, i nostri vicini, una coppia senza figli che aveva un banco al mercato e da cui ricevevamo un educato saluto ogni volta che ci si incontrava sulle scale, erano con la porta spalancata ed inveivano contro una giovane dal viso pulito, seria ed educata, che rispondeva senza gridare come loro: "Ed ora dove le porto le mie valigie?" Non dimenticherò mai la triviale e gridata risposta della fruttivendola: "Mettitele nella fregna!" E richiuse la porta sbattendola, mentre mio padre si chinava per aiutare la giovane a raccogliere i vestititi che si erano rovesciati fuori da una delle valige che la volgarona, insieme al marito, le aveva tirato dietro.
Mio padre e mia madre si offrirono di tenerle le numerose valige per consentirle di cercare un'altra sistemazione ma, anche, di andare a denunciare ai Carabinieri i nostri vicini che le avevano affittato una stanza per poi concludere in quel modo incivile il loro rapporto locatori/locatario.
Le sue valigie occuparono il nostro ingresso per molti più giorni di quanto lei avesse detto inizialmente. Ogni tanto veniva a prendere qualcosa che le serviva... Promise di invitare i miei genitori ad una delle sue serate.. Ma poi non lo fece. Al mio sogghigno critico i due angeli che erano i miei genitori risposero sommessamente giustificando la mancanza totale di un minimo pensierino di ringraziamento e l'oblìo con: "Avrà avuto tanto da fare per trovarsi una nuova sistemazione, povera ragazza, e per lavorare per pagarsi le lezioni di canto.."
Questa è stata la mia conoscenza di tre famosissimi cantanti della TV e non solo.
I.Z. sotto le mani degli esperti di immagine perse il viso pulito e privo di trucco che io avevo conosciuto e diventò una avvenente donna: le cambiarono il colore dei capelli che aveva di uno sbiadito castano naturale, glieli tagliarono in una acconciatura studiata per attenuare il suo naso importante, le misero addosso bei vestiti... Sparita la ragazza seria e determinata che credeva giustamente nella sua voce, che mi disse essere "fra quella di Mina e Milva"; le avevo chiesto come fosse la sua voce, dato che certo non potevo chiederle di mettersi a cantare dentro il piccolo ingresso di casa mia ingombro delle sue valigie. Lei ci aveva pensato un momento guardando davanti a sé, sopra la mia testa di ragazzina di tredici anni, dalla sua alta statura di ragazzona di diciannove anni, e mi aveva risposto così. Ed era vero, aveva reso l'idea perfettamente: una voce potente, bellissima che ascoltai per la prima volta a casa di una mia amica che mi disse: "Senti questa nuova cantante che voce!" Non la riconobbi subito nella foto del disco a 45 giri, troppo diversa da quella ragazza dal viso acqua e sapone che avevo conosciuto.
Franco C. non l'ho più rivisto. Nella foto della copertina del suo primo disco era sempre lui, riconoscibilissimo. Non ho mai capito come potesse avere tanto fascino sulle donne come scrivevano i giornali... Non era alto, né aitante, né particolarmente bello.. Poi finì sui giornali anche per storie di droga e pure in prigione perché le leggi del tempo non permettevano la detenzione di droghe neppure "per uso personale", come una legislazione troppo permissiva ha consentito in seguito.
Renato C. era un gigante quando lo conobbi ed è morto un gigante della Musica Leggera.
A Milano lui e la moglie all'epoca avevano investito un poco dei loro meritati guadagni in un night-club: "Il Gatto Verde". Alla cassa ci lavorava un'altra sorella di L., D., io non l'ho mai conosciuta ma ho conosciuto sua figlia C. quando veniva a Roma a trovare l'altra zia e le cugine. Era una ragazza carina e sensibile, magra come ero io, così mi regalò un suo vestito di organza rosa antico e taffettà, che le sue cugine, non avendo la sua taglia, non potevano mettere. La ricordo per la sua generosità. Misi quel bellissimo vestito per il matrimonio di una mia cugina e in seguito lo feci rimettere a modello ricavandone un tubino, più adatto alla moda del tempo e alla mia età che era giunta ai diciotto anni.
Intanto a scuola avevo come compagna di banco alle scuole medie inferiori una certa Simonetta A.. Suo padre aveva una macelleria, cosa che all'epoca significava essere quasi ricchi. Conobbi la madre che, come molte madri di famiglia del tempo, non lavorava: era una donna graziosa, fine, sobria, alta e snella somigliante a suo fratello, un cantante famoso di un quartetto famosissimo. Lui in pratica era il bello del quartetto composto da tre uomini ed una donna. la mia amica lo chamava zio T. e sua moglie, una nota attrice di teatro e TV, zia F..
Come sempre accade con tutti ci si perde di vista, famosi e non...
In una giornalista RAI che lavora nei TG mi è sembrato di ravvisare una grande somiglianza con la mia ex compagna di scuola ed amichetta Simonetta A. che nell'adolescenza si era fatta molto carina... Si chiama Adriana come la madre della mia amica e sorella di "zio T." A volte si mettono i nomi dei nonni... Chissà.. In RAI non si entra senza qualche conoscenza e magari attraverso il fratello della nonna cantante famoso...
Poi ci sono volti in divisa che ci informano sulla metereologia...
Una donna si chiama Stefania e una delle sorelle di Giacinta P., la mia amichetta del palazzo, Stefania P., quella che aveva la stessa età di "Bebby", ebbe una figlia a cui mise il suo stesso nome, fatto inusuale. Questa bella donna in divisa che ha il suo stesso nome le somiglia moltissimo nel viso, ed ha il corpo alto di quello che, se fosse figlia della sorella della mia amica di tanto tempo fa, divenne suo marito dopo vari fidanzamenti finiti: ricordo il suo cognome De A., esattamente come il cognome della bella ufficiale che ci illustra il Meteo. Sarà un caso? Anche che il marito della mia amica Giacinta P., di mia uguale età, era un ufficiale di quella stessa disciplina? Nel qual caso sarebbe suo zio e si sa non solo in RAI c'è bisogno di conoscere qualcuno per entrare...
Un altro degli uomini meteo in divisa ha l'età di uno dei miei figli e da ragazzi si conoscevano: mi ha raccontato che era un tipo risentito e un po' violento che una volta gli chiuse una porta con violenza sulla nuca tanto da riportarne uno stordimento... Me lo ha raccontato a posteriori vedendolo in TV, io non ne avevo mai saputo niente giacché non tutti i ragazzi che mio figlio frequentava diventavano amici da portare in casa.
Il panorama di persone che, per ragioni varie, finiscono davanti alle telecamere e di cui ho conosciuto una parte privata è vasto..
La parte scientifica ad esempio, la gente che fa parte del mondo di lavoro di una persona della mia famiglia... C'è V. R. A.. L'ho conosciuto come un giovane Fisico ben inserito nel mondo della Ricerca pura, spontaneo, educatissimo, gentile, disponibile e senza atteggiamenti fasulli e ridicolmente sussiegosi come alcuni del mondo scientifico e universitario... Mi si stringe il cuore a  vederlo fare il tuttologo, lui che è specializzato in uno specifico ed importante campo della Fisica... A questo debbono ridursi gli scienziati per avere soldi e attenzione... C'è chi non è disposto a tanto ed è così integralmente uomo di scienza da nascondersi quando un giornalista lo cerca con domande sempre riduttive per una materia che non può essere capita che da chi ha inclinazione e tanto serio studio in quel campo. Cercare di divulgarla come fa certa TV è penoso. Un altro è famoso giustamente perché è arrivato lassù e si è fatto un giretto intorno al pianeta vedendo dal di fuori dove stiamo... Non è andato lassù senza competenze ovviamente: tante. A cominciare dalla tesi di laurea in Astrofisica di cui fu relatore il mio familiare. Tornato dagli USA, dopo essere stato invitato a pranzo dal Presidente della Repubblica e da altre Autorità, come si deve ad una gloria del Paese, mi meravigliò autoinvitandosi a casa nostra a cena. Non perché non fosse mai venuto a cena a casa mia... C'è venuto tante volte quando lavorava con il mio familiare su questioni scientifiche ed anche per un piccolo abbozzo di Società che avevano creato insieme ad un altro collaboratore del mio familiare... Ma ormai il TG si occupava ogni giorno di lui e so che la gente cambia.. Ma lui, U.G., non è cambiato. E venne a cena con sua moglie e suo figlio. Avevo fatto il pollo all'ananas, se non ricordo male, e a R., la moglie, il pollo non piace ma io non lo sapevo.. Non conoscevo R., prima per anni la sua fidanzata era stata un'altra, e con lei a volte veniva a casa nostra.