(continua) Odio quando poteva essere amore...
L'odio è sempre e comunque patrimonio di anime meschine e lo è tanto di più se le motivazioni sono non dovute a motivi gravi, se l'oggetto dell'odio non ha procurato danni gravi all'odiatore per suscitare un simile reazione.
Nel caso che ho descritto nel post precedente io non ho mai fatto nulla a quella donna, al contrario ho subito tutta la vita il suo malanimo senza mai reagire. Questo per non provocare liti e fratture che avrebbero coinvolto altre persone a me care.
Nel caso della seconda persona che mi suscita una triste pietà debbo dire che è sta colpita duramente dalla sorte in quanto di più doloroso possa accadere ad una madre: uno dei suoi figli è morto e lei vive ancora. Questa persona l'ho frequentata di meno rispetto a quella precedentemente descritta e la quantità di cattiverie che posso aver da lei ricevuto sono di gran lunga minori.. Ma l'ho sentita sempre ostile, sia pure mascherando tale malanimo dietro un sorriso. Eppure ho due ricordi da bambina positivi su di lei e sul congiunto di mio padre a lei legato, che per la verità era ancora più ostile di lei. Ovvio che lei lo fosse di conseguenza.
Ho ricordi della mia prima infanzia vividissimi, una virtù che ora sta purtroppo attenuandosi.. Ricordo lei e il congiunto di mio padre, giovani innamorati, che mi avevano condotto con loro in una vigna di proprietà della famiglia di papà e del suo innamorato: dimentichi di me, presi dal loro amoreggiare, mi lasciarono mangiare tutta l'uva che volevo, i cui grappoli mi apparivano enormi data la mia piccolezza.Un ricordo bellissimo per immagini ed atmosfera. Più grandicella mi condussero a vedere un film: "Arrivano i nostri". Erano già sposati e forse aspettavano la prima figlia e in quel momento di felicità condussero con loro la piccola nipotina, assaporando forse un anticipo delle delizie genitoriali che li attendevano. Non so cosa sia avvenuto fra loro e mio padre perché poi io ricordassi solo ostilità e sarcasmo da lei e critiche meschine da lui. Lui criticava tutto di mio padre. Lei lo derideva dicendo che "era un mezze maniche". Così venivano definiti con un termine sminuente gli impiegati amministrativi dello Stato.
A dire il vero alla fin fine lei era meno acida del marito nei nostri riguardi, pur essendo non parente consanguineo come il marito. Di certo lei non ha aiutato per l'avvicinamento, bensì per il contrario.
Quando perse un fratello giovane in un incidente stradale seppi della disgrazia che l'aveva colpita da mia madre. Era già passato un mese da quella morte e mia madre stessa l'aveva saputo in ritardo dati i rapporti laschi. Un giorno che era venuta a trovarmi nella mia casa di sposa, piuttosto lontana da quella dei miei genitori, mi dette con cristiana mestizia e dispiacere la ferale notizia.
Era una notizia terribile e pensai alla nobiltà d'animo di mia madre per come me ne parlava... Con sincero cristiano dolore. Eppure quelle persone, ancor di più il parente di mio padre che aveva sposato la donna di cui narro, disprezzavano mia madre perché ella soffriva di una fragilità psichica che si ritorceva verso sé stessa e noi familiari che l'amavamo, mai verso alcun altro. Ma la miseria morale del consanguineo di mio padre era tale che, lungi da rispettare le debolezze e fragilità altrui, era uso incrudelire con critiche e disprezzo là dove sentiva che c'era debolezza di malattia o altra fragilità.
Sull'onda emotiva di una dolorosa pietà le scrissi una lunga lettera.. Poi pensai che a distanza di un mese dal tragico evento le avrei risvegliato la ferita del dolore.. Mi feci scrupolo che quel gesto forse non lo avrebbe accettato dati i rapporti distanti fra noi. Quella donna una delle rare volte che l'avevo vista era stato nell'occasione del mio matrimonio a cui né lei né suo marito erano venuti, quantunque invitati da me personalmente che mi ero recata in casa loro, lontanissima dalla nostra, a portare la partecipazione e la bomboniera.
Lei era sola e fu cortese ma dura e distante come sempre. Disse che non potevano spendere per vestiti adeguati alla cerimonia e che non sarebbero venuti. Nell'accompagnarmi alla porta questo fu il suo augurio: "E se tuo marito ti darà uno schiaffo non andare subito a piangere da tua madre." Ero molto giovane e ricordo che nel tornare a casa prendendo ben tre autobus ero molto triste.
Poi morì mio padre. E di nuovo la morte fu occasione di contatto. Mi stupì il suo commento su mio padre: "Non è stato un uomo, è stato un superuomo." Era sincera. Mi chiesi perché invece in vita lo aveva sempre criticato, anche calunniato e dileggiato.. Ci sono persone, come queste due donne, ma non sono le sole, che agiscono per il male della vita, quando basterebbe poco per avere il contrario..
I suoi figli non hanno mai corrisposto ai miei tentativi di instaurare un minimo rapporto affettivo, arrivando a stupirmi per l'anomalia del loro comportamento incontrandoli sul portone del palazzo dove le due donne di questa narrazione, per ironia della sorte, entrambe abitano: hanno ignorato me e la mia intera famiglia che ne usciva dopo aver fatto rara visita all'altra donna sola ed ostile.
La vita è passata, trascorsa e non provo nulla per queste persone se non pena, una pena quieta e nulla di più, pensando a quanto di buono avrebbero potuto avere da me mentre, senza ragione alcuna, hanno scelto finzione nei laschi rapporti interpersonali e distanza. Fra loro, pur coscienti del legame parentale che ciascuna ha con me, si ignorano.